lunedì 21 luglio 2008

forma e sostanza

oggi vorrei parlare di niente. mi son detto, sarà vero che noi italico popolo siamo così bravi a parlare di niente? mi son risposto "boh, vabbè, proviamo".
mi è venuta in mente sta cosa perché al liceo la proffe ci ha insegnato che l'importante è continuare a parlare, farsi vedere galivi e spolverini. on sapere, ma mostrare di sapere.

poi in erasmus in germania, ho notato che da loro esami orali zero e i miei amici crucchi sembrano non gradire i discorsi fini a se stessi che tanto appassionano l'italica genia.
sempre all'università ho constatato come sia più semplice leggere libri di scrittori anglofoni che prodotti nostrani, in quanto le frasi sono semplici e il discorso è fatto per argomentare, non per mostrare che si conosce l'argomento. notate bene, signore e signori, come un professorone italico ci tenga a riempire le sue opere di dotte citazioni, argute ponderazioni filosofiche, paroloni astrusi. l'inglese invece scrive tre parole per frase, fa sommario, controsommario, grafici, disegnini, esempi simpatici, battutine e conclude con un bel riassunto.
ah, ma la classe italiana! vuoi mettere la classe italiana co sti 'gnoranti?
è infatti fondamento dell'italica civiltà la presunzione che la forma venga prima della sostanza.
vi ho sicuramente già raccontato degli italiani di amsterdam, che per i loro incontri hanno imposto il vestito da sera, per mostrare la nostra classe.

è vero, in tutto il mondo si tende inconsciamente a dare alla forma più importanza di quanta ne rivesta in realtà. tutti comprano i cd perché gli piace la copertina, le merendine con la confezione più bella, e chi dice che non è vero probabilmente non se ne accorge neanche.
in italia tutto ciò non avviene inconsciamente, ma di proposito. così quando andiamo a votare scegliamo il politico simpatico, nel negozio compriamo il telefonino figo, anche se vale meno e costa di più.
lo stesso vale quando parliamo, non conta cosa diciamo, ma come.
ma qual'è il motivo di questa tendenza? dall'alto del mio piccolo posso solo teorizzare. che sia perché in italia il bello è tutto ciò che abbiamo? abbiamo arte, architettura, perle della natura, ma che altro? il bello è una scusa per ottenere il massimo facendo il minimo, altra nostra passione.
mah, alla fine partendo da niente ho finito per parlare di qualcosa. e comunque la divagazione è alla base di questo blogghe.
che volete farci, sono italico pur io.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Completamente d'accordo. Trovo molto più gradevole la lettura di libri stranieri: frasi brevi e concise. Noi italiani scriviamo spesso periodi infiniti che mentre li leggi devi ricominciare da capo perché ti perdi. Un'altra cosa che ho notato è il tono formale portato all'esasperazione. Per esempio una legge o un regolamento condominiale sono scritti spesso in maniera incomprensibili per la maggior parte degi italiani. Quanto apprezzo invece lagenuinità e spontaneità di molte lingue straniere! Ad esempio sentire un critico d'arte definire un'opera "rubbish"(immondizia) è una cosa che in Inghilterra potrebbe capitare tranquillamente. In Italia sarebbe invece uno scandalo!

Anonimo ha detto...

Un paio di sere fa si è svolta un'intervista sulla rai. Le domande erano rivolte ad un professore di inglese. Questo ha affermato che uno dei più grossi limiti degli italiani nell'imparare le lingue straniere è la paura di fare una brutta figura. Ha spiegato che invece di provare a farsi capire e parlare pur commettendo degli errori la maggior parte degli italiani preferisce stare zitta perché non si sente all'altezza e prova imbarazzo. Ha spiegato che bisognerebbe buttarsi e non farsi tante paranoie. Forse questa è una dimostrazione di come gli italiani più di tutti vogliano essere belli. Attenzione però perché se questa voglia diventa un ossessione può diventare un grande limite(come in questo caso).

bastian contreras ha detto...

L'aneddoto è interessante. Io ne ho uno simile, ma visto da un'ottica capovolta.
Ho studiato francese in Irlanda e durante una delle prime lezioni l'insegnante ha spiegato agli studenti che devono stare attenti, perché i francesi non amano che si parli sbagliato. Ci ho pensato un po' e mi sono reso conto che è come quello che dici tu dell'italiano. In inglese è concesso sbagliare, è una lingua malleabile, è la nostra lingua quanto lo è degli inglesi e degli americani. È la lingua dei nostri tempi, semplice da assimilare e malleabile. Quando un inglese ci sente parlare col nostro accento italiano, per lui non è un cattivo accento, ma Italian English, come l'American English (basterebbe codificarlo e sarebbe una lingua de facto). Una lingua malleabile si adatta a tutti i contesti, è una lingua scientifica, mentre l'italiano è letterario.

Anonimo ha detto...

I francesi non amano che si parli sbagliato: c'est vrai! Può essere anche giusto però bisogna distinguere le situazioni..mi spiego: un conto è essere a scuola e un conto è se un turista entra in una panetteria e chiede una baguette improvvisando una frase con i 3 vocaboli che conosce..io direi di farsi una risata, ma succede difficilmente. Il mio francese non è perfetto: "Pardonnez-moi, mon dieu!!". Non sono mica nato in Francia io!! Infatti si vede perché all'uscita della panetteria la baguette sotto l'ascella pezzata non ce la metto!!!!!