lunedì 19 gennaio 2009

E stavolta si parte davvero


5 gennaio si diceva e scusatemi per l’interruzione senza neanche dire dove vado. Non che volessi creare suspense, perché lo so che nessuno dei miei forse due o tre lettori è rimasto in trepidante attesa. Volevo solo spezzare un pensiero lungo e visto che c’ero ho pensato che visto che c’ero quasi quasi potevo giocarmi l’effetto letterario.

Comunque torniamo al 5 gennaio. E torniamo a me, alla ricerca di un compagno di viaggio. Per primo mi viene in mente Federico. Federico è uno dal quale impari mille cose solo guardandolo. Una persona buona e infelice perché è destinato a soffrire la cattiveria degli altri. Un poeta che non scrive e non conosce metrica. Federico ha viaggiato per tutta l’Europa per amore. Ha guidato da Savona a Siviglia, in piena estate. neopatentato e privo di radio e clima, per vedere una ragazza per cinque minuti e sentirsi dire “non posso vederti, ma restiamo insieme, anche se io me ne torno in Russia e ci vediamo boh”. Ha imparato il russo al telefono e quando si era già organizzato per visitare Voronezh sul Don si è sentito dire “forse è meglio se vengo io in Italia, ma mi dovresti pagare il viaggio”. Per fortuna poi non se n’è fatto niente, perché lui aveva detto di sì. Poi, dopo anni di spola con Anversa, dove andava periodicamente a farsi prendere per il culo da una ragazzetta viziata (perfino la di lei sorella l’aveva messo in guardia), ha scoperto la sua vocazione per la Scandinavia prima, la Germania poi e infine è tornato a Genova con un’espressione un po’ così.
Federico è uno che ama viaggiare, soprattutto in circostanze tragiche o estreme e sarebbe stato il compagno ideale per un po’ di ascesi e scomodità. Ma lui ha anche la sfortuna di vivere e lavorare in una nazione dove chiedere ferie è un affronto e così a malincuore ha dovuto dire no.

Rimaneva solo Tomas, il mio fratello d’Erasmus, che avevo già nominato laddove lui mi proponeva di imbarcarci sulla Transiberiana. Ora, io non sopporto quando la birra ti fa dire che farai una cosa e la mattina dopo pensi che c’hai troppo mal di testa per pensarci e poi non ci pensi più. Però qualcuno ha idea di quanto costi volare fino a Mosca e poi tornare da Pechino*? Così gli espongo le mie motivazioni, porgo un garbato diniego e propongo come compensazione Parigi-Antananarivo per pochi euri, Amsterdam-Fortaleza per qualche euro in più, ma alloggio gratuito a casa dell’amico di mia zia matta (un giorno vi racconto di quando stava col batterista dei Big Audio Dynamite) oppure Paramaribo e poi giù verso l’Amazzonia (come già fatto da Sir Vidia Naipaul).

Tomas è svedese, ma credo nell’applicabilità degli stereotipi solo su di un 20% della popolazione alla quale fanno riferimento, così rimango stupito quando scopro che aveva già pensato a tutto. Amsterdam - Mosca, 29 agosto, Pechino - Amsterdam, 19 settembre, €544.
La mattina dopo ci incontriamo in chat e ne parliamo. Dopo 2 ore una piccola sede delle Casse Rurali del Trentino registra un versamento di €544 a beneficio di Austrian Airlines. E da parte mia va un sentito grazie all’aquila asburgica per questa possibilità di farci bere nuovamente insieme al cosacco (per l’arcano rimando, cfr. questa poesiola qui).

E mi è bastato un secondo. Appena apparsa la pagina di conferma dell’acquisto del biglietto sono rimasto stupito da quanto sia stato facile comprarlo. Prima, quando pensavo al mio grande viaggio, rimanevo sempre bloccato al momento di occuparmi del biglietto. Tutti i dubbi e le preoccupazioni, visti, malattie, fatica, scomodità, mi cadevano sulle spalle appena si trattava di cercare un volo. Stavolta, dopo aver pagato, sconfitta l’immobilità, i problemi mi sono apparsi improvvisamente molto meno seri e non solo perché ho otto mesi per risolverli, ma anche perché i problemi sono problemi, ma almeno sono diversi dai soliti. La prima cosa a colpirmi è stata quanto era ovvio che avevo bisogno di fare questo viaggio e mi è salita un’euforia che rimane ancora due settimane più tardi.






* Notare il tipico ragionamento italiano già più volte condannato: disapprovo, ma ho buoni motivi per farlo lo stesso. Notare anche come abbia adottato il ragionamento doppiamente, condannandolo, ma applicandolo ugualmente.

5 commenti:

Felix Lalù ha detto...

bellazzìo
la citazione di paolo conte mi ha fatto venire nella mudande de coràm
bon viàz

bastian contreras ha detto...

tei vezzo.. non so perché, ma paolo conte non è neanche la prima volta che ci scappa dentro. lo conosco fino ad un certo punto (tra l'altro su spunto tuo), c'ho appena un paio di dischi, ma i testi si attaccano che è una meraviglia. e poi mi piace quel fare da sfigato studiato che ha

Anonimo ha detto...

dunque, off topic: sono ad utrecht, ma giro spesso verso l'olanda occidentale.

in topic: questa degli amici che si tirano indietro, o degli amici da selezionare per i viaggi, è un altra delle assonanze. A sto punto verrò (verremo) da quelle parti a prendere un caffè.

bastian contreras ha detto...

beh, utrette è a 20 minuti di treno neanche. dobbiamo incontrarci per forza.
stavo per dilungarmi, ma taglio per ora, comunque direi che quello degli amici che si tirano indietro è un elemento topico della cultura italiana. seguivano divagazioni su "non sputare nel piatto dove mangi" , elogio della provincia italiana (ma da lontano) e altro, ma le rimandiamo alla prossima.

adelaide ha detto...

cavolo, appena finito di leggere questo post ho cercato con ansia "settembre" per vedere come era andata a finire...beh, non é facile scoprire un blog che ti piace e muoversi a ritroso tra le "puntate precedenti".
Azz...pensa che gente che hai, che ti legge...