giovedì 28 marzo 2013

Parabola fantascientifica sull'obsolescenza della democrazia



In una galassia lontana, in una dimensione parallela, il pianeta Gepeppo sta per essere distrutto da una cometa. Per salvarlo, e racimolare al contempo qualche quattrino, è stato organizzato un reality show planetario, dove gli scienziati più fighi della galassia si sfidano a colpi di tennologia, calcoli matematici e vecchi classici della canzone gepeppiana. 

Dopo una stagione di battaglie a colpi di scienza e cotillon, il voto telepatico, o televoto, ha decretato tre finalisti, scienziati piuttosto competenti, ma soprattutto gran fustacchioni.

Ieri sera la finale: chi salverà il pianeta dalla distruzione? 

Parte Bilboa Ypsilanti, scinco lanoso del continente Ciuffo, che nel suo pragmatismo ciuffiano propone di distruggere la cometa colpendola con un missile a testata fallica. Poi tocca a Panduro Trifalco, il podofago rom che proviene da tutto e niente, che suggerisce di coprire la cometa di benzina e oli essenziali e poi darle fuoco. C’è infine Pierzkzywelko Esposito, italoandromediano di chiare origini partenopee, che propone di offrire un contratto d’oro al bomber Leomexyz, in grado di sbarazzarsi della cometa effettuando un traversone interstellare indirizzato all'incrocio dei pali di Eridano.

Tutte e tre le idee sono valide, ma una sola può essere adottata. Ora i tre finalisti sono isolati, si giocano la gloria e il futuro del pianeta fra di loro, senza il conforto del televoto. E al termine della prima serata il pianeta rischia di esplodere.

Decidono di mettere ai voti la decisione, ma ognuna delle soluzioni si aggiudica un voto, presumibilmente quello di chi l’ha proposta. In pratica, per agire ci vorrebbe che uno dei tre finalisti si sacrificasse e desse il suo supporto ad un altro, salvando il pianeta, ma consegnando al rivale la vittoria e la gloria. Gloria eterna, perché i pianeti non esplodono ogni anno, e altre edizioni del reality sono per ora da escludersi.

Ypsilanti, che crede nella democrazia, cerca di convincere gli altri a male parole, ma Esposito sa come risolvere la situazione ed estrae lo smartfono per avvisare in roaming intergalattico alcuni amici suoi molto influenti. Ma ancor prima dello scatto alla risposta (che con Vegafone è comunque gratuito), Trifalco estrae due dei suoi tentacoli al vodka cimurro e si libera per sempre dei rivali. 

Libero da qualsivoglia opposizione, l’astrotzigano ha appena il tempo di costruire una spaziocisterna in compensato e assestarle una forte pacca sul retro per fornirle la propulsione verso l'orbe incombente. L’aggancio ha successo e la cometa si disintegra in un effluvio di lavanda ed eucalipto, con il piacevole effetto secondario di estinguere il raffreddore da tutti e tre i poli del pianeta.

Le telecamere in gepeppovisione si stringono attorno a Trifalco per raccogliere le prime dichiarazioni a caldo del nuovo eroe: "Pensate dove saremmo ora, se avessimo provato a risolverla democraticamente".

lunedì 18 marzo 2013

E ora tutti insieme cercheremo di imparare come fanno per chiavare tutti quanti gli animali...



Al Gran palè de Parì c’è una meravigliosa mostra sulla sessualità degli animali. Un paio d’ore fra queste mura garantiscono un repertorio di aneddoti in grado di riempire di colore i grigi pomeriggi.

E per riempire anche le vostre giornate grigie da morsa del gelo, eccone una piccola summa, un greatest hits per allietare il vostro allarme maltempo:

Il salmone si accoppia una volta sola, prima di morire. Consumato l’Atto, il maschio muore per primo, poi la compagna partorisce e segue la sua sorte. I pesciolini appena nati si nutrono dei molluschi che decompongono i cadaveri dei genitori.

