lunedì 9 maggio 2011

Compressione

Come ogni volta che ho un problema irrisolvibile, mi guardo indietro alla fine, quando il problema è risolto, e penso che ho avuto culo. In realtà era il problema ad essere meno irrisolvibile di quanto sembrasse.

Nulla di grave, ma nei momenti in cui non hai problemi, te ne devi pur trovare uno, per rendere la tua vita un po’ più simile a un film. È che la vita senza trama non fila, e per la trama serve un problema da risolvere.

Così alla fine sono riuscito a piazzare tutto. I colleghi si sono aggiudicati due delle biciclette e lo stereo. E Robin era felice come una Pasqua perché gli ho regalato la piastra per fare le cialde. La Greca ha visto l’annuncio su Facebook e si è comprata la bicicletta da rottamare e uno dei mobili dell’IKEA, lo scrivo giusto perché poi la gente dice che Facebook è solo per i voglieri. Il resto è andato tramite vari siti olandesi, con una ragazza olandese dall’aspetto ben più leggiadro del suo nome (Chantal van Seguonotroppeconsonanti) che alle 23 del giorno prima della partenza ci libera delle adorate sedie turchine.

E ci libera di un problema non da poco, perché a quel punto ancora non lo potevamo sapere, ma la Zafira presa a noleggio non aveva spazio per tutti i nostri tesori. O così sembra all’inizio, perché dopo ore di tetris con casse e scatoloni siamo riusciti ad ammassare tutto. Tutto. Tranne le sedie turchine, che non ci sarebbero state.

Quella che alle 15:52 si immette sulla tangenziale dall’uscita 102 in direzione Utrecht è una cassa motorizzata senza un centimetro di spazio vuoto, vanto delle più moderne tecniche di gestione dello spazio e delle risorse. Sedili avanzati al massimo per non sprecare neanche un centimetro cubico e le mie cose da bagno che urto ogni volta che tiro il freno a mano.

L’ho già scritto, ma mi piace: una lumacchina con tutti i nostri averi. Basterebbe una curva sbagliata sulla strada verso Parigi, un sorpasso senza guardare bene lo specchietto retrovisore destro (quello centrale è inutilizzabile per via del carico) e tutte le cose al mondo a cui teniamo andrebbero perse. Come investire il tuo conto in banca in una maratona di videopoker.

Portiamo il nostro mondo a San-Lupo-della-Foresta, nella periferia di Parigi, a casa della madre di Lilù. Solo la parola “Periferia di Parigi” è in grado di destare immagini di terrore ed auto bruciate nell’innocente immaginazione di un ragazzo di campagna, cresciuto fra caprioli e vicini che al massimo della crudeltà ti versano il diserbante nell’atomizzatore. L’immagine di una delle più grandi città d’Europa, laddove la legge è nelle mani del più forte e di chi sa rappare meglio, è fissa nella mente del vostro bucolico scrivano, ma dopo centinaia di chilometri sulle fitte autostrade dell’Olanda e del Belgio, dove ogni chilometro c’è una grande città e quindi uno svincolo, le strade francesi sono un sospiro di sollievo a tre corsie vuote. E l’entrata nella pancia del Lupo avviene attraverso la foresta che gli dà il nome. Si sale su di un pendio fra abeti alti e fitti e solo dalla cima si vedono le luci della grande città. Ma questo non ci tange perché ancora un chilometro e siamo arrivati.

Sono le 22.30, la notte è scesa proprio nel bosco e ora l’unico problema è comprimere il contenuto del nostro appartamento in un appartamento poco più grande. Una giornata all'insegna della compressione.

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