venerdì 26 giugno 2009

Silenzio

Una volta ascoltavo un casino di musica. Compravo dischi e lo stereo era sempre acceso. Poi ho cominciato a scaricare. Non compravo più dischi, ma le casse dello stereo, attaccate al computer, continuavano a masticare watt.
Somministravo musica adatta alle circostanze: per leggere a letto mettevo del jazz, se mi muovevo ascoltavo punk. Come milioni di altre persone, anche loro nate per pareggiare.

Poi non so quando è stato, ma mi sono accorto che senza musica la sera a letto leggevo meglio, quindi ho abbassato il dosaggio, concedendomi ampie dosi di Morricone e Coltrane solo per i non rari momenti di demotivazione al lavoro. Poi anche al lavoro ho smesso. Nel mio ufficio si discute parecchio e le cuffie uccidono la conversazione. Alla fine ho capito che la musica migliore è il silenzio.

Nel silenzio potevo rilassarmi, ma dalla soddisfazione del desiderio nasceva altro desiderio. Se mi concedevo un’ora di silenzio, il giorno dopo avrei avuto bisogno di due. Poi anche il sibilo delle macchine che passavano in strada ha preso ad infastidirmi e alla fine i vicini ghezellici, anche se la sera alle undici per sentirli devi andarci di stetoscopio.

Un giorno forse diventerò come quelli che vedevo studiare nella biblioteca antica dell’università di Colonia, coi loro tappi di cera rosa come simbolo di un impegno da esibire a tutti i costi.

Ho scoperto che niente rilassa quanto il silenzio. Il che pare scontato, ma non lo è, almeno per quelli che per rilassarsi ascoltano la roba dell’età nuova. Che poi una mezz’ora di canti tibetani o di elettronica allungata, non lo nego, crea la sua porca atmosfera, ma in caso di sovraesposizione a uno gli viene da saltar su e spaccare tutto. E sono pericolosi, sti canti tibetani, perché generano un circolo vizioso. Uno crede di rilassarsi e allora li ascolta ancora di più, non sapendo che in realtà, un po’ alla volta, si uccide dentro.

Una volta, in spiaggia, a Galway, ho trovato fra la sabbia la copertina di un CD. Si intitolava “Musica per rilassarsi alla guida”, in francese. Un viaggio troppo lungo, con un disco solo da ascoltare, non poteva che convincere lei a lanciarlo dal finestrino.

E poi credo sia come lo yoga, farlo ti rilassa, ma se invece di alzarti alle sei a fare yoga dormi un’ora in più, qualcosa mi dice che starai molto meglio. In parallelo uno pensa che la musica farà bene, ma il silenzio fa meglio. Alla ricerca della variante complicata delle cose, si perde il valore della semplicità.

È che in questi paesi così bassi e così densi, il silenzio è merce più rara degli sciatori professionisti, che a loro volta sono uno meno dei panda. Qui gli alberi sono concepiti come entità isolate, oppure confinati in riserve chiamate parchi, che se c'è il sole la domenica paiono ombrelloni sulle spiagge di Rimini. È solo per un qualche miracolo fisico-equilibristico che palloni da calcio non colpiscono barbecue che finiscono su cani che saltano addosso a biciclette che finiscono la loro corsa nel mezzo di grigliate con tenda e bandierine arancioni.

E a giudicare dal casino notturno, gli olandesi sono in grado di dormire con una discoteca in soggiorno, o sotto lo stesso, separata solo da quattro stecche di legno e tarli.

La tipa che abitava sopra la mia testa quando condividevo con Baldovino era solita mettere musica, ogni mese una canzone diversa, ma per tutto il mese sempre e solo la stessa, in momenti vari, fra cui le 2 di notte e le 7 di mattina del sabato e della domenica. In uno storico lunedì mattina ho avuto il privilegio di ascoltare Halo di Beyoncé Knowles ininterrottamente dalle 6.40 alle 7.30. Quando Baldo le ha cortesemente chiesto di risparmiarci l’ira degli dei, questa ha detto che là sopra, al suo posto, avrebbe potuto esserci una famiglia con un bambino piccolo, e allora sì che l’avremmo rimpianta.

Dove abito ora è invece al vaglio una decisione in merito all’opportunità di tenere aperta la finestra di notte e respirare aria fresca, oppure chiuderla, perché fra strada, ferrovia e aerei, il rumore è assordante. Notare che l’aeroporto è dall’altra parte della città, ma il boato dei reattori è una preghiera buddista che prosegue ininterrotta, anche di notte.

Così, spesso l’unico modo per dormire è infilarsi le cuffie del trappolo bianco nelle orecchie. Di solito le raccolte di Bossanova funzionano che è un piacere. E il silenzio ce lo si gode di giorno.

1 commento:

Anonimo ha detto...

a) hai ragione: dipende da dove vivi. Qui da noi c´é solo silenzio, che se dormi con le finestre aperte, soprattutto nel fine settimana, non c´é differenza tra notte e giorno. Silenzio, silenzio, silenzio. L´aeroporto piú vicino é a trecento chilometri. All´inizio non ci si riesce ad abituare, ora quando torno a trento mi sento come un Amish per la prima volta a New York. Solo quando andavo in Pordoi, sul passo, provavo qualcosa di simile, ma di giorno il carnaio di turisti compensava il vuoto notturno.
b) al silenzio ci si abitua, é vero. E ora, quando ci trasferiremo, temo che non potremo piú tornare indietro.
(la perla del post: la frase sul cd che vola dal finestrino)
adelaide