lunedì 11 agosto 2008

Il mio ciclo quotidiano

Pedalo verso casa sulla mia Batavus Torino verde scarabeo, fra folaghe, aironi e cultori dello jogging e mi rendo conto che sono in Olanda da quasi tre mesi e non ho ancora parlato di biciclette. Non è vero, ma quasi, tre righe non rendono giustizia ai fiets e ai loro fietser.

La bici è per l’olandese quello che il SUV è per un italiano, o quasi, perché qui sembra che chi ama tirarsela non abbia vita facile. Diciamo che la bici rappresenta un tipo di orgoglio privo di ostentazione.

In Olanda la bicicletta non è un attrezzo sportivo, ma un mezzo di trasporto. Pochi pedalano con lo scopo di fare esercizio, i più lo fanno per pura praticità.
Anch’io. Il percorso verso il mio ufficio ad Ouderkerk aan de Amstel dura 35 minuti, ma scorre che è un piacere. Il primo tratto è in città, ma scorre tranquillo, il traffico non è un problema in un centro abitato dove più della metà degli abitanti non è motorizzato. La seconda parte procede lungo l’Amstel, che, almeno in questo tratto, non è una birra ma un fiume che costeggia le case dei ricchi di una certa età, gente che tiene le capre nel giardino di una villetta che farebbe invidia a molti. Questo tratto fra canneti e canali è di una bellezza studiata e curata. I piccoli ormeggi per le barche a remi e i gazebo esagonali di legno nei giardini sono concepiti per fare invidia ai giornalisti di Gardenia, così come la villa dello scultore, disposta in gironi squadrati, divisi da fossati, e seminata di statue sparse fra pioppi e aironi.
Nell’ultimo tratto la strada si restringe, ma rimangono comunque le due carreggiate per i ciclisti, costringendo gli automobilisti a tratti al senso alternato e dividendo la strada a metà fra motorizzati e non.

Ma la bicicletta non è certo il mezzo più comodo quando si deve trasportare qualcosa. A questo si rimedia con l’ingegno personale (ho visto gente usare una mano per dirigere la bicicletta e l’altra per trascinarsi dietro un trolley) o quello commerciale: da questa necessità nascono i bakfiets, dotati di un cassone di legno per trasportare oggetti o bambini. Proprio oggi, tornando dal lavoro, ho potuto ammirare le gesta di una signora, peraltro dotata di fisico tuttaltro che olimpico, che eroicamente tentava di trasportare ben due bambini sul bakfiets.
Una certa diffusione hanno anche il tandem e soprattutto la bicicletta a sdraio. Non capirò mai come chi pedala supino possa fermarsi e ripartire ai semafori, ma credo che il mezzo sia piuttosto veloce, a giudicare dalla velocità alla quale i ciclisti a sdraio mi sfrecciano davanti.

O forse sono io che non ho il fisico, superato ogni mattina da ragazze con tacchi a spillo e tailleur e uomini d’affari pettinati con valigetta in una mano e manubrio nell’altra. In effetti le gambe degli olandesi sembrano essere non poco muscolose.

Pazienza, il giorno in cui le mie gambe aumenteranno di volume a forza di correre la mia piccola quotidiana Amstel Gold Race, potrò dichiararmi perfettamente integrato.

Nessun commento: