venerdì 13 febbraio 2009

Guanti randagi

Guanti, continuo a trovare guanti. Ogni giorno per strada, lungo il fiume, decine di guanti di ogni tipo. Di pelle, di lana, manopole e guanti. Sempre uno solo. L’altro manca. Pedalo, mi guardo intorno, ma nessun riscontro simmtrico, sempre solo guanti spaiati. Un mistero, perché uno che perde un guanto se ne accorge, no? Fa freddo, non ci si gira in bici senza guanti. È capitato purammè di perderne uno, mentre tatteravo con l’ippodio, pedalando la mia via. Concentrato sulla musica, l’avrò lasciato cadere. Stupido. Ricordo solo che a un certo punto ho avuto la sensazione che le mie mani fossero più libere di quanto credessi, ma non ho collegato il fatto alla perdita del guanto.
Poi però me ne sono accorto che mancava. Sono tornato indietro e l’ho trovato, in mezzo alla strada. Sarebbe stata una novità, un guanto da sci, lungo un fiume dei Paesi Bassi.

Ma gli altri che perdono i guanti non tornano indietro? Forse è una scusa per farsene regalare di nuovi. Ma allora perché non lasciano cadere anche l’altro?
Ce n’è stato uno, di guanti, che è rimasto allo stesso punto sul ciglio della strada per una settimana. Gli altri faccio in tempo a vederli una volta, poi qualcuno li raccoglie. Ma chi? È bello pensare a uno che ne ha bisogno, ma non può essere. In questa parte della città non ci sono senzatetto.

Secondo me è il vecchietto gobbo, quello che sorpasso ogni mattina, lui col suo rampichino blumetallo col manubrio troppo basso, che lo costringe a procedere in una posizione da record dell’ora, con le chiappe puntate verso l’alto. Come quel quadro di David Hockney, le linee rette e moderne del rampichino che si oppongono al profilo rugoso del vecchietto, dando una sensazione di movimento. Praticamente solo un’idea, perché procede con la lentezza di uno che non ha posta elettronica da controllare. Spesso lo trovo fermo, scende dal rampichino, mette la mano destra a visiera e guarda la campagna di Amstelveen, due chilometri di pascoli selvaggi, che terminano dritti davanti ad un grattacielo di uffici. E lui i grattacieli non li vede, col suo occhio fermo a qualche decennio fa. Lui, nel freddo di fine inverno, con la sua bella, scaldati da una bottiglia di jenever e una coperta patchwork tessuta da lei, con centinaia di guanti intrecciati.

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