giovedì 1 maggio 2008

charlie byrne's bookshop, galway


diciamo la verità: etichettare la gente è bello e divertente.

e voi, come etichettereste il contreras?

io direi un alternativo, anzi, un intellettuale di sinistra.

e qual'è il più grande piacere per un intellettuale di sinistra? ma savasansdìr, direte con un abile francesismo, leggere libri! ma no, padutùt: comprare libri.

comprare libri ci piace perché consente a noi proletari emancipati di spendere soldi senza rimorsi, perché se hai i classici della filosofia in casa, i tuoi amici penseranno che li hai letti e perché ogni tanto qualcuno di quei libri ci piace anche leggerlo davvero, per sentirci coerenti e in pace con noi stessi.

quando il tempo fuori è da denuncia, la lettura è ancora più piacevole. facile equazione: in un paese come l'irlanda le librerie sono numerose quanto gli ovini.

per un intellettuale di sinistra, uno dei motivi per vivere a galway è la libreria charlie byrne's. charlie e i suoi prodi vendono libri di seconda mano e fondi di magazzino. sette stanze, in legno e moquette, ordinate per temi, ma per lo più tenute in creativo disordine, con gli ultimi arrivi ammucchiati sulla mochetta.

la cosa bella di carletto è la scelta. in una libreria di seconda mano finisce tutta la roba più improbabile. eppure carletto a ste cose ci tiene e screma di brutto. quindi tutta la pula finisce sulla bancarella all'esterno, mentre le cose più assurdamente fantastiche rimangono in negozio. anche nella collocazione della bancarella della brodaglia si riscontra l'ethos del compagno carletto: non davanti al negozio, ma di lato, in una galleria al coperto. certo, quelli di noi meno addentro nell'ideologia marxiana diranno che ciò avviene per mere ragioni pratiche, visto che un tetto non può che giovare ai libri, ma per fortuna noi intellettuali sappiamo essere più profondi. grazie alla sua collocazione defilata, la pula non se la fila nessuno, mentre gli avventori sono esposti ad opere ben più elevate.

ovviamente la sezione locale la fa da padrona. l'intera area “irlanda” è colorita di verde dai dorsi dei libri di storia locale, lingua irlandese e fotografia. ma la mia sezione preferita è quella riservata alla letteratura di viaggio, raggiungibile valicando la sala narrativa, saggistica e biografia, prestando un po' di attenzione ai gradini. charlie non accetta le guide di viaggio, tranne nel caso di primizie del calibro di lonely planet botswana o london drinking guide. i grandi nomi convivono democraticamente con gli sconosciuti. bill bryson ultimamente ha diritto a soli tre titoli, non molto più dei più illustri militi ignoti. insieme ai diari di viaggio di altri secoli, i libri fotografici sono la parte più interessante. pochi “cento posti di visitare prima di morire” o “cinquanta luoghi avventurosi”, come vorrebbe la tradizione lonliplanetiana anglosassone: a spiccare sono raccolte di stampe antiche sul sudamerica e soprattutto un'impareggiabile raccolta fotografica sulla liberia*. un duecentinaio di pagine di rappresentazioni di rovine e miseria senza falsi pudori. dopo due anni nessuno l'ha comprato, eppure il nostro conserva orgogliosamente il suo posto fra i libri degni di tal nome, sdegnando la collocazione fra la pula.

un'altra cosa che non si dimentica da charlie è l'odore. polvere e pagine stagionate si mescolano, dando un aroma particolare al legno invecchiato. roba per intenditori. non a tutti piace, ma bisogna riconoscerne il pregio, la degna colonna sonora aromatica di un posto per personcine ricercate come noi.



* occhio che ho scritto liberia, quella di monrovia. se leggete in fretta stati sicuri di leggere libreria

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