martedì 10 luglio 2012

Lavoro


Siamo incagliati da una settimana ad Alice Springs. Non è malaccio. Giusto che non c’è verso di trovare un lavoretto per un paio di mesi. Ho distribuito curriculum in tutti i negozi, hotel, ristoranti, caffè, bar. Ho telefonato a tutte le aziende edili e varcato i cancelli di tutti i capannoni della zona industriale. Sono stato due volte fino all’aeroporto E gli australi hanno il dono dell’empatia, sempre pronti ad aiutarti e darti un consiglio. Ma un lavoro no, quello proprio non si trova.

Che poi non è vero, perché uno lo avremmo trovato, e non uno qualsiasi. Parlo del lavoro che desidero da sempre, con uno stipendio quasi grottesco, e c’è una signora che continua a chiamarci, insistere perché lo accettiamo. Tutto questo solo perché parliamo italiano e francese, e tedesco come seconda lingua, e abbiamo entrambi esperienza come guide turistiche. In pratica si tratterebbe di accompagnare turisti europei in giro per l’Australia, in posti sempre diversi, per un massimo di un mese alla volta.
Senza averci ancora visti in faccia, la signora ci offre la famosa sponsorship che permette di lavorare qui senza restrizioni o visti. Una specie di araba fenice per cui molti sarebbero pronti a dare magari non la vita, ma almeno la virtù delle proprie carni.

E noi abbiamo rifiutato. Perché ci manca l’Europa. Una cosa che se in Europa ci vivi non riesci a capire, ma è un sentimento che cresce col tempo e non sembra essere incompatibile con quanto ci piaccia sta terra selvaggia dove l’area coperta dalla rete telefonica è molto inferiore a quella pascolata dai canguri. Perché nel Vecchio Continente abbiamo tutte le nostre lingue e le nostre particolarità, ma abbiamo in comune quella vecchiaia interiore, quello spirito che ci fa essere rognosi come gli umarell, ma anche un po’ più saggi dei giovinastri. E a volte dimentichiamo che in questo mondo di giovani lanciatissimi, tocca ai vecchi portare l’esperienza necessaria per evitare che gli eccessi di entusiasmo portino ad esiti imprevedibili.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

ah! ecco qual era il lavoro dei sogni! io ti vedevo già fare il corrispondente dall'autralia per qualche giornale ;)

Annmarayah

claudia ha detto...

Anch´io avevo pensato a quello ("corrispondente per la Gazza", per essere precisi, se mai ne avesse uno). Comunque ti capisco. Non sai quanto ti capisco. Da quando son qua non mi sento italiana. Mi sento europea. Peró giovane. Che, come tu mi insegni, é una contraddizione in termini. Penso che staró ancora qui un po´ alla finestra, a guardar su cosa succede. Cosí, tanto per darti il tempo di venirci a trovare #
PS: secondo me hai fatto bene: qui molti bianchi, dopo la fine dell´apartheid, se ne sono andati in Australia, per via delle molte similitudini (anche politiche). E continuano ad andarci. Un nostro caro amico scienziato (molto vicino a un nobel recentissimo) é stato invitato ad una conferenza in Australia, ma non gli hanno dato il visto perché ha piú di 70 anni (o 75, non ricordo). E´ stato ad Auschwitz, da piccolo, ma é la prima volta che lo sento dire "son proprio una nazione di nazisti"

Aria ha detto...

Ecco, sì, io darei una serie di cose, anche non mie, per quell'offerta di lavoro.
A pensarci bene, no, l'europeite ce l'ho anch'io, ed è proprio una malattia incurabile. E poi l'Australia è pieni di animali pericolosi, da bravo, vieni via di lì, figghiu meo, che sto in pensiero.
Poi ci organizziamo per fare le guide, ok? :)