domenica 9 marzo 2014

Costume e società



Forse invecchiare significa anche accorgersi che i virgolettatissimi “alternativi” possono essere più (fra virgolette) conformisti degli altrettanto virgolettati “fighetti”.


Perché alla fine i fighetti sì, devono cambiare guardaroba ogni stagione, ma almeno lo cambiano. Prendi invece un metallaro, quello indossa da sempre la maglietta nera degli Iron Maiden che ha comprato nell’Ottantasei. In realtà no, perché nel frattempo ne ha comprate altre, solo che non se ne è accorto nessuno, perché erano identiche. Vabbè, quasi identiche, perché in una il mostriciattolo Eddie era su una Harley e nell’altra si stagliava sopra un camposanto.


Oppure, sul piano opposto, il rastone del parco. Piano opposto si fa per dire, ché la maglietta è sempre nera, sia pur bordata dei colori della bandiera lituana. L’unica cosa che cambia come l’acqua in un fiume è la ganja nel chillum. 


Poi ci sono gli hipster, che sono alternativi, però soprattutto fighetti. Che sarà vero sì che i vestiti di H&M durano tre lavaggi, ma tanto al quarto è già ora di cambiarli (ma H&M è ancora hipster nel 2014?)


Tutto questo, non tanto perché mi sono guardato allo specchio e ho notato che la pelata incipiente stona con la maglietta dei White Stripes (Colonia, E-Werk, 25 maggio 2003) e ho così deciso di rinnovare il guardaroba. Tutto questo solo per via di una camminata nella Prateria dei Filtri in questa vellutata giornata di primavera. 


È bene premettere che – sarà il clima culturale iberico – nel panorama alternativo tolosano vanno per la maggiore il punkabbestia e l’hippy.


Del punkabbestia c’è solo da annotare una domanda: a quali motivi sociologici è dovuta la sacra alleanza punkabbestia/cane? Perché col cane gli spicci si incanalano con più fluidità, o per la loro libertà di cagare per strada?

Sugli hippy invece c’è parecchia carne al fuoco. E ho detto carne, non tofu.

Ecco, perché io degli hippy avevo sta immagine di fantasia al potere. Eppure gli hippy del parco di fantasia sembrano averne tanta quanto una dichiarazione di Schifani. Perché sì, bello sarebbe vivere della propria arte, ma se tutti esercitano la stessa identica arte, capirete che forse non ce n’è abbastanza da vivercene per tutti.


Mi spiego. Le arti circensi. I giocolieri. Belle le arti circensi, bravi i giocolieri. Ma visto uno che danza con i cordini infuocati, chi ha voglia di vederne un altro? No, perché qui le arti circensi sono esercitate con particolare veemenza. C’è perfino il festival, una volta l’anno. Per dire, subito dopo il Ponte 9 (Pont Neuf per i francofili) c’è un negozio dove si vende solo e unicamente materiale per giocolieri. Il che dovrebbe essere garanzia di varietà. Invece no: la Prateria, che per gli hippy è casa come per i calciatori è casa l’Hollywood, è tutta una ragnatela di cordoni tesi fra un albero e l’altro da centigliaia di equilibristi, contornati da cordini infuocati, birilli che si librano in cerchio a tre, quattro, cinque alla volta e diabli che sgolano. Qualcuno che si gioca una sfera trasparente sul corpo, due bonghi e un djembé per colonna sonora, svariati cani (l’hippy è l’anello di congiunzione fra il punkabbestia e il rastone) e qualche marmocchio che corre nudo, perché quassù – non solo fra gli stili di vita alternativi – è costume fare un figlio a cuor leggero prima dei 25, divorziare e poi risposarsi a 30 anni per farsi una famiglia vera e di rappresentanza. Niente altro. Non uno che abbia un’idea nuova, ogni tanto.

Anzi, magari uno ci sarà, tipo quello che ha avuto l’idea del cordino fra gli alberi, che quando ero all’università io non esisteva. Ma in effetti perché fare lo sforzo di essere originali, se poi ti copiano in mille e in tre giorni la tua idea è originale come la sbronza a capodanno?


No, dico, vi siete resi conto che ormai gli unici che incitano a be different sono quelli della pubblicità? Sarà forse che in un mondo dominato da anodini Steve Jobs in camicia bianco-iPod, il conformismo mi è diventato alternativo?

4 commenti:

Aria ha detto...

http://www.wired.it/lifestyle/design/2014/03/07/normcore-prossima-tendenza/

claudia ha detto...

Ho finite di leggere, ma il mio cervello continua a chiedersi: "clima culturale iberico"? "Clima culturale iberico"? "Clima culturale iberico"?

bastian contreras ha detto...

Beh sì, iberico: sono 3 ore di treno da Barcellona e tipo 10 da Parigi... Poi è qui che hanno accolto i repubblicani in fuga nel '39.

claudia ha detto...

Grazie. Non ne so molto, di quella citta'. Ma mi piace; da come la descrivi, mi vien voglia di andarci (come si sta, metereologicamente parlando?)