venerdì 6 febbraio 2009

Ce la si fa eccome

Baldovino ne ha invitata un’altra. L’ennesima, sempre diverse, solo che stavolta parla inglese. Ungherese, direi dall’accento. Questa volta potrebbe cambiare il finale però, lei potrebbe anche starci. Ma secondo me no. Sono entrato in soggiorno per prendere il pesto pronto e li ho beccati mentre parlavano di rugby. Lui descriveva con linguaggio cauto le doti di mascolinità del nobile sport, lei sembrava scettica.

Il fatto è che Baldo ha messo ancora il disco dei St. Germain, che secondo me porta sfiga.
In realtà la scelta è perfetta. Jazz ripulito da secchionaggine mascolina. Solo il beat, ché alle tipe piace il beat, soprattutto se un po' elettronico.
E poi Baldo sembra tenerci alla sua immagine di classico moderno. Solo che alla fine non abborda mai. Devono essere i St. Germain. Le invita alle 7 e per le 11 sono già via. Però ora sono le 11.10. Boh.

A me dei St. Germain piace l’altro, quello con Sure Thing, ma solo la sera mentre leggo a letto. Ci vuole qualcosa di tranquillo e senza voce. St. Germain, Ali Farka Touré, Gotan Project, Charlie Parker, Tinariwen, Coltrane, Carlos Gardel, con qualche concessione alla Bossanova. Si vede che vado per i 30, eh?
Stasera invece, per contrastare il beat che esce dal soggiorno ho messo Catartica dei Marlene Kuntz, che non ascoltavo da anni. Ma fa un certo piacere adolescenziale ascoltare So-so-so-sonica mentre di là Baldo vorrebbe fare il romantico. Ti dà quell’idea di star facendo una cosa veramente maledetta e alternativa, anche se nessuno può sentirti.

La vera fregatura del rock’n’roll non è la macchinetta tirata a lustro di Malcolm McLaren, ma quei gruppi da cinquantenni tedeschi che cantano roba tipo i love rock forever. Gli Stones ti fanno sentire rock. Ma che vuor dì sentirsi rock? Avere la moto? Vedi Pino Scotto su RockTV e ti accorgi che il rock in quanto rock manda in crauti le cervella. Classic rock. Un po’ di contegno signori.

11.25, la tipa è andata. Che sia timido? O forse non ci vuole provare. Ascolto ancora 1°, 2°, 3° e poi faccio un sopralluogo in soggiorno. Mi sembra perfetto finire con un sano “Non ce la facevamo più”.
Fa maledettamente rock.

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