mercoledì 16 febbraio 2011

Contesti

Uno dei dirimpettai deve aver installato un’antenna satellitare, o qualche genere di collegamento internet artigianale. Da qualche settimana, guardo dalla finestra e di fronte vedo un cavo bianco che sventola per dieci metri almeno fra la finestra al secondo piano e la linea del tetto.

Mi dà non poco fastidio. Il muro di mattoni perfettamente regolare, con le sue brave finestre bianche quadrate, e questo filo che pende come un nervo di carne fra i molari, uno di quelli che non si staccano neanche ad usare gli stuzzicadenti a guisa di cric.

Mi dà fastidio questo coso che spezza la regolarità delle facciate degli edifici, e si muove per farmelo notare, qua e là, come una manina che fa ciao ciao dall’alto per prenderti per il culo.

La teoria è che l’irregolarità infastidisca solo in un contesto regolare come lo Spaarndammerbuurt.

Domani parto per il Senegal e non mancherò di verificare.

lunedì 14 febbraio 2011

Bum!

A volte per essere pazzi basta assecondare i lati più originali della propria personalità, in un processo lucido e cosciente.

C’è gente – e nomi non serve farne - che ti chiedi se fa così o è schizzata davvero.

giovedì 10 febbraio 2011

Morire per la libertà

Le piazze della televisione si sono popolate di arabi: egiziani, tunisini, algerini, libici, che manifestano per la libertà, o almeno per una forma di non libertà con un nome diverso.

Le genti sono in piazza con cartelli con scritte a pennarello rosso che inneggiano al martirio. Dicono di essere pronti a morire per la libertà.

Anch’io voglio morire per la libertà. Ti fai martirizzare un po’, soffri come un cane per pochi secondi, finché perdi i sensi e a quel punto il gioco è fatto. Se proprio ti va di culo, salti in aria e non te ne rendi neanche conto, ma anche se così non fosse, ne vale la pena comunque, se pensi che poi passerai il resto dell'eternità accompagnato – a seconda della tua religione – dal Cristo redentòr e San Pietro in camice bianco o da 70 veline discinte.

Una polizza per il futuro. Di sicuro più facile che viverci, per la libertà, o per qualsiasi altro ideale che non sia la figa. Troppa fatica, farsi un culo così ogni giorno a chiedersi se quello che hai appena fatto è etico o meno, magari dopo 8 ore di lavoro e con una famiglia da mantenere.

Molto più comodo morire martire, senza lavoro e con la famiglia che si mantiene da sola, e magari il sindaco ad intitolarti strade, centri civici e palaspòrt. Con la presenza e le testimonianze della stessa famiglia che hai appena fottuto e tu che pur ridotto a dadini di carne disossati, ti ricomponi e gli fai il gesto dell’ombrello dalla tomba.

A me, i mortiri, piace pensarli così.

lunedì 7 febbraio 2011

Vietato lavorare

Per me dovrebbero impedire alla gente di lavorare. Perché da quando non lavoro trovo il tempo di fare cose. Ci sono tante di quelle cose importanti da fare, che non hai il tempo di fare quando lavori.

Se uno ha un interesse, si chiama hobby e lo puoi fare la domenica o dopo lavoro. Se di interessi ne hai troppi, o meglio, se sei iperattivo e non riesci a concentrarti su una cosa sola, le cose si complicano. Se poi sei iperattivo e pure pigro, hai bisogno del tuo tempo per fare tutte quelle diecimila cose.

In realtà so di dire un'assurdità. Se il lavoro fosse veramente proibito, la maggior parte della gente dormirebbe di più e guarderebbe molti più telefilm di quelli con i commissari e gli assassini a catena che uccidono per qualche ragione da nerd.

Questi dovrebbero mandarli a lavorare il doppio, per tener su le sorti di chi non lavora perché ha di meglio da fare.

Che poi se veramente fosse così, non vorrei, fra due settimane, passato l’entusiasmo, essere anch’io fra quelli da rispedire a lavorare.

Dovrò trovare del tempo per meditare anche su questo.