
Certo, non succede spesso nella VeraVita Reale: non è che
domani mattina mi sveglio, prendo il giornale e scopro che Berluscuori di colpo
si è inginocchiato in mezzo al parlamento per invocare perdono. Nella VeraVita ste
cose qui succedono al massimo a Paolo Brosio.
Per questo, per riempire gli spazi pareggiosi della vita, ci
sono il cinema e il calcio. E qui lasciamo perdere il cinema, con i suoi giri
miliardari e gli attori strapagati, che pensano solo a copulare fra di loro e riprodursi
in provetta, per farsi una famiglia senza doversi sformare col pancione.
Perché sabato scorso, Sassuolo - Livorno pareva diretta dal
signor Fellini di Rimini. C’era il sogno che ti sfugge
dalle mani, la lotta sociale fra i comunisti e gli operai del cementificio, la
disperazione al momento in cui gli emiliani sono rimasti in 10, il
sanciopanzismo delle traverse e il furore di ribaltamenti di scena che si
concludevano con una scarpata dell’attaccante, solo davanti al portiere, quando
già ti era partito metà “porco”, perché sapevi che non sarebbe potuta durare.
E poi c’era la rabbia degli oppressi, che ormai in 9 contro
10 scaraventavano lontano il pallone e per magia arrivava ad uno dei loro, che
faceva tre passi, tirava senza troppo mirare ed era gol e poi tutto finito e
già si festeggiava l’Oscar per i migliori attori protagonisti.
E negli spogliatoi Troianiello celebrava mostrando i muscoli
palestrati, perché anche gli eroi sono tamarri, e non vale solo per Di Caprio.
Ecco, Sassuolo - Livorno va conservata in cineteca, va incofanettata
e allegata alla Repubblica del sabato. Va proiettata d’estate all’aperto nei
cineforum di provincia, col sudore e il profumo dei sambuchi.
Poi non so se ci avete pensato, ma per sognare ci sarebbero
anche i libri. Ma tanto prima o poi anche di quelli ci fanno il film.