mercoledì 18 febbraio 2009

Tu vuò fa' l'americana, ma sei nata in DDR


Puzzenroito non puzza e non è manco propriamente un roito, solo che questa è l’italica pronunzia del suo germanico cognome.
Puzzenroito è una mia collega a metà. Lavora da noi, come traduttrice in-house, ma la sua house è una casa, perché sta a Roma, da dove ci contatta ogni giorno via Skype. Questa settimana però è possibile assistere a una delle sue rare manifestazioni.

Sembra un ritratto classico della prima regina Elisabetta, con il suo sguardo austero, la carnagione cremisi e i capelli folti e ricci sempre raccolti in un crocchio rialzato che li divide in due mucchi sopra la testa con il resto ad uscire dall’elastico che li argina come una diga minuscola ma dal fulcro ben misurato. La versione da fumetto giapponese della regina, per la precisione, con le sopracciglia rasate completamente e sostituite da due sgriffi color oro antico simili agli intagli sulle casse dei violini.

La sua austerità si riflette anche nel modo di lavorare. Efficiente, serio, preciso. “Tecnologia tedesca”, diceva la pubblicità degli scaldabagno. Pare che quando lavorava qui la sera tornasse a casa di corsa. Tenete conto che in bicicletta ci vogliono trentacinque minuti.
Donna austera, si diceva, parla un ottimo italiano, ma con l’italico marito solo inglese. Per non lasciarsi mettere sotto, mi ha detto.

Il suo inglese preciso e impeccabile invece le permette di mettere sotto parecchia gente. Soprattutto il suo marcato accento americano, che si riflette anche su intercalare, esitazioni ed espressioni metalinguistiche.
Una da sposare, direbbe il marito, anzi, una da sposà. Ma c’è uno e un solo motivo che la rende insopportabile ed è il suo perfetto accento americano. Sentire quelle R bronchiali e i suoi periodici “oh boy!” mi fa perdere i nervi.
Vi capita mai di voler prendere qualcuno a schiaffi solo perché è fastidioso il suo accento? Solitamente gli americani sono fra i primi della lista (con fiamminghi, danesi, svizzeri tedeschi e ci metterei anche i lussembughesi, se non fossero protetti dal WWF come razza in via di estinzione).

Peggio dell’accento americano c’è solo chi americano non lo è, ma lo vuò fa'.
Perché di grazia fare lo gnuiorchese, se vieni dalla periferia di Magdeburgo? È come se un milanese andasse a Napoli cercando di imitare Totò. Probabilmente però i napoletani lo prenderebbero a male parole. Gli americani sono più tolleranti, ma non crediate che non si chiedano perché diavolo questa pollastrella parla come un fottuto yankee. Mi venisse un colpo! Mi viene da pensare agli inglesi di periferia, che dimostrano la loro educazione a pane e tabloid assumendo l’accento della regina.

Qualcuno si sforza ad adottareun accento americano o inglese perché crede che gli anglofoni se lo aspettino o lo apprezzino, ma non credo sia così. Credo invece che il loro punto di vista sia “in Inghilterra si parla inglese con accento inglese, negli Stati Unti con l’accento americano e a Parigi con quello francese". In realtà mi è stato detto che diversi americani credono che in Europa si parli inglese come madrelingua (italiano, spagnolo e francese come dialetti) e trovano un italiano che spicca inglisce normale come per noi un romano che sbotta “ahò”.

Ma la cosa peggio della Puzzenroita è che perfino le espressioni più naturali le vengono in inglese, addirittura le esclamazioni di sorpresa (oeuuuuh). Verrebbe da dirle di parlare come mangia, non fosse che ha già manifestato la sua preferenza per la cucina italiana e non mi va di sentirla invocare li mortacci de chicchessia.

Un paio di giorni fa ha battuto ogni record, si è rivolta alla conterranea collega Sandra chiamandola Seeendraeh come una valley girl del Midwest.
E c’è mancato davvero poco che la mandassi in diretta a pijasselo in der posto, tradendo però clamorosamente la mia cantilena delle valli alpine.

13 commenti:

adelaide ha detto...

Credo sia una cosa tipica dei tedeschi. Il precedente abitatore dell´appartamento in cui mi trovo a vivere (ddr, pure qui...)faceva lo stesso. È di Bochum. Mio cognato é stato tre volte negli steits e parla come gion uein. Chi abita con me, che in America ha vissuto ed insegnato anni, parla un inglese perfetto (mannaggia a lui), ma con un accento tedesco da paura. E mi lascia vivere senza sensi di colpa il mio tedesco trapattoniano. Che uomo!

bastian contreras ha detto...

grazie per i commenti! in questa sede è merce rara.

coltiva il tuo trapattonisch, ché magari nessuno te lo ha mai detto, ma c'è gente che ci invidia per come riusciamo ad arrotare la R.

anzi, se qualcuno ti guarda dall'alto, sfidalo a dire "rrrrrrr"

Anonimo ha detto...

