giovedì 27 gennaio 2011

Disciplinata disorganizzazione

Alla fine non ho retto. Solo che non so a cosa non ho retto. Dicono sia la nuova politica aziendale, ma a volte mi sembra di aver tradito la filosofia del paese dove sono nato: lavora, trovati un lavoro come hobby, mangia, dormi un po', ma mai troppo, che ti devi tenere quel poco malmostoso. In pratica, quando mi chiedono perché mi sia licenziato, faccio capire di non gradire la domanda, per non mostrare di non conoscere la risposta. Forse non sono nemmeno stato io, a licenziarmi.

E faccio fatica a rispondere a chi mi chiede cosa farò ora, e ancora di più a chi mi chiede se ho trovato un altro lavoro.

Il fatto è che non sto cercando un altro lavoro. Perché il prossimo mese partirò già per tre settimane in Senegal e fra pochi mesi conto di partire di nuovo, stavolta per sei mesi almeno. Non vale la pena di cercare un lavoro fisso. Però c'è qualcosa in ballo, qualcosa di non fisso. Una cosa che mi attira non poco, ma se fra qualche mese si parte di nuovo, resterà tutto in sospeso prima di incassare un euro.

Devo studiare la situazione. Devo organizzarmi. So di avere la fortuna di tanto tempo libero e anni passati di vita sobria per finanziarmi. Sento di dover creare qualcosa. Sento che se non lo farò rimarrò deluso.

Nel frattempo ho mille cose da organizzare. Piccole cose che non riuscivo a fare prima, in una lunga serie disordinata. Stavolta dovrò essere il project manager di me stesso.

Nel frattempo mi scrive G, che di cose da fare ne ha sempre a miriadi. E secondo me sotto sotto è una proattiva. Ma attenzione, una proattiva che mi piace. Perché se una persona, oltre ad ammazzarsi di lavoro, trova anche il tempo di fare le cose che gli piacciono, ascoltare musica, leggere libri, le concedo tutta la proattività del mondo.

Le chiedo come fa. Mi dice che si basa sulla disciplinata disorganizzazione. La cosa mi interessa, perché io stesso sono altamente disorganizzato, ma anche disciplinato, almeno con me stesso e quando sono motivato.

La sua risposta è un’opera d’arte che merita di essere riportata in toto.

Mischi tutto. Cioe' fai quello che hai voglia di fare nell'esatto momento in cui hai voglia di farlo (lettura, scrittura, lavoro, ambiziosa pianificazione del futuro, organizzazione viaggi, relazioni virtuali e non...). Allo stesso tempo, ovviamente, devi rispettare scadenze e priorita' imposte dal mondo fuori (che poi e' lo stesso che dentro, ma qui la faccenda si fa piu' spinosa.) E dunque, ecco la contraddizione. Tu ogni giorno hai fatto tutto. Sistematicamente. Alla cazzo. Entusiasta. E senza esserti accorto di non aver dormito. C'e' solo quella sciocchezza del logorio fisico, rapidissimo, da sistemare. Per ora ovvio con narcosi spontanea in luoghi e orari sorprendenti. Ma risolvero'.

Mi piace. Tanto. Tutto tranne la parte sul sonno, ma per me il problema non si pone, perché la differenza fra noi due è che io avrò almeno 8 ore al giorno in più di lei.

Ho deciso che in questi mesi farò tutto. Alla cazzo. Entusiasta. E se una cosa mi piace più di un’altra, uscirà fuori da sola.

1 commento:

Aria ha detto...

Che meraviglia! Ispirato e ispirante :)