giovedì 18 novembre 2010

Thingspotting in Marocco

Nel titolo c'era un espresso che andava a Marrachesh, ma poi nel film non ricordo treni né caffè. Invece nel mio viaggio il treno per Marrachesc c'è stato davvero, con partenza da Casablanca, comodo, pulito e rossiccio, perfettamente intonato al colore di tutto, là fuori. Terra, case, gente. Solo l'erba dei campi fa un contrasto che ravviva il paesaggio che scorre in pellicola dal finestrino del Marrakech Express.
Chissà perché alla fine, quando viaggio io, i treni ci sono sempre. E ogni volta che esco dall'Europa ci sono anche cammelli e deserti. I primi per caso, o in quanto unici mezzi di trasporto adatti al contesto, i secondi non so, ma comincio a credere che un motivo ci sia.
Me ne accorgo nel Sahara, che detto così fa anche un certo effetto. Ai piedi di una duna di cencinquanta metri almeno mi rendo conto che la solitudine, a volte, è gloriosa. O l'intimità, più che la solitudine, perché sentirsi soli con pochi amici è ancora meglio che essere soli da soli. E me ne accorgo proprio perché manca, la solitudine, in quel deserto là.
Perché dietro la duna ci sono altri accampamenti. Perché alle mie spalle si acquartierano i tedeschi, e a sinistra gli australiani, e va di bonghi tutta la notte, e le piste sono delimitate dalle tracce dei quad. Ma non è Rimini: il deserto è sempre deserto, e l'impressione di essere nel deserto resta, nonostante i tedeschi che si alzano presto, gli australiani che di notte sella spassano sulla cresta dell'onda della duna più grande, nonostante i dodici gatti zompanti, assunti per mangiare gli scorpioni. E l'idea stessa di abbordare le tipe dell'accampamento vicino. Nel Sahara. Che almeno è zona secca, nel senso che non ci puoi bere gli alcolici.
È strano, viaggiare da solo con nove accompagnatori turistici. Perché ti aspetteresti chissà cosa, e invece fanno lo stesso che fanno gli altri, gli accompagnatori turistici. Solo scattano meno fotografie, perché sono abituati a vedere cose. Se la prendono con più calma, perché hanno già visto così tante cose che non sarà una più o una meno a fare la differenza. Ma è meglio così. Hanno capito che se uno corre da un punto all'altro fa il pieno di immagini, ma non raccoglie sensazioni. Ci vuole del tempo, per le sensazioni. Da spendere anche nei bar, a scoprire che il mondo finirà nel 2013, lo dimostra il fatto che la gente usi le carte di credito. O almeno è così per gli islamici, e forse neanche tutti. Pare sia scritto nel Corano.
E gli accompagnatori turistici non sono sempre e per forza organizzati. A volte anche a loro capita di farsi offrire l'ascics e poi col sorriso fumato pagare 13,4146 euro per un chebab. Un'altra cosa che non sapevo sugli accompagnatori turistici, anche quelli responsabili, equi e anche solidali, è che non per forza paese che vai, usanza che trovi. Bere alcol va bene anche se sei in un paese islamico (ma non nel deserto). Non che la cosa mi dispiaccia, perché il vino marocchino è invero altamente bevibile.
In Marocco si mangia bene. A Casablanca però c'è una pizzeria ogni dieci metri. Probabilmente sono pizzerie in cui si mangia bene, ma non tasto con mano, perché in Africa non ci vai mica a mangiare come da Gennariello al Vomero. E poi comunque finisce che un giorno una pizza ce la sfornano, compresa nel prezzo del pranzo già pagato, ed è una focaccia piena di erbe gialle e carne. E non è male. E quando si convince l'autista a farci mangiare in un posto non gestito dai suoi amici, si finisce ad un carrello tipo gelato, con un fornello con un bidone di latta nel quale bolle una testa intera di mucca, completa di corna. Noi prendiamo un chebab di salsicce di cammello ed è buono, ma ad ogni boccone penso alla testa di mucca. Per me ora i cammelli sanno di testa di mucca.
Poi c'è sto vecchietto che si arrampica sulle palme come se fossero scale a chiocciola e porta giù ste specie di tampax marroni, flaccidi e appiccicaticci, che per caso sono anche i migliori datteri che ci siano.
E ci sono anche altre cose, immagini vaporose di massaggiatori che piegano in due turisti australiani negli hammam, minareti bianconeri che sembrano campanili toscani, ma piantati su montagne rosse, con nidiate di cicogne sul tetto.
Troppe cose, ci sono, più cose che in mesi interi di lavoro proattivo.

2 commenti:

Aria ha detto...

Come si chiama il protagonista di tutte le foto?

bastian contreras ha detto...

Lui è Petit Poilu. Con i mondiali c'è stata un'invasione di sti cosi arancioni (ne hanno parlato anche sui giornali italiani), ma quando andavo al supermercato io erano sempre finiti, oppure era sabato (non ne davano di sabato). Poi 2 mesi dopo i mondiali abbiamo trovato lui per terra e lo abbiamo adottato.
Che storia da TG1!