domenica 4 maggio 2008

fumato vietare

addì 12 aprile 2008, giorno ultimo della storia parlamentare della sinistra d'opposizione, sono stato per la prima volta in un centro sociale.
il bruno di trento è forse la versione piccoloborghese del centro sociale, ma d'altra parte dio solo sa quanti borghesi medioalti sono usciti dal leoncavallo.
bel posticino comunque, manifesti di concerti e cortei alle pareti, arte povera, musica e birra a buon prezzo.
spicca alla parete della sala concerti una gigante scritta verniciata in stampato maiuscolo: "vietato fumare". scritte simili sono appese in tutto il locale su fogli aqquattro stampati al compiuter.

proprio nel momento in cui ho notato le scritte la musica mi stava facendo perdere nel mio piccolo mondo di divagazione interiore e filosofia spiccia e mi faceva divagare in particolare sul concetto di centro sociale come luogo dove la libertà impone di non imporre regole.
così ho iniziato a teorizzare sulla legge che vieta di fumare.
ipotesi prima, l'ossequio della regola. indica adesione allo spirito del locale. "vietato fumare" è una regola di massima, che lascia all'individuo la possibilità di effettuare una scelta coerente al suo indirizzo etico. il carattere non impositivo del messaggio pone in realtà nel singolo un dilemma morale ben più ampio, trasformando l'adesione a una regola non imposta in una questione di etica personale. in pratica è proprio il fatto di essere in grado di contravvenire alla regola senza essere sanzionati che trasforma il suo rispetto in una questione etica e quindi da attuare. a livello etico, la differenza fra imposizione e regola di massima è in questo caso la stessa che passa fra rapinare una banca svizzera e derubare un bambino. la seconda è più semplice, ma semplicemente non si fa.
ipotesi seconda, il disprezzo della regola, che non è qui interpretata come una regola di massima, ma nel suo valore impositivo. la trasgressione indica ribellione e quindi a sua volta adesione allo spirito del locale da un altro punto di vista, quello di chi cerca di contravvenire alle norme imposte dall'ordine precostituito.
morale della favola: non saremo nella casa delle libertà, ma fate comunque come cazzo vi pare.
fatto sta comunque che al bruno tutti fumavano erba fina, il che indica che quel "vietato fumare" deve aver avuto un aspetto serio, oppure che come sospetto oggidì l'etica personale sia stata rimossa dall'immaginario comune in quanto richiedente impegno e di conseguenza fatica. della serie, tanto sono tutti ladri, cosa cambia se rubo anch'io. l'importante è condannare le mancanze altrui. cosa vi ricorda questo ragionamento?

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