venerdì 1 giugno 2012

Lussi


Alla fine, accamparsi lungo la strada è più bello che fermarsi nei campeggi. Un po’ alla volta si impara ad arrangiarsi: si scopre che non è che se non ci si lava per un paio di giorni si puzza, si impara a cucinare riso e salse indiane sul fuoco – o sul fornelletto da campo – e a coprirsi abbastanza da poter dormire sotto zero. E il tutto, ci tengo a dirlo, senza ideologie o atteggiamento da figli floreali: giusto per il gusto di girare.
Soprattutto, si scopre cosa conta davvero. Per esempio, contano i cessi. Perché quando ci si ferma è bello che ce ne sia uno. Non fa differenza che sia una scatola di assi di legno con un buco aperto sugli inferi o un vero gabinetto, con lo sciacquone e l’acqua che esce. Rimane sempre il primo dei lussi.
E poi nei cessi, quando è buio, fa freddo e tira vento, ti ci puoi chiudere a leggere un libro, oppure portarti il fornelletto e farti un tè.
Certo, è ancora più bello quando c’è anche un lavandino, anche se l’acqua calda non è mai contemplata. Poter lavare i piatti, o lavarsi collo e ascelle, sono piaceri che quando avevo un bagno non capivo. Ma il meglio è quando il lavandino è nel cubicolo del cesso: ci si può chiudere a chiave e con una bacinella farsi una doccia. La doccia è il più sublime di tutti i piaceri. .
E se vuoi una doccia vera ti conviene cercare sulle spiagge, oppure concederti un’ora in piscina, ma sembra quasi di barare, perché tutte ste cose non si fanno mica per risparmiare due dollari, o per essere radicali. Diventa quasi un gioco, scoprire a che cosa riesci a rinunciare. Ma senza perdere di vista il decoro, che non c’hai mica più vent’anni.

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