Su Sky Arte c’è Baricco, che da un teatro di Roma tiene una
serie di lezioni stile università. Lo scrittore, con quei capelli così grigi
che sembrano blu, presidia la cattedra sul palco, e il pubblico gli sta seduto
tutto attorno. Proprio dietro ciascuna delle sue spalle sono accovacciate due
sorelle, forse gemelle. Una ha una faccia seria, molto maschile, al punto che
il rossetto stona. Passa il tempo a guardare in tutte le direzioni, credo che
la sua attenzione abbia ceduto molto presto. Respingo per pigrizia e pudore la
tentazione di riavvolgere e studiare il momento preciso.
Intanto l’altra sorella si sostiene il mento con la mano,
col gomito appoggiato al ginocchio. Spesso, dal nulla, abbozza un sorriso. È concentrata,
ma non sulla lettura, che fin da subito ha superato in corsa il ritmo dei suoi
pensieri. Innamorata, si direbbe.
E poi c’è la signora che prende appunti, che ti chiedi perché
prendi appunti? Non sei mica a lezione. E tutte le altre facce nel pubblico e io
che non mi ero mai accorto prima di quanto sia facile leggere la stanchezza
nell’espressione della gente.
Anch’io, concentrandomi su tutte queste facce, continuo a
perdere il filo del discorso. È più forte di me. Mi affascina vedere la gente
pensare libera. Credendosi inosservate, le persone si abbandonano ai gesti più
naturali. Dopo un’ora e mezzo passata a guardare negli occhi questi sconosciuti,
mi stupisco di quanto appaia grottesco, chi si lascia andare alla naturalezza.
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