mercoledì 19 maggio 2010

Monnezza anche quassù


Presente la Munnezza di Napoli? Beh, quassù non è che uno possa incaricare il clan di fiducia di spazzarla via dopo aver vinto le elezioni.
Perché? – mi si dirà: non c’è mica il problema della monnezza, lassù in alto!
C’è, c’è. Gli spazzini sono in sciopero da due settimane, giusto dopo il giorno della regina, con le strade piene di rumenta arancione.

Uno sciopero al modo di qui. Certe mattine ti svegli e qualcuno ha messo in ordine i sacchetti, li ha impilati e ha pulito via il materiale liberato dalle folate di vento. A volte hai il sospetto che alcuni sacchi spariscano furtivamente: da una settimana il volume della pila non sembra aumentare.

Viene da pensare che se il tempo non fosse freddo e infame come invece è, e i raggi del sole fossero liberi di cuocere manghi marciti e bucce di formaggio, sotto uno strato di nylon, come in un forno di quelli che lasciano intatto l’aroma, forse qualcuno passerebbe di notte a spargere olezzi di bergamotto, oppure getterebbe un sacco nero pieno di incenso fra quelli di contenuto meno nobile.

In questa sede, che si è un po’ psicologi e un po’ sociologi, comunque sempre senza portafoglio, ci si diverte a capire cosa butta via la gente.

Lattine. O forse sarà che si notano perché uno le butta là, direttamente in strada. Le possibilità di compattamento dell’alluminio sono immaginifiche, basta una giornata e il cilindro rosso che in giorno prima conteneva 33 centilitri dell’oro nero di Atlanta, Georgia, diventa una pellicola sottile che decora l’asfalto strizzando l’occhio a Warhol e soci.

Carta. Perché fra i miti da sfatare c’è quello che nei PaesiCivili® la gente faccia la raccolta differenziata, sempre, comunque e ad oltranza. Pare che la si facesse, sì, dieci anni prima che in Italia, tanto che la moda è già finita e andare alla campana con un sacchetto pieno di vetro clingottante è ormai un esercizio di borghesia decadente: passé, almeno quanto i grembiulini per andare a scuola o i capelli cotonati.

Divani e materassi. Ogni mucchio che si rispetti ha un divano o un materasso, a volte anche entrambi. La gente vuole stare comoda. Sarebbe un paradiso per i senzatetto, se ce ne fosse anche uno solo in città. Invece ci sono questi personaggi invisibili. Frugatori, riciclisti, raccoglitori, collezionisti, artisti.

Ieri anch’io ho liberato il divano bianco in strada. La mattina dopo era coperto di graffiti, la sera qualcuno aveva rimosso le parti metalliche. Domani mattina sono curioso di vedere se restano almeno le ossa, della mia carcassa abbandonata nella savana.

1 commento:

Felix Lalù ha detto...

grandi inchieste
grandi reportages
dal terzo mondo
by
nati per pareggiare