lunedì 17 agosto 2009

Essere spesso soli in mezzo a mill'altri

In questa città ci sono centinaia di cose da fare, ma non c’è mai nessuno con cui farle.

Venerdì volevo andare a vedere gli Oneida. Ma in più di un anno qui non ho ancora trovato nessuno che si interessi della musica che dico io.
Come ultima risorsa ho chiesto alla mia collega francese, che aveva lo stesso problema. Voleva andare ad un cinema all’aperto e nessuno la voleva accompagnare, soprattutto perché il film sarebbe stato in tedesco. Così è finita che per solidarietà sono andato con lei, reclutando tra l’altro alcuni altri colleghi.

Poi alla birretta dopofilm è stata lei a parlarne, di come ci si senta soli, qui, in mezzo a migliaia di persone.

In Irlanda non era così. Vivevo in una città che era uno sputo, dove nonostante la fama e il paio di eventi clù non c’era molto da fare che non fosse prettamente legato all’ambito dell’alcolismo, così si tendeva a coinvolgere ogni nuovo arrivato nelle spire della nostra grande famiglia di zingari del pub e sbevazzarcela fra di noi, se proprio era sbevazzare che si doveva.

Tempo un paio di mesi e anche Od la francese timida era alcolizzata.

Qui invece ognuno ha le sue attività. Fra i miei colleghi c’è chi suona, chi bazzica le case occupate, chi fa volontariato fra froci e froce, chi tiene famiglia e chi gira per ristoranti. Poi si scopre che nonostante tutto ognuno si sente solo a modo suo.

In questo regno sottomarino ma asciutto, tutto si svolge all’aperto. Le case stesse hanno pareti intere di vetro, senza tende, attraverso le quali è possibile godere di teneri quadretti di vita famigliare.

‘Azzo c’entra? Direte voi.

È che in questo paese grande a malapena come tre o quattro Trentini con Suttirolo annesso ci abitano una quindicina di milioni di capi di esemplare umano.

‘Azzo centra? Dirà qualcuno che la grammatica l’ha imparata sul forum della Gazzetta.

Non capisci? Ribadirò io, pur conscio della comprensibilità di tale incomprensione. Tutti questi capi umani, per convivere, devono scendere a compromessi. Il compromesso è che ognuno svolge le sue funzioni proprie e private in pubblico, mentre chi gli sta attorno si impegna a far finta che non esista. Un po' come in quel film di Lars da Treviri, Dogville, dove i contorni delle case sono disegnati sul terreno, ma tutti si comportano come se fossero reali. Film che peraltro non sono mai riuscito a sforzarmi a guardare, dopo essere stato sottoposto ad un breve sunto della trama.

In pratica qui ognuno si fa i fatti suoi. Non per timidezza o riservatezza, ma per convenzione sociale.

Il mio amico Davide usa lo stile capitolino per attaccar discorso con la gente. Finisce ogni volta che le tipe pensano che ce stia a provà.

E i tipi fors’anche. In una paese dove l’omosessualità non ha nulla di strano, parlare ad uno sconosciuto lascia trasparire il desiderio di imbarcarsi insieme verso lidi sconosciuti a bordo di una nave con coperte e lenzuola.

Ma questa, signori miei, altro non è che l’esplicazione canonica della situazione. Quella che accontenta tutti anche quando nessuno ci crede davvero. Io mica ci credo, eh. Credo che la verità sia un’altra, anzi, forse un paio di altre.

Prima di tutto trattasi di grande città, popolata dai temibili (grandi) zitadini, gente che se favellasse l’italico idioma ripeterebbe spesso e con convinzione “cioè” e anche “voglio dì”. Gente che, noi valligiani lo sappiamo, se gli muori davanti non viene certo a disturbare la tua eterna quiete.
Quindi, un po’ è il vostro ragazzo di valle che si deve adattare.

Ma non del tutto. La lista di chi lamenta solitudine presso il vostro umile sputasentenze annovera membri provenienti da luoghi affatto circoscritti, quali le capitali delle repubbliche italiana e francese. Quindi non uscitemi ogni volta con questa storia del ragazzo di campagna, perché da un po’ avrebbe anche rotto.

E se trovate qualcuno che voglia venire a vedere lo zoo con me ditemelo. Pare che per i zitadini sia da sfigati interessarsi di bestie che non facciano le fusa o lecchino la faccia del padroncino.

E comunque occhio, che l’entrata costa diciassette euri. Meglio che ve lo dica subito.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono l´unica tra le lettrici/ori a cui ha dato talmente fastidio la frase
"chi fa volontariato fra froci e froce"
che non é piú riuscita a leggero oltre?
Ai miei tempi questo aggettivo aveva una connotazione decisamente negativa, di scherno. Saró altmodisch...
claudia

bastian contreras ha detto...

no no, aspetta, aspetta!
io conosco un paio di persone che usano la parola frocio e frocia per autodefinirsi. da qui l'uso. d'altra parte ammetto che anche i neri si chiamano "negri" fra di loro, ma non per questo gli altri sono autorizzati a farlo (trascuro qui le considerazioni personali su quale delle due parole suoni meglio).
una cosa che apprezzo di molti omosessuali è che non si prendono troppo sul serio.
e qui devo precisare che non intendo dire che fanno bene a non farlo perché sono esseri inferiori, ma che apprezzo sempre quando chiunque, omo e etero, non si prende troppo sul serio.
quante precisazioni... è proprio difficile parlare di questi argomenti. credo che lo farò di nuovo presto.

Anonimo ha detto...

guarda...io non so sei ieri era una giornata particolare, ma giá di mattina presto (ante-kindergaretn, per intenderci), il vicino ha apostrofato un amico sul giroscale con l´equivalente tedesco... poi curiosa come una simmia sono andata a rovistare tra quei tre ragazzotti trentini idolatrati dei bastard sons of dioniso (ammetto, nu poco in ritardo...) ed ho scelto a caso un filmato dal loro sito in cui uno esordisce con "dai frocioooo" o qualcosa del genere. Poi il tuo pezzo. E allora non ce l´ho fatta piú. Voglio dire: se tu fossi gay ed usassi questo termine per autodefinirti...forse ma forse...potrebbe anche...ma forse, che comunque connotazione negativa é. Ma siccome tu gay non sei...
È solo che io sono cosí fiera di aver raggiunto un livello in cui, quando conosco qualcuno, di solito non lo "inquadro" per i suoi gusti sessuali...in fondo, che ne so...il mio vicino etero (almeno credo, visto che é sposato e con due figlie) se ne sta tutta la settimana via da casa ad Hamburg, a lavorare. Io mica lo so se li paga qualcuna perché lo frusti o gli conceda parti che la moglie tiene gelosamente per se.
Boh...il mio bioritmo intellettivo é al livello piú basso e non riesco a concepire una frase sensata per spiegare quello che voglio dire...eh eh
aspetto tempi migliori!
ciao!
claudia