venerdì 2 gennaio 2009

Quotidiani su internet: t*tt* e la*o B sotto la foto

Da quando vivo all’estero la mia Italia è confinata a qualche indirizzo internet: un paio di blog, Raiclick e tre quotidiani, in rigido ordine di consultazione: Gazzetta, Corriere, Repubblica.
I tre quotidiani mi servono per rimanere aggiornato su politici (da non confondere con politica), calcio parlato, stragi e polemiche, il curriculum minimo per potermi ancora presentare alla gente come campione del mondo.

Ora, risparmiamo la Gazza e parliamo di Repubblica e Corriere. Porto il massimo rispetto per le versioni cartacee, secondo me alcuni dei migliori esempi in Europa di compromesso fra qualità e roba che a nessuno piace ma tutti leggono.
Mi fa ridere la fama e l’autorevolezza dei quotidiani inglesi. Independent, Observer & Guardian hanno un'ossessione per quello che passa in televisione, oltre all'albionica abitudine di concentrarsi su personalità individuali, dalla quale nasce la passione dei sudditi di sua maestà (non a caso una personalità) per le chiacchiere, che lassù si chiamano gossip. Nelle rubriche di opinione si parla solo di celebrity cooks e altri inquilini del piccolo scherno. È difficile seguire queste rubriche senza conoscere quello che passa mamma Bibbiccì.

I tedeschi invece sono tedeschi, pensano che la vita sia una cosa seria e stampano questa filosofia nel testo fitto e nelle poche fotografie della Süddeutsche Zeitung. L'uso di tabelle esplicative o grafici svilirebbe di certo l'importanza di certi argomenti.
La lettura risulta tanto noiosa quanto informativa.

Glissando sugl’ispanici, che non conosco, La Repubblica, Il Corriere e Le Monde sembrano gli unici giornali dove si trova di tutto un po’ e che stimolano la lettura. E ribadisco che mi riferisco alle versioni in carta stampata.

Il discorso è molto diverso quando si passa ai siti internet, che sono notoriamente un cataplasma di mucillaggine, con qualche perla nascosta fra le alghe più irritanti. Severgnini sul Corriere è solitamente confinato a collegamenti a fondo pagina e gli articoli di Rumiz e Mura su Repubblica di solito vanno ricercati nel motore di ricerca o dalla pagina di Wikipedia relativa al giornalista.

Ma non voglio perdermi a parlare di contenuto. Da bravo italiano, è la forma che mi interessa.
È perché c'è una cosa che mi turba da un po': davvero in Italia la gente chiama il culo "lato b"? O sono solo i giornali, come sospetto? Temo che l'uso di questo termine possa diventare un fenomeno simile a quello che impone ai giornali di abusare del termine "sballo", nonostante sia uscito dal linguaggio parlato prima della diffusione dell’ecstasy, o peggio, chiamare le sigarette "bionde", metafora che deve aver fatto il '68 con i giornalisti di Repubblica, perché io non l'ho mai sentito pronunciare nell'arco della mia non più troppo breve vita.

Queste cose sembrano cazzate, ma ci mostrano quanto i giornalisti siano fuori dal tempo. Magari non tutti, ma sicuramente quelli che il convento passa nelle messe diurne.

Gli articoli poi sono pieni di tematiche e termini ricorrenti. Si parla di "vergogna" per uno "scandalo", per poi passare nel giro di una settimana alla constatazione dell'"equivoco", "fraintendimento", "malinteso" o "complotto", spesso "in mala fede" e terminare con "assoluzione" o "perdono". E vi consiglio di meditare sul numero di termini disponibili per la seconda fase.
L'importante è che alla fine si emerga come "vittima" o "martire", quest'ultimo chiamato anche "eroe". Notare lo spostamento semantico del termine "eroe" da "persona che per eccezionali virtù di coraggio o abnegazione si impone all'ammirazione di tutti" (Devoto Oli) a "persona che ha avuto la sfiga di morire in un paese in stato di guerra" (definizione personale).



Come promesso, da qui in poi si parla di tete e fiba. Se avete saltato la prima parte avete il dovere morale di smetterla di criticare la qualità degli articoli sui siti di Corriere e Repubblica.

Gli articoli sulle tatte (la fiva non è ancora stata sdoganata) sono quelli più esilaranti dal punto di vista linguistico. Il filone mammario si divide in quattro: "calendari", "protesta nuda", "body painting", e "moda", con l'occasionale aggiunta di "bagno nudo fra i ghiacci" e "Spencer Tunick".

Si tratta ovviamente di articoli fotografici, quindi il testo è poco, ma la parte interessante sono i titoli. Uno dei principi del giornalismo è il carattere di novità e originalità della notizia. In questi casi questi principî si fanno da parte in favore dell'erotismo e ci si trova ad aver già utilizzato tutti i titoli possibili per una notizia che si ripete sempre identica. Per questo motivo anche i titoli tendono ad essere ripetitivi.

Nel genere "calendari" si giustifica la scelta della notizia citando il lato artistico dell'operazione e se ne maschera la frivolezza usando il magico termine "trash", che giustifica qualsiasi eccesso dando l'idea che sia stato fatto con consapevolezza.
Un titolo molto diffuso è ad esempio "Il calendario di XYZ, fra eros e trash".
Il discorso è molto simile per "body painting", dove però stranamente si parla raramente di trash. A differenza del calendario, il regno del body painting sono fiere e saloni, dedicati e non. Nei titoli per i saloni appositamente ideati per pitturare la carne è sufficiente indicare il luogo, mentre per eventi dedicati ad altri temi si può concedersi qualche gioco di parole. Un titolo che appare ogni anno è "Bellezze e motori: body painting al MotorShow di Bologna".

Per "protesta nuda" la giustificazione è nel fine della protesta, che è l'unico elemento che occorre specificare nel titolo. Il formato è semplice: "XYZ protestano nudi in favore/contro ABC", laddove XYZ sono studentesse, hostess, casalinghe e ABC è la causa.

"Moda" è l'unico dei quattro filoni nel quale non sempre appare nudità, perché si tratta dell'unico argomento che può destare interesse indipendentemente da tefte e culi. Per questo quando la nudità appare è importante specificarlo. La scusa più semplice e funzionale è la provocazione. Il titolo più gettonato "Provocazione in passerella: le modelle di XYZ sfilano nude ad ABC".

Se vi interessa avere la conferma di quanto ho scritto, oppure volete avere un'ottima scusa per guardare un po' di totte, ecco un elenco dei titoli disponibili in questo momento (purtroppo dovrete fare a meno del link, perché sono al lavoro):

www.repubblica.it

- A Bruxelles c'è un maniaco che fotografa solo le pance
- Le foto delle donne che allattano rimosse da Facebook: è protesta (il mio preferito)
- Sheyla, maggiorata al silicone, li misure sono da Guinness dei primati ("Guinness dei primati" è un altro filone secondario molto interessante)
- Bellezze, solidarietà, arte, amatoriali e trash, sfogliate i nostri 294 calendari (notare la presenza delle giustificazioni "arte", "trash" e "solidarietà"


www.corriere.it

- Facebook censura le foto delle mamme che allattano (più elegante della versione di Repubblica, senza la fastidiosa pausa creata dai due punti)
- Chi fa il bagno (gelato) a Capodanno...
- Immigrati in posa per il calendario clandestino (per donne!)
- Linda Santaguida, stile anni '70 (non la conosco, magari è una suora, ma chissà cosa mi dice di no)

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