giovedì 16 dicembre 2010

Out on the weekend

Qui al grigio capita a volte di diventare meteoropatici per terrore del meteo. Così, preventivamente, si soffre il grigio pensando a quanto lo si soffrirà quando sarà ancora più grigio.
A volte si esce quasi di senno, anche e a maggior ragione se si è gente pratica, che cerca di prevenire i problemi prima che si manifestino. D'altra parte, tent'anni di pubblicità che dice che prevenire è meglio di curare non possono non aver avuto effetto.
Così una persona pratica come Lilù può decidere di combattere la depressione invernale concedendosi qualche giretto qua e là nel fine settimana.
Le idee sono diverse: Edimburgo va vista nei crepuscoli autinnali e Vienna con la neve e il brulé, poi la Scandinavia al freddo, ma prima che diventi troppo freddo. Tutte cose da fare subito e siccome Lilù non concede vie di mezzo, decide di farle non solo subito, ma anche tutte. A me la cosa non dispiace e mi aggrego subito, imbavagliando la coscienza per non pensarci neanche per un secondo.
Così da qualche settimana si parte. Il venerdì l'aereo è un'ottima scusa per lasciare il lavoro dopo solo 8 ore e mezza e prendere l'autobus 300, che in venti minuti porta dai mulini delle campagne di Chiesavecchia sull'Amstel ad uno dei più grandi aeroporti d'Europa. Si fa il check-in, si parte e si torna la domenica notte o, quando se ne ha il coraggio, il lunedì mattina, direttamente dall'aeroporto all'ufficio.
In cambio si ottiene una finestra lunga due giorni sulla vita di una città. Si scopre come viaggiare dall'aeroporto al centro, come funzionano i mezzi pubblici, quale piazza è considerata il Centro, dove sono i negozi, i musei, i palazzi. Si prova la birra locale.
In due giorni ci si fa un'idea di massima, si può dire "ci sono stato" e colorare il quadratino sull'apposita applicazione di Facebook.
In due giorni hai un quadro con un tema cromatico, come una - ma solo una, massimo due - delle cattedrali di Rouen di Monet, o delle Marylin di Warhol, per rendere l'idea.
Ad Edimburgo abbiamo preso più acqua di una formica sotto uno stenditoio. E la lavatrice deve essere stata piena di golf neri, a giudicare dal colore del cielo. Edimburgo me la ricordo a china, con ombreggiature a carboncino, tirate dal vento. Invece a Vienna c'era una neve che rendeva i contorni appena schizzati da una matita a mina HB. E Bruges è un acquerello ancora umido.
Solo a Valencia abbiamo trovato il sole giallo primario della tempera di un ragazzino delle medie, ma era maggio. E questo rende l'idea di quanto poco bene facciano questi fine settimana invernali a chi è meteoropatico.
Domenica, nel treno di ritorno dall'aeroporto, Lilù me lo ha confessato: forse i fine settimana in trasferta conviene farli d'estate. E io non ho potuto non pensare al nostro capodanno, già programmato nel cuore bianco della Svezia, con la notte che cala alle due e mezza e temperature da pubblicità della vodka.

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