L’echidna ha un pene a quattro punte ed eiacula alternativamente dalle due di destra o da quelle di sinistra.


La femmina della cimice del letto non ha un organo sessuale. Il maschio la pugnala ed eiacula nella ferita. Se non riuscite a dormire per le punture, pensate che l’insetto vi sta trattando con lo stesso amore che riserva alla sua dolce metà durante l’accoppiamento.

La lumaca è ermafrodita. Durante l’accoppiamente svolge simultaneamente la funzione di maschio e femmina e stimola l’eccitazione del(la) partner con dardi dolorosi.

Una specie di lucertola riesce a riprodursi per autofecondazione ed ha quindi eliminato l’inutile maschio. Le femmine hanno però comunque bisogno di stimolarsi a vicenda.

Il dolcissimo pinguino di Adelia ha una fame sessuale inarrestabile, che lo porta a fare sesso con qualsiasi cosa si trovi di fronte nel periodo degli amori, di qualsiasi genere e qualsiasi sesso. L’omosessualità è comunque diffusa in almeno 450 specie animali, fra le quali anche il bonobo, che ha il 99% del DNA identico a quello umano. Contronatura ci sarà il signor parroco.

Durante il rapporto, i muscoli vaginali della volpe si contraggono in modo da impedire al maschio di estrarre il pene al termine della funzione coniugale. I due fulvi piccionicini rimangono così agganciati natica contro natica per un’ora dopo la fine del rapporto.


Alcune libellule ermafrodite mangiano il loro stesso pene alla fine del rapporto, trasformandosi così in esemplari femmina. Altre specie di libellula puliscono la cavità vaginale dallo sperma di altri maschi prima di sostituirlo con il loro.

Il pangolino, animale corazzato dell’Asia tropicale, ha un pene altrettanto corazzato. Prima di riprodursi può togliere la custodia del prezioso oggetto e rimetterla al termine della cerimonia riproduttiva.

Alcuni tipi di ragno maschio, molto più piccoli della femmina, devono muoversi con cautela sulla tela dell’amata, per assicurarsi di non essere scambiati per prede. Portano lo sperma in una zampa e la loro missione è di attaccarlo rapidamente al corpo della femmina e fuggire, prima che questa possa accorgersi della loro presenza e divorarli.

La femmina del germano reale ha una vagina a labirinto. La poveretta, che solitamente viene presa suo malgrado, può così almeno chiudere il canale fecondo e far perdere il maschio sgradito fra i corridoi del labirinto.

L’ape maschio, al termine del rapporto, recide il suo stesso pene per tappare la vagina della femmina ed impedirle di riprodursi con altri maschi. Il maschio muore, mentre la femmina riesce comunque solitamente a liberarsi del pene incastrato, per poter così mietere altre vittime dell'altro sesso.


Il pene del gatto è dotato di rostri abrasivi, che usa per stimolare la femmina. C’è solo un piccolo contrattempo: quando il maschio estrae il pene, gli stessi rostri graffiano l’interno della vagina. Capito il perché di quegli ululati?

Il delfino ha una grande fantasia e si dedica volentieri a pratiche quali la masturbazione, il sesso orale, anale, pinnale e la penetrazione del foro respiratorio.


Una di queste storielle è falsa. Sta a voi utilizzare le vostre serate grigie e domeniche postalcoliche per indovinare quale, guardando al passato per trovare la soluzione.

mercoledì 13 marzo 2013

Perdere



È solo quando la tua squadra perde che ti accorgi della fragilità della natura umana.

Facile dirlo, per un milanista che ha appena preso – seppure indirettamente – quattro pere dal Barcellona, ma non è diverso per i tifosi catalani: davvero credono di continuare a vincere per sempre? Cosa succederà quando Messi sarà troppo vecchio?

