martedì 5 febbraio 2013

Ciaspole

 “Ciaspole” è l’unica parola del mio dialetto che è riuscita ad entrare nel dizionario italiano. Credo.


Da quando esiste la Ciaspolada, nella Valley of Don’t tutti hanno un paio di ciaspole nella caneva: quando nevica le foreste sono piene di impronte taglia 87, quelle che potrebbe aver lasciato l’Orso con gli stivali, o più probabilmente un ciaspolaro. Anch’io ogni tanto infilo le scarpe nelle pattìne chiodate e scarpino fino a cime che discenderò poi a salti fra la neve alta. In effetti è in discesa che le ciaspole danno il massimo della soddisfazione . 


Giorni fa ho partecipato ad una ciaspolata in notturna. Alla luce della luna piena, che si rifrangeva sui cristalli grezzi della neve vecchia di giorni con un effetto glitter che neanche al Lido o alla Croisette. Non male: le due soste brulé in un percorso di pochi chilometri hanno fatto sì che si eliminasse il fastidioso effetto competitivo in favore di una situazione di placido sdravacco.

Così la serata è finita al rifugio, a colpi di weizen in una situazione di catarsi alcolica in cui ho avuto modo di scoprire un altro pezzo di storia di quello che è successo qui negli anni in cui sono stato via.


In effetti è la prima volta in molti anni che rimango qui più di un mese ed è come un tuffo nel passato, con nomi che tornano allo scoperto, ma con valori mutati. Scopro che quel ragazzo che a diciotto anni era stato condannato per aver rubato la moto da trial del suo migliore amico ora è sposato. Con una giovincella, lui che quelle con meno di dieci anni più di lui non se le filava neanche. E hanno un bambino, che udite udite non si chiama né Khevin né Brayan. E poi scopro che si sposa anche il buon Andrea. Contento per lui gli chiedo chi è la fortunata. Pare che lei gli abbia detto di conoscermi da quando bazzicavo l’Alta Valle e quando scopro chi è decido che non ha tatto rivelargli che nella mia mente la Luana rimane la sedicenne con i labbroni, dedita alle attività che ci si possono attendere da una che si chiama Luana e ha i labbroni. Tutto questo – è bene chiarirlo – nonostante nessuno di questi attributi sia suo per scelta libera e personale.


La vita nella Valle mi si sta aprendo davanti come quei nuovi sequel di film usciti vent’anni fa, che in un secondo ti cambiano idee e preconcetti sulla gente che credevi saldi e immutabili.


Intanto carico le ciaspole nel bagagliaio della Gippe e scendo in modalità Super G fra strade ghiacciate piene di curve e tornanti, brillo come ai vecchi tempi e penso che se il ladro e la troia cambiano vita, qualcuno in qualche modo dovrà pur sostituirli. Ma per scoprire chi, avrò a disposizione molte altre serate d’ebbrezza montana.


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