Scusa, ma qui mi tocca intervenire.
Evidentemente mi hai punta sul vivo, e checcavolo, devo continuare a lasciar passare tutto?
Beh, prima di passare alla mia accorata argomentazione in difesa della crucca americanofila, ti faccio i complimenti per il blog (ché effettivamente mi piace, sennò non sarei arrivata a leggere fin qui).
Insomma, tendenzialmente io sarei una di quelle/i che parlano le lingue straniere assumendone l'accento. In breve, non parlo inglese come un gondoliere (e qui dichiaro la mia provenienza). Perché, dirai tu? Ecco, non certo perché mi sforzi quotidianamente di farlo, con ore ed ore di esercizio, allo scopo di fare la figa. No, è perché il mio cervello funziona così, tendo spontaneamente a riprodurre i suoni che sento, esattamente come un pappagallo. Se mi metti una settimana a Roma, pure io comincio a dire ahò. Altri sventurati come me hanno questa caratteristica, e vengono spesso guardati con sospetto. Qualcuno, invece, cerca di costruirci su una carriera di comico/imitatore. E' altresì mia opinione che ci siano popoli maggiormente portati a questo tipo di imitazione fonetica spinta, di soliti i nordici (molti nordici), e moltissimi slavi. Al polo opposto, i sudamericani. Ho sentito soubrettes venezuelane che sgambettano da lustri sui palcoscenici italiani, che ancora dicono "estò bene".
Concludo con un simpatico aneddoto: a un amico che mi sfotteva per il mio, a suo dire, ostentato Queen's English, scappò detto che un'australiana di sua conoscenza parlava italiano come Stallio e Ollio. L'ho massacrato.

Ossequi

Mia

bastian contreras ha detto...

Bello l'aneddoto. Chissà come avrebbero parlato Stanlio e Ollio se Sordi ci avesse messo un accento australiano...

Ho notato che solitamente sono le ragazze ad imitare gli accenti.
Chissà perché. Ci dovrò pensare.

Dici una cosa interessante quando parli di riprodurre i suoni che senti. Ci sono modi diversi di imparare le lingue, io mi baso sullo scritto, se una parola non la vedo scritta poi probabilmente non la ricorderò. Probabilmente tu ti basi più sui suoni e allora capisco le tue motivazioni.

Ma sei sicura di curare l'accento anche quando sei fra stranieri? Quando magari uno del gruppo l'inglese già lo parla poco e maccheroneggiando lo aiuteresti a capire meglio?

E comunque il britannico si regge molto meglio dell'americano...

Anonimo ha detto...

Mah, la cosa paradossale è che se sono tra indigeni o gente che lo parla bene, l'inglese mi vien fuori piuttosto convicente. Se sono tra gente che lo parla male, per qualche oscura ragione anche il mio precipita, si semplifica nelle costruzioni e rallenta in modo pressoché automatico. Credo sia sempre la storia del pappagallo. O una specie di complesso di Zelig (il film di Allen, intendo). Sai, è che proprio non ci penso, quando parlo viene fuori così da solo, non mi dico "adesso devi dire così o cosà".
E comunque, perché prendersela con noi (supposti)secchioncelli che abbiamo il dono del tutto casuale dell'imitazione fonetica? Io mica mi sento a disagio davanti alla gente che, per esempio, sa suonare uno strumento. Io c'ho provato per anni, e son rimasta 'na sega. Pace...

Ossequi

Mia

PS ipotesi pseudo scientifica (molto pseudo e poco scientifica) riguardo alla tua osservazione che sono perlopiù le donne a imitare gli accenti: pare che l'area del cervello dedicata al linguaggio sia nelle donne maggiormente sviluppata che negli uomini. Che poi questo abbia una qualche rilevanza in merito, chissà.

Anonimo ha detto...

