venerdì 27 settembre 2013

Sulla scala



Ecco, io, che mi lamentavo sempre di non riuscire a godermi le piccole cose belle, mi è bastato sforzarmi mezza giornata e buttarne giù cinque su ste righe del pixel, e ora ne trovo ovunque.

L’ultima è sta cosa qui che mi capita in campagna. Sono tre giorni che, potendo scegliere, invece di raccogliere alle basse, che sarebbe più facile e meccanico, scelgo di salire sulla scala.

Il perché me lo chiedo, ma poi neanche tanto. Perché già avevo notato quanto è bello stare in alto, guardare da sopra la geometria delle siepi che sono i filari di meli, Sentire il fondo della Valle, il fiume e il ponte, la mensola con tutti i paesi e dietro le montagne che salgono veloci. Da qui si vede casa dei miei dall’altra parte della valle, e ancora meglio la casa del GiGi G., appena ridipinta di un rosso che ricorda i cartelli degli sconti al supermercato, quelli scritti a penna fosforescente su cartoncino fosforescente. 

E poi mi ricorda quei sogni che facevo in serie, per un periodo. Facevo un passo e saltavo altissimo, volavo quasi. Bastava aprire le braccia e nel sogno mi chiedevo come avevo fatto a non pensare prima ad una cosa così ovvia. Poi mi alzavo e stavo bene, come se avessi volato davvero. 

Intanto sono le quattro. Guardo le mele e smetto di pensare, che è l’unico modo per fare sì che queste 9 ore di lavoro passino. Ecco cosa conta davvero.

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