martedì 16 marzo 2010

Incompiuter

Ultimamente penso cose, mastico idee, rimugino storie passate e future. La mattina per fare la doccia ci metto mezz’ora, perché sto pensando, cribbio, in bicicletta rallento per osservare, il fine settimana spegnere il cervello e uscire dal letto è un’impresa epica a metà fra Ercole e Fausto Coppi.

Poi, se mi chiedi a cosa penso, ti dico che boh.

Leggo libri, tanti libri, il tutto girando pochissime pagine. Ne ho cominciati sette in due mesi e portati a termine zero. Registro film, ne guardo mezzo, poi mi esalto, esco, compro il divvuddì e lo pianto là. Carico megabyte sulla protesi musicale e ascolto le cose vecchie, tiro avanti, riavvolgo.

Ho smesso di interessarmi delle cose. Metto il telegiornale e mentre passano le notizie penso ad altro. Non ho voglia di commentare. E questo non mi era mai successo prima. Cosa ha detto chi? Chi è il segretario del Piddì? Quanti morti in Medioriente? L’allarme maltempo è caldo o freddo? Asciutto o bagnato? Robe del genere.

Robe che a volte capitano a fagiolo, perché così magari esco a cena invece di vedere la proiezione di me stesso su superficie sferica prenderne quattro da tutta Manchester unita. Risparmio un sacco di nomi di Dio invano.

Altre volte no, perché mi prende la voglia di imbrattare carta elettronica e poi rimango là a metà, come l’asta di un pendolo che interrompe la sua discesa contro un tronco di faggio. Tipo ora, a parte il faggio? Ah, sì, era Bersani.

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