domenica 7 aprile 2013

Arbitro!


Guardare una partita di calcio con mio padre può rivelarsi un’esperienza piuttosto impegnativa. Ore e mezzo di tensione che, da quando c’è Sky in casa, si ripetono molto di frequente.

Mio padre, più che di calcio, si interessa di arbitri. Li conosce tutti, dal signor Banti di Livorno a Valeri di Roma 2. Sa se fischiano o lasciano correre, se hanno il cartellino facile e per quale squadra tifano. Sa che i belgi ce l’hanno con le squadre italiane e che gli inglesi lasciano andare perché sono abituati al gioco fisico.

Mio padre tiene il volume bassissimo, perché in ogni caso l’unica cosa che si sente è lui che commenta falli e fuorigioco. Sapevo che in Italia siamo tutti allenatori, non penso che lui sia l’unico che si identifica con gli arbitri.

Intendiamoci, mio padre non è un forsennato da stadio, ed  è anche abbastanza imparziale, perché a volte i rigori virtuali li vede anche contro di noi. È solo molto bravo a convincersi di quello che pensa.

Io invece riconosco la mia ignoranza in termini di falli. Non ho mai capito il confine fra l’intervento pulito e la falciata, o meglio, l’idea che mi sono fatto è che anche se il difensore vuole fare un intervento pulito e per sbaglio colpisce una gamba, quello è fallo. O così mi sembra.

Per questo, di solito mi fido dell’arbitro o almeno dei due commentatori, che si presume ne sappiano più di me.

Qualche volta glielo dico: “Papà, lo so che Bergomi è interista, ma se sia lui che Caressa dicono che non è rigore, se nemmeno i giocatori si lamentano del rigore non dato, probabilmente significa che il rigore non c’era”.

Mio padre valuta la sua opinione più di quella degli esperti. E ho notato che questo attaggiamento è abbastanza diffuso, almeno qui in Italia, perché in Germania, Irlanda, Olanda e Australia non l’ho mai notato. Non per niente si dice che gli italiani sono tutti allenatori. E qualcuno evidentemente è anche arbitro. Abbiamo tutti sempre un’opinione precisa sulle cose, anche su quelle che non conosciamo. Sappiamo sempre chi convocare in nazionale e se la TAV s’ha da fare o no, forse tranne gli ingegneri e i geologi. Abbiamo tutti una ricetta per la ripresa economica e se al governo ci fossimo noi, avremmo già mandato a casa tutti, azzerato le tasse e inaugurato un periodo d’oro che manco sotto la DC.

Avete mai sentito qualcuno dire: “io non voto perché non me ne intendo?”

Significherebbe rinunciare al proprio ruolo in quello che forma la nostra società, che non è la politica, ma il parlare di politica.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Point well made!
Annamarayah

PS: perché ogni tanto non ci racconti qualche particolare degli usi e costumi della valey of Don't? Di qualche festa di piazza o di qualche piatto tipico? ;)

bastian contreras ha detto...

È che al Sud della Valley of Don't, di tipico ci è rimasto pochino.