domenica 9 febbraio 2014

Di politica, credo



Dà retta a me, che la politica italiana la si segue più facilmente dall’estero. Me ne accorgo ogni volta che torno fra le mura caldissime di casa dei miei. 

Per riassumere la situazione, c’è la Lega che smerda Napo per via dell’euro, Renzi che se la prende con il resto del Piddì, il resto del Piddì che se la prende con Renzi, la Boldrini che si inarca per i toni dei grillini e i grillini che se la prendono con la Lega, Napo, l’euro, Renzi, il Piddì e ovviamente la Boldrini. Più altri.

Nei giorni in cui sono in Italia, la Repubblica prende fermamente posizione contro il tipo che pubblica sul blog di Beppegrillo le foto del libro di Augias che brucia. Con tanto di rimandi ai roghi di libri più celebri della storia della Civiltà.

Io non posso che pensare all’autore dell’atto, un sedicenne brufoloso che il giorno dopo al liceo si gloria davanti agli amici per essere stato preso sul serio dalla Repubblica. Una notevole botta di autostima per i suoi ideali ancora incerti.*

Il fatto è che, continuando a parlare di parole e delle bocche che le proferiscono con malizia, si fa solo il loro gioco. Perché alla fine la maggior parte degli italiani si indigna, ma intanto i Salvini e la gente come lui assumono rilievo. Perché come insegna Berluscuori, quando l’odio aumenta nei tuoi confronti, dall’altra parte aumenta anche l’amore. E soprattutto la popolarità. Fanne pure una questione di yin e yang, se vuoi, sta di fatto che alle urne quello che conta in un candidato è che tu ne conosca il nome. Parla uno che un giorno ha votato Lilli Gruber.

La conclusione è che in Italia i politici buoni ci sono, magari sono anche tanti, solo che non li vota nessuno. Perché un politico buono è pudico, fa senza parlare. E rimane ignoto. Ignoto e magari pure noioso, che se non ne puoi parlare, sulla Repubblica o al bar, un politico non ha alcuna utilità.

E comunque eccomi qui, che dopo una settimana in Italia anche a me risulta impossibile non cominciare a parlare di parole.



*In realtà pare di no, pare che si chiami Francesco Neri, un militante M5S (Il Fatto Quotidiano) che non fa parte del M5S (Beppe G.), ma comunque già il fatto che se ne conosca il nome conferma la mia teoria.

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