scusate se mi intrometto...secondo me ha a che fare con il "lasciarsi andare": ci sono persone con molto autocontrollo che fino a quando non vedono come una parola é scritta, non riescono nemmeno a pensare, di pronunciarla. I "perfettini". Di solito danno il meglio dopo l´assunzione di sostanze atte a togliere l´inibizione (perlopiú basta un bicchiere di vino). E dopo li senti che colloquiano con un inglese come se fossero nati e vissuti a Cambridge. E altri che invece sono per "ecchicazzosenefregasesbagliounaerrebastachemicapiscano", che di solito vanno "per imitazione di suoni", come la mia amica italiana, che viveva qui in doicilandia e sosteneva di parlare perfettamente il tedesco "per imitazione" dopo un mese che era qui. Io avrei voluto essere come lei, quasi invidiosa (quasi, ho detto), fino a quando la signora del pane e latte non mi ha rivelato "Oh, sí, accento perfetto: peccato che storpiava tutte le finali, secondo me perché non le sapeva. E faceva anche tanti errori con gli articoli. Un vero tedesco lo nota". Anche perché qui sono molto hochdeutsch, mica baviera. Piccola rivincita trapattoniana. Deve aver anche a che fare con una certa "esagerata onestá intellettuale" tipica dei vecchi malgari alpini...io, perlomeno, non riesco a bluffare storpiando le parole che non conosco.. ma quando avevo quindici anni ero anch´io come Mia...adesso sto migliorando e ci ritorno, mi sa...comunque, siccome qui di Italiani manco l´ombra, nessuno capisce che cavolo di accento ho; la cosa che mi fa ridere é che si dividono in due: polacco e francese. Come se fosse la stessa cosa...
adelaide
PS: a proposito di Stanlio e Ollio: un amico tedesco é rimasto profondamente colpito quando ha visto che in Italia loro due sono doppiati con l´accento inglese, mentre tutti gli altri attori dei loro film parlano un italiano perfetto...

Anonimo ha detto...

Ovvio che l'Italian-English, French-Engish o Qualunquepaese-English esistono e vengono accettati. Non possono mica fare altrimenti: conosco molta gente che semplicemente non riuscirà MAI a parlare una pronuncia corretta e non riuscirà MAI a levarsi i suoni tipici della sua lingua madre. Secondo me il fatto che lo accettino è MOLTO diverso dall'apprezzarlo. Una parola pronunciata con un Italian English è comunque pronunciata in maniera SBAGLIATA. Quindi non mi tocca che fare i complimenti alla super austera tedesca. Sarebbe davvero ridicola solo se usasse uno slang che non si addice ad una persona 40enne e superseria come lei...mi spiego meglio con un esempio: immaginatevi Napolitano dire espressioni del tipo: "Bella zio!!", "Non andarmi in para", "Ci stai troppo dentro".Sono convinto che in realtà è questo tipo di espressioni che ti danno sui nervi(l'espressione "Oh boy" da te menzionata potrebbe confermare ciò che dico) e NON l'accento.

Anonimo ha detto...

L'Italian-English sarà anche acettato ma secondo me non c'è niente di peggio che sentire: "AI EM FROM ITALì", "DENK IU", "UAT TAIM IS IT?". Magari nessuno ti dirà niente ma sicuramente non fai una bella figura. D'altronde credo che non capiterà mai che un americano dica:"Complimenti, hai una pronuncia italo-americana davvero strepitosa!!". L'Italian-English e American-English non sono due versioni della stessa lingua: una è GIUSTA e l'altra è SBAGLIATA. Per ora su tutti i dizionari di inglese su internet ho trovato vicino all'altoparlante per sentire la pronuncia sempre solo 2 link: "US" e "UK". Se un giorno mi capiterà di trovarne altri come "IT" o "FR" potrei magari cambiare idea! Oltretutto noi italiani ci facciamo sempre riconoscere più di tutti per il nostro Italian-English perché credo che assieme a pochi altri eletti deteniano il record mondiale nello sport "pronuncia inglese raccapricciante"!!! Visto che adesso vivi in Olanda ti faccio una domanda: il "Dutch-English" si distingue come l'"Italian-English"? Non credo proprio: magari un olandese quando parla inglese non ha una pronuncia perfetta ma è comunque in generale molto buona.

Anonimo ha detto...

Parole tue: "In realtà mi è stato detto che diversi americani credono che in Europa si parli inglese come madrelingua (italiano, spagnolo e francese come dialetti) e trovano un italiano che spicca inglisce normale come per noi un romano che sbotta “ahò”". Non è un caso che tu abbia scritto(sebbene inconsapevolmente) italiano, spagnolo e francese piuttosto che tedesco, svedese, olandese o danese. Infatti credo che ad esempio dello Swedish-English nessuno abbia mai sentito parlare. Quindi non è vero che l'inglese è una lingua malleabile e che ognuno è libero di storpiarla a piacere. Il discorso è un altro: il French-English Italian_english e Chinese-English nascono perché in ognuno di questi paesi il 90% delle persone che parlano inglese lo fanno con una pronuncia sbagliata (ripotando in inglese gli stessi suoni della loro lingua madre). Il German-English esiste? Io non lo mai sentito. I termini Italian_english o French-English invece li ho sentiti menzionare milioni di volte.
Gli americani crederanno che i tedeschi non hanno un dialetto(oppure che ne hanno uno molto meno marcato e distinguibile di altri).

Anonimo ha detto...

