martedì 5 ottobre 2010

Del dormire in treno fra troppi confini

Alla faccia del pluralismo linguistico. Prendi il Thalys, che sarebbe questo treno supertecnologico e supercostoso che va da Amsterdam a Parigi in tre ore e venti e il viaggio comincia con una voce registrata. Dice, Benvenuti sul Thalys da Amsterdam a Parigi. Abbiamo vagoni di prima e seconda classe e una carrozza ristorante. In olandese. Poi in francese, perché c’è chi non capisce l’olandese. Poi in inglese, perché c’è chi non capisce nessuna delle lingue del tracciato. Poi in tedesco, perché in Belgio c’è anche la minoranza tedesca e per quanto pochi siano, e lontani dal tracciato ferroviario, le minoranze più deboli non si possono mica offendere. Specialmente se pagano, vorrai mica che vadano in macchina? Quando il messaggio quadrilingue è terminato, è ora di annunciare la prima fermata. In quattro lingue, perché Amsterdam Schiphol si pronuncia Sxhiphol in olandese, Scipò in francese, Skipoll in inglese e Scipol in tedesco.

Ci si ferma e si riparte pieni di valigie rigide con l'etichetta biancoverde dell'aeroporto da cui sono partite ed è il momento di spiegare a chi ancora non lo sapesse che si va verso Parigi. In quattro lingue. Notare che a questo punto chi avesse preso il treno sbagliato non potrebbe comunque scendere prima di Rotterdam.

Pochi secondi di pausa e le stesse quattro lingue ci invitano a fare attenzione ai ladri. Immagino che il messaggio sia piuttosto efficace per scoraggiare i poveri ladri, a meno che al mondo non sia rimasto ancora qualche malvivente che parla solo Tagalog, Urdu, Xhosa o Mocheno.

Visto che rendere servizi utili sta così a cuore alla società Thalys, proporrei di avvisare della presenza di bagni, elencare il menu della carrozza ristorante con prezzi e offerte speciali, farci sapere il nome e lo stato civile dei controllori e descrivere quello che possiamo vedere dal finestrino per i non vedenti. Anzi, per questa categoria ancora ignorata suggerirei di ripetere ogni messaggio facendo vibrare le poltroncine in codice Morse.

E perché non pensare anche alle nutrite minoranze italiane e congolesi del Belgio, o ai magrebini di Parigi? Per favore, qualcuno tenga i ferrovieri di quassù lontani dalle statistiche sull’immigrazione.

1 commento:

Sfabix ha detto...

Mi han sempre tacciato di sbagliare la pronuncia di Schipol, ma ora scopro di averlo sempre pronunciato in tedesco ;-p (bello però: c'è una scusa e una pronuncia per tutti i gusti!)...

Vi dormii al termine di un lungo viaggio a tappe (su rotaie ma non Thalys) che partiva proprio da Parigi, per poi fermarsi a Bruxelles e Anversa... Avevamo anche preso una multa mi pare su Parigi-Bruxelles, perché da veri polli non sapevamo quale tipologia di biglietto prendere e avevamo preso il "senior" (23 e 28 anni ;-) )

ciao