mercoledì 6 agosto 2008

Wonder-vla!

Il vla è l’alimento base dei tossici, perché contiene molto calcio e costa poco.
Esiste messaggio promozionale più convincente di questo apparso in un’intervista sull’alimntazione dei drogati? Avevo già sentito parlare del prodigioso vla, ma non avevo mai provato l'impulso di assaggiare questa temibile crema di coloranti. Ma l'edizione dedicata all’alimentazione dei drogati di Amsterdam Weekly mi ha convinto. Chi meglio di un tossico sa come ottenere il massimo nutrimento con la minima spesa?

Così sono corso al supermercato sotto il mio ufficio e mi sono procurato la mia dose, offerta in un cartone come quello del latte, ma giallo intenso, in modo da riflettere a) il gusto di vaniglia e b) l’artificialità del prodotto.
Il tradizionale amore a prima vista, con tanto di angioletti giallo canarino e cuoricini più densi dello yogurt, mi ha pervaso nel profondo dei neuroricettori.
Cremoso, colorato, dolce, sono al giorno d’oggi i tre requisiti fondamentali del gusto, e il fluido giallo li soddisfa maestosamente tutti.
Poi con il tempo ho provato tutti li altri gusti, cioccolato e caramello, per poi passare alle varianti miste, con vaniglia E cioccolato.

Ma la vera prerogativa del vla bigusto è che è anche bicolore, nel senso che i due gusti sono separati perfettamente all’interno del cartone. E il vla mantiene le promesse, risolve grazie a chissà quale processo chimico la frustrazione provocata da decenni di dentifricio bicolore, che nella pubblicità rimane rigidamente suddiviso, mentre nella realtà i colori si fondono, provocando l’irritazione di chi lo ha comprato esclusivamente per ammirare la magia dei colori separati. Non solo nel vla bicolore gli elementi non si fondono, ma la separazione avviene esattamente dove indicato sulla confezione, per metà gialla e per metà nera e soprattutto si mantiene fino alla fine dell’esperienza gustativa.
Il mio prossimo obiettivo (ma prima devo prendere coraggio) è provare il vla vaniglia e fragola, divisi da una sottile linea di cioccolato. Confesso di provare un certo timore reverenziale nei confronti della commistione di fragola e cioccolato (non per niente ci hanno girato un film), ma se la sottile linea nera resistesse fino alla fine della confezione sarebbe un evento di portata rivoluzionaria, in grado di farmi ricredere sull’inevitabilità della differenza fra prodotto pubblicizzato e prodotto effettivo. Potrei entrare in un fast food pensando che dopotutto il mio hamburger potrebbe davvero assomigliare a quello fotografato sul menu, senza ricorrere a parole pesanti come “utopia” e “mistificazione”.
Ma forse tornerei subito con piedi e culo per terra. Forse non tutti i prodotti artificiali sono genuini come il vla.

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