mercoledì 1 luglio 2009

Disagio

Pensavo alle figure di merda e mi chiedevo se capita solo a me.

Se capita solo a me che ogni tanto riaffiorano. Dal nulla, neanche dal ghiaccio, come gli uomini sul Similaun o dalle fogne, come gli alligatori della città di Gnuiorche. Ti fanno plop nella mente in un momento casuale e sai che tempo una trentina di secondi e svaniranno senza lasciare altra traccia se non un leggero sentimento di inadeguatezza.

Le figuracce di cui parlo non sono quelle importanti, quelle universalmente definibili come tali, tipo quando stavo imitando un professore mentre aspettavo in fila per i biglietti della recita di fine anno accademico, salvo poi scoprire che il suddetto era nella stessa fila, due persone dietro di me. (Una settimana dopo, all'esame di traduzione dal tedesco, non ha infierito).

No, quella che fa male è roba all’apparenza più leggera, spesso neanche riconoscibile come passo falso. Sì, magari ci sono un paio di ragazze abbordate in modo particolarmene goffo durante la mia adolescenza ritardata ai temibili tempi del liceo. Ma quello ci sta, poiché molteplici sono le vie in cui si manifesta Ammore. E poi al tempo ne ho fatte di peggio. Comunque gli episodi sono altri, molto più marginali, come quando al telefono ho raccontato di una cosa divertente che mi era successa ad una anziana zia, credendo si trattasse della molto più giovane omonima sorella di mia madre. E non è che fosse una storia strana o sconveniente, è semplicemente il tono e l’entusiasmo che avevo messo nella voce mentre parlavo con qualcuno a cui mi rivolgevo solo due volte all’anno per gli auguri di Natale e Capodanno. Oppure quella volta che mi è sfuggito un termine collegato agli organi sessuali femminili di fronte a mio padre. E lui è uno sportivo, e anzi, sarà anche stato contento, perché per molti anni ha creduto che fossi gaio. È solo che un giorno a sei anni ho detto ai miei che non mi sarei mai interessato di ragazze e da allora l’argomento tette e figa per me a casa è sempre stato tabbù. Una questione d’onore, ma anche di abitudine. Comunque tremo ancor oggi al pensiero che un giorno il capo possa finire su queste pagine.

Pagine?

Le figure barbine passate mi vengono in mente periodicamente. Io poi, quando non ho niente da fare, ma anche quando faccio qualcosa di noioso, rimugino. Anche per questo temo i momenti di noia, come lunghe pedalate ripetitive in zone non popolate da uccelli, messe e su tutti il lavoro.
Fatto sta che stamattina, mentre pedalavo sulla Van der Madeweg verso il cavalcavia con lo stagno in mezzo, ho avuto uno dei miei momenti-rievocazione-figuraccia-passata. Ormai l’effetto lo conosco già appena il fenomeno si manifesta.
Brivido leggero, tentativo di allontanare l’idea sforzandomi di pensare che la persona si è sicuramente dimenticata dell’episodio, sentimento di disagio che si acutizza fino ad una specie di orgasmo del disagio, immediato ristabilimento dell’ordine con permanenza del già citato leggero senso di inadeguatezza. Il pensiero va e viene da solo. E non posso fare niente per lenirlo o tamponarlo.

È una sensazione scema. So che il problema non esiste, ma non riesco a non tremare di vergogna mentre ci penso. È un sentimento forte, come un attimo di paralisi. A volte mi capita di pronunciare ad alta voce qualcosa sull’argomento, una parola a caso, o una bestemmia mentre sono nella fase dell’orgasmo del disagio. Roba che se c’è qualcuno in giro crede di avere a che fare con un matto, o come minimo si chiede in che lingua parlavo, perché non è che qui parlino proprio tuttissimi l’italiano. Qualche giorno fa ad esempio, mentre articolavo parole prive di senso, dietro di me pedalava lei. Non ha sentito, oppure ha fatto finta di niente.

Ma la peggiore fra le figure di merda è quella nella quale ferisci qualcun’altro. E di queste per fortuna ne ricordo una sola.

In pratica ci sarebbe questo gruppo musicale italiano. Non è uno dei miei preferiti, ma apprezzo molto le storie di cui parlano le canzoni. Anzi, credo che mi abbiano ispirato l’idea di scrivere cose su di me, su argomenti poco importanti. Al tempo avevo scritto un’email alla voce narrante del gruppo, gli avevo raccontato una mia storia, in un certo modo legata alle tematiche di cui parlava lui.
Mi aveva risposto in un attimo, commentando la mia storia e raccontandone una su di lui, una storia con un particolare molto privato, che alla prima lettura mi era sfuggito, o meglio, avevo interpretato il racconto in modo da escludere i particolari personali, convinto che non era possibile che mi volesse svelare cose così private.
A questo punto, preso dall’entusiasmo, gli avevo risposto senza pensarci un secondo, inserendo nella mail uno degli errori più goffi della mia vita.

Gli ho chiesto se potevo pubblicare la sua storia sul mio blog.

Ai tempi tenevo un blog. Un esperimento impacciato, un diario del mio stage ad Amburgo, una cosa andata avanti per due mesi, con gente che mi leggiucchiava solo perché io leggiucchiassi loro. Una collezione insulsa di storielle sul mio capo e i miei colleghi.
E io poi, dopo aver letto sincera delusione nella risposta del musicista e aver riletto il suo racconto, convinto ormai di aver capito bene fin dall'inizio ciò di cui parlava, mi sono sentito così piccolo e meschino, io e il mio blogghettino con i suoi contenuti inutili e le sue divagazioni saccenti su musica e musicisti. Mi sono sentito un insettino senza ali né elitre. Mi sono immaginato lui, che la ribalta la conosceva ancora più no che sì, a rimuginare su quelli che ti adorano solo per quello che rappresenti, ti apprezzano e poi, appena possono prendersi un pezzo di te, se lo prendono e buttano la tua pelle vuota in un angolo. E quello ero io, col mio blogghettino del cazzo, che volevo che tutto il mondo leggesse.

Quel giorno ho abbandonato il blogghettino, non ho più neanche osato accedere e due anni dopo ogni sua traccia è sparita nel limbo degli account inutilizzati. Prima di tornare a raccontare storie sono passati anni. E ho imparato a non scrivere per essere letto.

Nel frattempo, circa un anno fa, è uscito il secondo disco del gruppo. Sembra buono, anche il modo di raccontare le storie sembra più raffinato, c’è più cura nell'esposizione, la musica è più vicina alle parole. Ma non sono riuscito ad ascoltare più di tre pezzi, con una sensazione amara che riaffiora ogni volta che sento la sua voce. Lui che forse ora con i fan ci sta più attento. O forse no. Dopotutto, chi sono io? Quanti altri avranno fatto lo stesso? Ma forse sì e il sospetto basta. Lui con i suoi racconti dolci, amari, sudati, io col mio blogghettino. Che figura di merda. In questo momento spero solo che l’orgasmo del disagio venga rapido e mi lasci presto.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Conosco la sensazione di cui parli, purtroppo. Ma col tempo ho imparato a rassicurarmi riflettendo su di un fatto molto semplice: ma io mi ricordo delle figure di merda degli altri? Sinceramente no, o comunque mi ricordo solo di episodi veramente gravi. E anche così, quanto spesso ci penso? Praticamente mai.
Ecco una citazione da uno dei libri della Legge di Murphy, così a memoria (e quindi certamente poco accurata). Dice più o meno così: "Non preoccuparti di quello che gli altri pensano di te, sono troppo occupati a pensare a quello che gli altri pensano di loro". Insomma, detto tra noi, non è che ci siamo montati un po' la testa? In fondo, agli altri, di noi (eccetto le persone che ci vogliono bene) non gliene frega veramente una cippa.
Ossequi
Mia

MS ha detto...

Se questo è il frutto dello scrivere non per essere letto, continua a scrivere non per essere letto, che così noi ti leggiamo.
Grazie!

Anonimo ha detto...

Ben detto, Mia! E, comunque, quanti fans di questa voce narrante hanno pubblicato risposte sue senza nemmeno chiederglielo? E sei sicuro che a lui non sarebbe piaciuto, in fondo in fondo? Che tutti gli artisti amano il pubblico, blog o blogghetto o radiorai o mtv che sia...
Scrivi, valá, che l´é meio, e - come dice il mio guru preferito: "Va a zapar, quando che te senti che te scominzi a tirarte massa menade!"
adelaide

Anonimo ha detto...

ps: aumentano, i lettori, vedo...eh eh...
adelaide

bastian contreras ha detto...

Mi sono assentato una settimana, proprio non riesco a scrivere se fuori c'è il sole, ma oggi una pioggerellina sottile mi ha richiamato al dovere.
Quanti commenti... Grazie a tutti/e!

Mia: in linea teorica concordo su tutto, poi convincere il mio alter ego dallo pseudonimo scemo (in questi casi a parlare è più lui che io) è tutta un'altra storia. A proposito di montarsi la testa: ne sono soggetto. Se lo faccio, richiamatemi al dovere.

MS: Grazie... Ora mi monto la testa

Adelaide: Ti assicuro che la risposta era sincera, lui poi sembra uno piuttosto alla mano. Non volevo suonare come quello che ha fatto soffrire il musicista semifamoso, ma come quello che avrebbe voluto manifestare apprezzamento e ci ha fatto la figura del fan interessato al musicista solo in virtù di quello che ci può ricavare.

Anonimo ha detto...

Ah, ma guarda che in materia di montarsi la testa sono anch'io piuttosto ferrata! Allora, per ridimensionare il mio suscettibile ego, un periodico bidet di umiltà me lo faccio volentieri.
Che poi non si tratta di autofustigarsi (ci mancherebbe), ma piuttosto di ridimensionare l'importanza che pensiamo di avere per gli altri. E' così libbberatorio!
Ossequi devoti
Mia