domenica 6 dicembre 2009

Niente compleanni in piazza Dam


In inglese, “No B. Day” significa “Questo non è un compleanno”.
Era il testo di un lungo striscione viola che campeggiava incorniciato da un paio di bandiere italiane nella parte tranquilla e reclusa del Dam di Amsterdam, quella verso le puttane e le fumerie.

E all’inizio, i passanti, invece di pensare “che bel fior”, come gli suggeriva cantando l’assembramento di capelli scuri e giacche a tinta sobria dietro lo striscione viola, si saranno probabilmente chiesti cosa stava succedendo. Forse un centenario della Fiorentina troppo triste per essere celebrato? Poi anche i partecipanti, fino ad allora timidi e impacciati ad osservarsi a vicenda, si sono resi conto di essere loro stessi i manifestanti e con italico ingegno hanno costruito cartelli e manifesti improvvisati, sul posto.
Forse qualche turista si sarà chiesto “who the hell is papi?”, ma poi qualcuno ha pensato bene di risolvere la situazione d’impasse con un’equazione universalmente comprensibile: “Berlusconi = Mafia”. La manifestazione ha preso corpo così, all'italiana, partendo dal caos e organizzandosi via via in maniera creativa, con la gente che si aggiungeva via via che l’iniziativa prendeva corpo.

Io sono uno scettico. Non su Berlusconi, ma sulle modalità della protesta. In principio credo nelle manifestazioni, ma solo se in quantità limitata per non svilirne il valore. Se si manifesta tutte le settimane, per il piacere di farlo, per autocompiacimento, i poteri forti cominciano a fregarsene, perché sanno che qualsiasi cosa si faccia, ci sarà una comunque manifestazione. Ma questa manifestazione poteva essere ascrivibile alle poche degne di essere celebrate. Non fosse magari per il nome, che assegna al presidente del consiglio dei ministri il ruolo di B per eccellenza, come se non esistessero Bossi, Bersani, Baresi F. e G., Boranga, Baglioni, Bugo, Baudo, Braccobaldo, Bonomelli e Bormioli Rocco. Non fosse per il manifesto dai toni superficiali (lo so che non sembra, ma l'Italia non è uno dei paesi maggiormente colpiti dalla crisi economica).

Poi ho deciso che ci sarei andato come osservatore, per carpire il lato sociologico della manifestazione.

E gli spunti sociologici sono stati variegati. Il capopopolo (definizione sua, che alla fine è venuto, anche se solo alla fine) che dà il via alle danze arrampicandosi su una cassetta di plastica di birra Bavaria gridando “Hey, Antiberlushconi!” e incitandoci a recitare poesie, come se la fantasia non fosse già al potere.

“Stefano Cucchi, se era vivo, magari era qui”, detto da un gruppo di turisti intenti a rollarsi una canna, preoccupandosi di essere notati nell’atto apotropaico. “Mettessero in prigione i politici, non quelli che si fanno le canne”.

La competizione fra altri capopopolo dotati di barba e capelli meno istrionici. Uno fa del raziocinio la sua bandiera e dalla cima della scalinata del monumento fallico, cerca di intavolare una discussione seria sugli stipendi dei parlamentari.

La bandiera della pace, che qui è il simbolo degli omosessuali e non tanto della pace.

La bambina di cinque anni vestita di rosa, presa d’assalto da stormi di gabbiani fotografici appena comincia a giocare con un volantino con scritto “No Berlusconi”. Più tardi la ritroverò ai margini dell’assembramento, mentre gioca con uno di quei serpentoni di peluche che servono a bloccare gli spifferi che entano da sotto le porte, un serpentone con la testa di porcellino e la scritta “Berlusconi fuck off!!!” sul dorso rosa.

Il cartello “Antibodies against the Berlusconi virus” e il ragazzo che gira a distribuire “Andibboddis against Berlusconi” di stoffa viola fra il giubilo degli astanti.

E nonostante tutto un’atmosfera pacata e positiva, nonostante i molti NO. Nessuna bandiera rossa, che un olandese o un turista americano o russo potrebbe interpretare in modo diverso rispetto ad un italiano, molti elettori del Piddì, che non solo aveva disapprovato la manifestazione, ma veniva denigrato nel suo stesso manifesto. Segno dell’evidenza scontata che la stanchezza non ha affiliazione politica.

Si sente occasionalmente “Bella ciao”, in versioni timide e a mezz’asta. Qualcuno che deve aver fatto il Sessantotto grida, che il popolo unito giammai sarà vencido, ma è un coro solitario, che non trova molto supporto.

Non si notano stranieri, perché non è che vai a casa di altri a protestare contro il capofamiglia, no? In realtà sui gruppi in rete gli stranieri sono tanti, ad incoraggiare senza osare prendere parte.

E alla fine per qualche attimo viene anche da pensare a Berlusconi, che come premio ha avuto un’altra giornata interamente dedicata a lui. Nel metro di giudizio attuale non conta se quei quindici minuti sono di gloria o di infamia.
E pensi a Berlusconi visto dall’estero, a come parlare male di lui sia stato spesso un ottimo modo per intavolare un discorso con gli stranieri, anche se uso il passato, perché ormai un senso di pudore ti impedisce di farlo. A come una volta, diversi anni fa, in uno degli ultimi giorni a Colonia, un’accesa lettura su di lui ti abbia aiutato a finire sotto le coperte di P., avvenente giornalista locale e a come, ogni volta che il Presidente ti ha fatto perdere la ragione, tu abbia cercato di mitigare la rabbia pensando a lei. Ma quello era solo un risarcimento per le conseguenze che poche settimane prima avevi patito come italiano in Germania, dopo la famosa frase sui kapò nazisti. Il professore di linguistica che entra in classe con una copia dello Spiegel con Lui in copertina, in tenuta da mafioso, lo sguardo canzonatorio dei tedeschi, che non si capacitano di come un paese possa votare un uomo solo perché è divertente, loro che per l’intrattenimento sono dotati di strutture apposite.

Dopotutto, Berlusconi è un prodotto tipico italiano, come la pasta e il mandolino. Mi sono reso conto di quanti lo sostengano solo perché all’estero fa parlare di noi. Perché in Italia, già dai tempi degli oratores romani, il piano retorico conta più di quello reale.

4 commenti:

llurex ha detto...

ehi!mi censuri se scrivo qcs che nn c 'entra nulla con questo post??
ho letto che fai il traduttore e dato che devo allenarmi per ripetere il test per un'agenzia, euroscript, volevo sapere se sai darmi qualche dritta..DEVO RIPETERLO perche la prima volta ho cannato di brutto
e ci tengo a questo lavoro..canyouhelpmepleasE???????
davvero non so a chi rivolgermi..
carino cmq il blog, sei in fase marcomasini profonda pure tu??

bastian contreras ha detto...

ciao. se ti serve qualche dritta posso aiutarti, il che ovviamente non significa farti il test. anche perché non ti conviene, credimi.
ma è un test da in-house o da freelancer?
lasciami un recapito mail.

llurex ha detto...

spero il non mi conviene sia riferito al fatto di non fare il test al posto mio e non al fatto di poter lavorare cm traduttrice!
ho uan triennale in lingue e ora faccio la commessa, oltretutto in uan città che odio o che sono in procinto di odiare se non si smuove qualcosa..vienna...
senti gentile davvero se mi dai una mano, lavori per euroscript?cosi mi dai due dritte sul tipo di traduzione che vogliono ecc ecc..o è un altro ufficio il tuo??ho un bel po' di domande quindi ti lascio la mia mail, quando hai tempo lasciami il tuo contatto che ti scrivo!
stefical@gmail.com

Anonimo ha detto...

"(...) lo sguardo canzonatorio dei tedeschi, che non si capacitano di come un paese possa votare un uomo solo perché è divertente, loro che per l’intrattenimento sono dotati di strutture apposite."
Una vera chicca.
Mi ha ricordato una lettura in un libercolo su cui tentavo (senza successo)di imparare il tedesco, una piccola inchiesta che sondava le opinioni dei tedeschi sugli artisti di strada. Mi ricorderò per sempre la signora, naturalmente, fermamente contraria, che affermava "Die Strasse ist keine Konzertsaal".
Me ne è rimasto un ricordo indelebile.
Ossequi
Mia
PS: complimenti per tutto il post eh, mica solo per la considerazione di cui sopra.