Un conto è non parlare in maniera perfetta, ma moltissime volte noi italiani parliamo talmente male che non riescono nemmeno a capirci...Ma a tale proposito vi consiglio di farvi due risate con questo video davvero esilerante:

http://www.youtube.com/watch?v=O1Uo20QnsHM&feature=related

E non dite che molti americani credano che l'Italian-English è da considerarsi un "dialetto" dell'inglese..avete visto come ci prendono per il culo!!!

Poi del giudizio di quegli americani che "credono che in Europa si parli inglese come madrelingua (italiano, spagnolo e francese come dialetti)" francamente non mi interessa nulla. Le persona che pensano una roba del genere sono di un'ignoranza abissale! Per caso credono anche che la terra sia piatta??? Ma andiamo!!!!!

bastian contreras ha detto...

Mi dispiace ma stavolta non sono d'accordo. Credo nella dignità di tutte le forme di inglese, anche se, paradossalmente, l'italiano tipo Denghiu mi fa male alle orecchie. Per me si tratta di cercare di aver un accento comprensibile e chiaro, ma evitando di suonare americani o inglesi (o irlandesi, australiani, giamaicani, figiani).

Avevo un'amica tedesca che parlava italiano con accento napoletano. L'effetto era simpatico, tenero, ma purtroppo non esattamente credibile.

Sul Dutch English, ti dico che esiste eccome: nel film Austin Powers il cattivo è olandese e nella versione originale buona parte dell'umorismo è basata sul suo accento. Ci vuole un po' a comprenderlo, perché non siamo abituati alle strutture fonetiche germaniche, ma un inglese lo sente. Se lo sente tanto quanto un accento italiano, francese, spagnolo? Certo che no, ma direi che è perché la fonetica latina è molto diversa da quella germanica, non per incapacità o ignoranza.

Cosa ne pensi ad esempio del Nigerian English? Ho parlato con un signore nigeriano una volta e si faceva fatica a capirlo. Eppure l'inglese è lingua ufficiale nel suo paese. Considereresti il Nigerian English allo stesso livello dell'americano o dell'italiano? E in ogni caso, dove vedi il confine fra varietà ed errore?

Anonimo ha detto...

Forse hai ragione(solo in parte: non crederai che te la dia vinta così facilmente!!): mi rendo conto di essere un po’ troppo rigido per quel che riguarda la pronuncia. Il fatto è che l’attenzione per la pronuncia mi è stata inculcata per l’educazione che ho avuto: parecchie estati ho frequentato una scuola di inglese all’estero. Ricordo che la pronuncia veniva messa in primo piano e curata maniacalmente…capisci quindi che sentire che l’inglese ognuno lo può parlare come vuole a patto che sia comprensibile per me è abbastanza difficile da accettare.. credo però che sia una buona cosa avere almeno un riferimento da seguire altrimenti sarebbe un macello!!! Quindi secondo me avere come modello un inglese molto diffuso e facilmente comprensibile da tutti è fondamentale: nella stragrande maggioranza delle scuole europee questo è il British English. Una volta stabilito un modello ritengo che qualunque studente debba assumere quello come giusto e considerare le differenze sbagliate. Ovvio che come in tutte le cose ci vuole anche del buon senso: se uno assume come modello il British English ed usa il termine “vacation”(american) piuttosto che “holiday”(british)non credo sia grave! Quindi secondo il mio pensiero almeno per uno studente la pronuncia corretta deve essere UNA SOLA e bisogna cercare di avvicinarsi il più possibile a quella..credo quindi che quando a scuola l’insegnante sentendo un inglese comprensibile ma fortemente macchiato da un accento italiano faccia bene a considerarlo un errore..il ragionamento da seguire non dovrebbe essere”basta che mi capiscano” ma “aspiro al perfetto British(o al perfetto American)”. Oltretutto anche se vuoi soltanto farti capire con il British o l’American English non avrai mai problemi, con l’Italian credo di sì(tu stesso hai detto che hai fatto fatica a capire il signore nigeriano)..è un po’ come uno che impara a nuotare e lo fa con uno stile a cagnolino(chi può dire che è sbagliato?? Stà a galla lo stesso!!). Certo che se riuscisse a nuotare a stile libero o a rana sarebbe sicuramente meglio…

bastian contreras ha detto...

Mi viene da pensare che nell'ufficio di traduzione dove lavoro spesso ci vengono commissionati progetti in "International English" (o "International Spanish, o il peggio, "International Portuguese").
Il bello è che non esiste una definizione per questa lingua. Dicono che accetti l'-ize americano, ma usi "behaviour" e "colour". Ma forse il nostro è solo un errore di fondo: la concezione anglosassone della lingua non è così fissa e rigida come la nostra, loro vedono la lingua come un flusso in evoluzione e quindi accolgono più facilmente le modifiche. Strano per un paese tradizionalista come l'Inghilterra, meno per gli USA.