domenica 12 dicembre 2010

Angioletti dell'inferno


Stefan è incazzato nero.

Smonto dalla bicicletta nell’angolo d’ombra davanti alla porta del deposito e in una torsione di spina dorsale ho addosso lui: alto, coda di cavallo appena ingrigita e giubbotto nero di pelle.

“Non hai pagato”, dichiara col suo accento da dobermann.

“No, aspetta, ti spiego”, gli rispondo.

“Non si fa”. A scuola devono avergli insegnato che ci sono solo cose che si fanno e cose che non si fanno. Il resto è roba per gente che abita dove si va in ferie.

“Pago ora”.

“Entra”, non in conseguenza di quanto da me detto, ma come ordine inderogabile.

È proprio nel Ciclopirata, il suo negozio di biciclette, che ho scoperto tutto su Stefan. La sua vita è in esposizione. Che sia tedesco lo capisci da come parla olandese, che con quell'accento ci vuole un po’ a capire quale delle due lingue stia parlando. Precisamente di Bochum, lo dice la targa tedesca con scritto BO appesa al muro. È un motociclista: la targa è quadrata, spezzata su due righe, ma queste informazioni si capiscono anche dalla giacca di pelle con "Hell's Angels - Germany" distesa in una cornice sopra la cassa. È un duro, Stefan, uno di quei tedeschi patti chiari e amicizia lunga, che credono nella lealtà prima di tutto, nel rispetto della persona e dei (loro) codici etici.

Non pagare l’affitto del deposito per la tua bicicletta a lungo raggio non è proprio sleale, non viola apertamente i codici etici, ma scalfisce leggermente la rispettabilità della persona. L'unico modo di mondarsi da tale colpa è sottostare al suo discorso incazzoso, senza replicare.

Io replico. Replico in olandese, perché Stefan non mi concede di parlargli tedesco: anche se ha capito da mesi che sarebbe più facile anche per me, non c'è nulla di più tedesco del ripudiare la propria lingua. Replico che lavoro a Chiesavecchia sull’Amstel, parto la mattina alle 8 e torno la sera alle 8 e a quelle ore il negozio è sempre chiuso, e il fine settimana scorso ero via.

Ribatte nel suo olandese con accento tedesco al mio olandese con termini tedeschi. È incazzato, ma si sente che lo fa solo per la reputazione. Sotto sotto preferirebbe chiudere qui e andare a casa a guardarsi un film di Russ Meyer. Allora mi intenerisco e rinforzo le scuse.

"Lavori da Ron Blauw?” mi fa dopo un paio di scuse. Deduco che parli del più famoso ristorante della regione di Amsterdam, l’unico punto di fama del borgo di Chiesavecchia. “No, guarda, magari: in uno studio di traduzioni americano. Ci fanno fare un culo così”. Una smorfia di connivenza fra le basette appuntite e so che siamo amici.

Non so perché, ma i cattivi buoni mi fanno una grande simpatia. Striscio il bancomat, premo 3 – 7 – 2 – 6, ho la coscienza a posto e un nuovo amico pronto a difendermi in caso di rissa.

Danke Stefan. Tschüss!


Che dici, che il codice del bancomat sia vero?
Si
No
Sono uno di quelli che rispondono "non so" ai sondaggi
  
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3 commenti:

Unknown ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Unknown ha detto...

Sei tu la persona in foto?

bastian contreras ha detto...

No, se vincessi le gare ciclistiche non sarei mica nato per pareggiare. O forse sì, Pantani mi mette addosso qualche dubbio.