martedì 8 luglio 2008

l'aranciata esagerata



quando si parla di calcio, gli olandesi sono più fanatici degli italiani. questa è stata la mia prima impressione appena arrivato ad amsterdam, a fine maggio dumigliotto.
chiaramente una frase del genere non può essere piazzata là morbida e liscia come un assist del miglior pirlo, ma richiede la sua bella spiegazione.

sono arrivato alla vigilia dell’europeo e, per chi un mese fa si trovava su mercurio, oppure negli stati unti, la prima partita dell'olanda è stata proprio contro i nostri baldi govani dal completo cianotico.
un'oretta prima della partita sono uscito con la mia bella maglietta azzurra per andare ad una specie d'italica enoteca, dove il resto degli eredi di dante e ciceruacchio si sarebbe dovuto radunare.
appena varcata la porta di casa incrocio subito il vicino casinista, che alla vista di cotanto color cielo strabuzza gli occhi domandando incredulo: “italië?” io gli rispondo in interlingua “eh ja, eh, if no italië, no blue shirt”. lui lo trova divertente, io esco, salgo in bici e ci metto circa cinquanta metri a capire il perché.

in pratica tutti sono vestiti di arancione, tutte le vie della città sono imbandite che neanche al carnevale di ivrea, leoni e bandiere si alzano ovunque, il patriottismo dei paesi piccoli e innocenti, che possono ancora permettersi di issare la bandiera in giardino, è commovente.
anche i take-away etnici partecipano alla festa, esponendo la bandiera olandese accompagnata a quella di marocco, india, israele, turchia o suriname, a seconda per l'appunto dell'etnia del caso. e io resto la macchia azzurra, che sfila in bici sotto mille sguardi divertiti, cercando di non commettere infrazioni delle norme stradali per non confermare i loro stereotipi su di noi.

nell'occasione poi, i nostri eroi si rivelano più buzzurri che azzurri, visto che se ne fanno rifilare tre, dando personalmente il via alle danze qui in città.
a leidseplein la gente canta che we are the champions, dopo il quattrauno contro i francesi, dove anche il sottoscritto ha modo di partecipare con trasporto alla goduria generale, impazzano in tv le immagini dei salvatori della patria che sfilano su di un autobus tutto arancione, esibizione pericolosamente simile a quella degli italici ventitrè dopo il mondiale di due anni fa.
è chiaro che il tutto porta di molto sfiga, ma gli olandesi se ne fregano, festeggiano convinti che vinceranno qualsiasi cosa, che a distanza di vent’anni van basten li farà vincere di nuovo.

nei negozi ed in tivvù è gaggettomania. i supermercati albert heijn, dalla micologica caratteristica di crescere ovunque, regalano i ricercatissimi welpies, pupazzetti a forma di leone con lunghi capelli arancioni. da blokker, negozio di chincaglieria trash, si superano, proponendo le famigerate magliette con il muso d'un leone sul lato anteriore, che può essere alzato in caso di gol, mostrando la bocca della trista fiera aperta in un ruggito.
calcio, calcio, calcio, su tutti i giornali, ovunque in tv, per strada, in ufficio, nei tram, dove anche gli autisti sfoggiano la spaventosa divisa arancione della nike e partecipano alla festa scampanellando.

poi arrivano i quarti di finale, la russia è una formalità e come tutte le formalità apre le fauci tipo maglietta del blokker e se magna er lione d'un sol boccone.
gli olandesi bestemmiano il giusto, poi ripiegano il bandierone e vanno a casa ordinati. il giorno dopo l'aspetto delle strade cambia. basta arancione, è fuori moda, i giornali non parlano di calcio e l'intera competizione cade nel dimenticatoio. solo la finale è degna di un riquadro titolato viva españa, olé o qualche facile combinazione del genere.
non è codardia, è solo che in realtà agli olandesi del calcio gliene frega quanto a berlusconi dei conti pubblici dello stato. gli piace parlarne quando ne parlano tutti, ma in verità, in verità vi dico che non gliene frega una mazza.

per chi sta bene, per chi tiene li sordi come gli olandesi, il calcio è una moda, un'occasione per fare carnevale, un divertente diversivo per famiglie, perfino un gioco, orrore degli orrori!
per altri, invece, il calcio resta la ragione di vita che tutti noi conosciamo. in semifinale ci pensano i tanti turchi di amsterdam a ricordare a chi tiene la tivvù spenta che qualcuno là fuori sta ancora giocando. ogni gol segnato nel segno della mezzaluna viene scandito in una stereofonia di urla e trombettine in tutto il circondario e il giorno dopo la vittoria contro la croazia le cassiere dell'albert heijn del quartiere sono vestite con maglia rossa e velo. intanto per strada si moltiplicano i welpies spappolati, scalpi di capelli arancio su pappette di plastica. e qualcuno comincia a lamentarsi del casino che fanno i turchi mentre festeggiano. un po' di contegno, cribbio, mica siamo a gençlerbirliği! in fondo è solo un gioco!

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