mercoledì 20 gennaio 2010

Una ventata di sano ottimismo

E hai voglia a darci contro, non c’è niente da fare. Ogni anno all’inizio di gennaio pensi che non succederà, che stavolta ti vaccinerai di libri, musica e filmi ambientati nel deserto. E ogni volta succede quando sei convinto di avercela fatta, tranne quest’anno, che ha colpito in anticipo, in un fine settimana.

E pensi a quelli che invece che qua sotto sono emigrati in Spagna, ma anche a chi è rimasto in Irlanda. Ma soprattutto pensi ad un pacco di altre cose, e ti stupisci da solo perché riesci sempre a trovare il lato negativo, anche se proprio mentre ti lamenti con te stesso, nella mente, in sottofondo, c’è il cartello del tuo suggeritore con scritto “va tranquillo, che tanto è meglio di come sembra”.

È che non riesci a convincerti che là, proprio in quel momento, tutto va bene. Non che il tempo aiuti. Ogni tanto esce anche il sole, ma è bianco, non colora. Ma più che per il colore è l’oscurità, sti giorni che finiscono come un film con così tanti crediti che cominciano ad apparire i titoli di coda in sovraimpressione già a metà del secondo tempo. Chissà come fa chi vive in Brasile. Dicono che là venga notte alle 6 tutto l'anno.

E cerchi di fare cose, ma non è che funzioni più di tanto. Capita che inforchi la bici, quella bella. Pedali verso il ponte ciclabile e sulla cima del ponte, sopra l’IJ, pensi che tutto vada bene, vorresti fare una foto di come le cose vanno bene, poi scendi e basta che il sole sia coperto appena dai palazzotti quadrati e bordò di Ijburg che ti torna intorno. Ti intristisci della neve sporca, dei semafori e di Oost e del suo essere così persistentemente marrongrigio-grigiosabbia, anche nelle facce di chi ci abita, come la strada e il cielo.

Torni a casa e non sai se è meglio o peggio. Qualsiasi disco tu metta suona diverso, anzi, non suona perché invece di ascoltare rimugini. Cominci ad aspettare l’ora di andare a letto, perché chissà che domani, almeno si lavora, chissà che qualcosa.

Tra due mesi esce il sole, ma l’idea fa paura, perché fra altri otto è quasi inverno.

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