Da milanista ho potuto gioire tante volte negli ultimi vent’anni, eppure ho sempre saputo che ognuna di quelle vittorie era un metro di salita verso la cima di una montagna persa fra le nuvole, che prima o poi avrei dovuto percorrere in discesa per tornare al campo base. Ogni passo verso l’alto è un debito da pagare con un futuro passo verso il basso, e più si sale, più aumenta la vertigine in vista della discesa. È anche per questo che siamo nati per pareggiare.

E allora, cosa è meglio fare? Vivere una vita di pianura, senza alti e bassi? O allenare il cuore a forza di saliscendi?

La risposta, non credo che ci sia.

domenica 10 marzo 2013

La cosa più americana del mondo



Oggi ho scoperto la cosa più americana del mondo. In televisione, perché dove la scopri se no la cosa più americana del mondo? 

I genitori di Lilù guardano una serie che ha tutto: serial killer, giustizia a modo mio, bene vs. male.
L'idea è questa:

C’è un tipo che deve uccidere gente, è più forte di lui, ha bisogno di farlo [e già qui…, N.d.A., ma anche N.d.T vista la professione dell’A.]. Essendo in fondo un buono, entra nella polizia, così può smascherare i cattivoni e uccidere chi lo merita, evitandosi così anche le menate.

Semplice, lapalissiano, perfetto. Quelle cose che sono così ovvie che ti chiedi come mai nessuno ci abbia pensato prima. Come vincere Sanremo con una canzone basata su una sola nota.

Elio non c’è riuscito. Hollywood invece ha colpito dritto nel segno. Abituati da cent'anni a realizzare sogni. Anche i più truci.

lunedì 4 marzo 2013

Epperò

Ecco, io dovrei essere qui a raccontare storie, cose che mi capitano. Ma come faccio, ora che sono tornato di prepotenza nel magico mondo della routine? Che vi racconto, della camminata di mezz’ora che faccio ogni giorno fra le 4 e le 4.30, di come la neve un giorno c’è, il giorno dopo diventa tutta molle e umida, e poi si scioglie e mi piace osservare gli aloni bagnati che crescono sulla strada in discesa? Di come metto un sasso sull’asfalto al limite fra l'asciutto e il bagnato e poi al ritorno controllo quanto sia cresciuto l'alone? Non credo: ste cose puoi scriverle al massimo su carta.

O potrei darvi un aggiornamento sulla ricerca di clienti per la mia nuova attività di traduzione libera. Se vi dicessi che ho contattato 264 aziende in un mese, più una sessantina di organizzazioni, vi cambierei forse la vita? 

Non che mi illuda di cambiarvi la vita. Certo, se potessi farlo, in positivo, ovviamente, sarei felice di farlo, un po’ perché vi voglio bene, a voi che volete bene un po’ alle mie righe, un po’ per semplice edonismo. Certo che se uno si mette a scrivere roba per cambiare la vita alla gente, finisce che va in ansia da prestazione ad ogni parola che butta giù. O fa come Beppe Grillo, che comunque una parola su due di quelle che smolla è mala. 

Che dire allora? Ammettere che vedrei positivamente un’alleanza fra il Piddì e il movimento che si chiama come gli hotel di lusso? O confessare che ci sono cascato ancora e sto leggendo un altro di quei libri grossi e pallosi che “vanno letti prima o poi nella vita”? Epperò, “Il Maestro e Margherita” è effettivamente grosso, stravagante e difficile da seguire, con tutti quei Qualcuno Qualcosevic Qualkov che si incontrano fra i teatri e i manicomi di Mosca, ma riesce ogni sera a farmi venir voglia di prenderlo in mano e strappare con i denti qualche altra pagina, e forse, anzi, sono ora arrivato alla conclusione ufficiale che è così, è da questo che si riconoscono i grandi romanzi.

Ecco, qualcosa l’ho detto. E la parola “epperò" - tutta attaccata - mi piace un sacco.