domenica 2 novembre 2008

We're a happy family, we're a happy family, we're a happy family, me & my mum and daddy


Cosa fareste se vostro figlio fosse una rock star? Intendo una di quelle vere, quelle tipo sesso, droga e rock’n’roll. Sareste più felici per il vostro pargolo che si realizza o preoccupati per la sua aspettativa di vita?

Non è una domanda facile. I genitori sono stati eliminati dalla biografia del rock. O meglio, c’è la mamma di Elvis, per la quale il figlio ha inciso il primo singolo, la mother Mary di Paul McCartney, quella che dice words of wisdom tipo “let it be”. Ma gli altri?

Che ruolo ingrato, il genitore della rock star. Uno si fa mille grattacapi per le sorti del figlio eroinomane per poi venir completamente epurato dalla sua vita.
O almeno così sembra.
Leggendo il qui già pluricitato "Please Kill Me: The Uncensored Oral History of Punk" ci si accorge che non solo i genitori hanno un ruolo importante nella vita dei figli famosi, ma la loro importanza è maggiore di quanto si possa credere.

Prima di leggere cotanto tomo ero convinto che tutti i musicisti provenissero da realtà degradate, povertà e genitori assenti. Gente che ha dovuto imparare presto a fare tutto per conto suo. In realtà così non è. Vi siete mai chiesti dove un musicista che non lavora perché ripudia la società abbia trovato i soldi per comprare la Fender o la batteria?
La risposta è: dai genitori. La verità è che molti dei musicisti sulla scena gnuiorchese erano bambini viziati (occhio: molti, non tutti). Gente che la famiglia alle spalle non solo l'aveva eccome, ma che non disdegnava di farsi lavare le mutande o partecipare al pranzo domenicale.

Maureen Tucker ricorda come la madre continuasse a sostenerla finanziariamente mentre lei rifiutava di lavorare per suonare la batteria nei Velvet Underground. Così racconta come durante la riunione del gruppo nel 1993 abbia finalmente deciso di portare la madre (e i cinque figli) in tournée in Europa, per ringraziarla del suo supporto.

Ma non tutti sono così riconoscenti. Diversi patemi d'animo deve aver sofferto la signora Asheton di Ann Arbor, madre di Ron e Scotty degli Stooges, che ricordano la maleducazione del vecchio Iggy, che quando gli capitava in casa era solito aprire il frigo e servirsi liberamente, aprendo cartoni di latte e bevendo direttamente dalla bottiglia, o assaggiando ditate di torte appena sfornate.

E cosa avrà detto la madre di Jerry Nolan dei New York Dolls quando il figlio le ha chiesto di far alloggiare l’intero gruppo a casa sua durante una tournée in Florida? Cosa avrà pensato quando Jerrino, luce dei suoi occhi, ha cominciato a sparire nel cesso con quel capellone che si faceva chiamare Johnny Thunders, per poi tornare in stato visibilmente alterato?

Probabilmente è vero che uno per diventare famoso deve avere un grande ego, ma come si può trattare così la propria mamma? Quella che ti ha comprato la chitarra perché una volta hai preso un bel voto e non ti ha mai rinfacciato di essertela cavata con poco?

È rinfrancante scoprire che almeno la brava Moe Tucker ha ripagato la sua mamma portandola a cena a Praga con Lou, i ragazzi e Vaclav Havel, l’uomo della rivoluzione di velluto. Ma gli altri? Anni di tour in giro per il mondo e neanche una cartolina. Neanche il modellino della Torre Eiffel.

Meditate fratres, e quando sarà il vostro turno, pensate alla famiglia.

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