giovedì 2 aprile 2009

Nati per pareggiare


Baby we are born to lose, cantava stamattina dall’ipodio Gianni Tuoni con i suoi Scassacuori.
E io gli ho detto sì, forse tu che ti sei fatto le siringhe di droga per tutta la vita. Io no però eccheccaspita, non è che abbia raggiunto vette di gloria, però la droga me la son fatta al massimo qualche volta in sigaretta. Al massimo sarò nato per pareggiare, tò.

Gianni ribatte scaracchiando sangue e soda che cazzo, io non sono mai stato una bambola di Gnuiorche come lui, che quando ancora ciucciavo latte dalla biba [in realtà manco ero nato, N.d.T.] lui volava col ragazzo a reazione.

Alché gli ho detto Genzale, perché è così che ti chiami, Genzale, che non sei nato in Italì, ma poco ci è mancato e avrei voluto vederti, io, se mamma e papà non emigravano, al Cantagiro vestito da donna. E ricorda sempre che stai parlando con una persona quasi onesta, uno che lavoricchia, che si fa più o meno il mazzo al meglio delle otto ore giornaliere, per tirare avanti la sua quasi metà di una baracca che paga cinquecento al mese, ma tutto compreso. Te la do ben io la droga.

Così si continua per un po’, però Gianni è morto da un quindicianni e quando assolo e coretto terminano manco saluta e lascia il posto a qualcun altro, forse Los Angeles degli X, puncottantini di indovinadove, che mi ricordano la certezza del santo che per me è una croce e per loro più facilmente una faglia. Una X per i valori del mio relativismo, una per il significato di ciò che faccio e tre per la città dove vivo, alla fine sono cinque punti in altrettante giornate, ma con un po’ di impegno si raggiunge la salvezza. E che non si dica in giro che sono il tipo da esonerare allenatori.

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