martedì 15 marzo 2011

Sensi di colpa

Dice il savio che per accorgersi della meschinità del genere umano basti osservare se stessi.

Forse intende me che un venerdì mattina avvio il browser e leggo che è successo qualcosa di grave in Giappone. Intende quei pochi decimi di secondo in cui mi sento eccitato per la novità, perché invece di trovare qualcosa di costruttivo da fare, potrò spendere il mio tempo fra i siti di giornali e riviste. Tutto questo dura il tempo di rassettare i neuroni, prima del tempestivo intervento della mia anima razionale a mondare ogni lordura con dosi da cavallo di sensi di colpa.

È che uno come me, cresciuto fra Tienanmen e le bandiere col buco della Romania dopo Ceausescu, fra Solidarnosc e il muro di Berlino, abituato a cambi e rivoluzioni, un poco si annoia in questa società moderna dove non succede nulla di speciale al di fuori del mondo islamico. Così devo correre a staccare terminazioni nervose come il cavo di un televisore in autocombustione per non sentirmi deluso dai primi parzialissimi conteggi delle vittime. Ma poi per fortuna torna il draghetto Grisù, col suo estintore caricato a sensi di colpa, accolti col sollievo di una doccia fredda nel deserto.

Poi ci penso meglio e cambio idea. Non sul fatto di essere contento o meno, ma sulla meschinità umana. Perché questi centesimi di secondo di crudeltà sono quelli in cui l’ego irrazionale ha il predominio sull’io meditato. E pensandoci bene, è bello sapere che la razionalità umana ha tempi d’intervento inferiori a quelli della protezione civile.

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