giovedì 7 gennaio 2010

Pedalando nella neve

Viene fuori che quando nevica conviene prendere la bicicletta.
Allarme maltempo alle ore 16. Consiglio di fabbrica convocato. L'ufficio chiude alle 5. A noi spetta il compito di pedalare verso casa, piazzarci davanti al portatile di fiducia e collegarci al computer dell'ufficio in modalità remota. Per fortuna non succederà mai: il collegamento non funziona e il nostro tennico, con il doppio delle ruote che abbiamo sotto il culo noi, è bloccato nel traffico per treoremmezza.

Lilù, che oltre a coinquilina num. 25 è pure collega, invece non ci prova neanche ad attaccarsi al compiuter. Ma il bello è arrivarci, a casa. All'imbrunire siamo in diversi a partire in bicicletta, compresa Clara, che è incinta quasi al giro di boa. Ci sono già un paio di centimetri di neve reale, che convertiti in termini telegiornalisitici equivalgono a circa 10 cm. Io resto subito da solo, sono l'unico ad abitare sulla sponda destra dell'Amstel.

La neve scende a fiocchi grandi come gocce di polistirolo, mi si accumula in grembo e sul fronte della giacca tecnica da snobbordista, vezzo di trentinità al quale non riesco a rinunciare. La neve, non la giacca tecnica, è un grembiule bianco da cuoco biodegradabile.

Consiglio a tutti di pedalare, una o due volte nella vita, su di un materasso. È morbido. Non si sente nei piedi, naturalmente, non tanto neanche nelle chiappe, che ste bici moderne sono belle ammortizzate, ma si sente nell'anima, nientepopodimenoché. C'è questo velluto che parte da sotto le ruote e ti avvolge fin sotto la calotta cranica e il cappuccio nero. Ti scalda, o forse invece è la neve a scaldare, ché si sa, quella tira sempre su il termometro. E poi tutto diventa bianco, che pare un'ovvietà, ma quando dico tutto includo i canali e il fiume, che ghiacciato e bianco sembra quasi più camionabile delle stradinelle che lo seguono come le strisce dell'Adidas. Includo anche il cielo notturno, grigio di un grigio che ti chiedi se è l'unica manifestazione in terra di grigio luminoso. Grigio fosforescente, che se ci fosse un evidenziatore, di sto colore, mi immagino già tutti i proattivi, quella gente di classe che arreda le case come gli uffici per potercisi stressare meglio, beh, li userebbero per non lasciare nulla al caso sui documenti più vitali, quella gente là.

Lo chiameremo snowbike, troveremo sponsor, inventeremo accessori moda, chiederemo alla Gazelle e alla Colmar di pagare Madonna per dire che si mantiene il culo pedalando nella neve.

Intanto arrivo a casa e nell'appartamento sembra tutto più giallo. Così me lo godo, per una volta, tutto sto giallo, con un bel libro e un grappino. Metaforico, il grappino, e chi ha orecchie per intendere mi sa che stavolta non intende.

Nessun commento: