mercoledì 10 settembre 2014

Un altro settembre



Ogni anno aspetto l’inizio di settembre per ascoltare Murray Street. Perché i dischi preferiti non li puoi ascoltare troppo spesso, altrimenti si annacquano.
Murray Street mi ricorda una scena senza importanza: io sul regionale che mi riporta all’Università. È una scena di lucidità perfetta: ricordo ogni dettaglio. Per la precisione, quando passa The Empty Page sono fra Isola della Scala e Nogara, ricordo perfino il treno che prende velocità e quella casa squadrata con la ringhiera verde che c’è là dall’altro lato rispetto alla stazione di Isola. The Empty Page parte calma ma convinta, come il deserto. E ci sono sti pizzi di chitarra malinconica, giusto per quella punta di eroismo. Che poi di eroico a Isola non credo ci sia nulla, ma con tutte le canzoni scritte negli anni sul Tennessee, ce ne può stare anche una sulla campagna veneta. 

I prati fra il Veneto e l’Emilia li ricordo come il deserto e di desertico c’è anche il suono. C’è Disconnection Notice, con la malinconia aumenta, ma senza far male. Ti svuota, come il deserto, e quando sei vuoto non puoi che stare bene. Presente il Nirvana prima che diventasse un gruppo rock? Non sono solo, ma nessuno parla. Non un telefono che squilla per altre due ore fino a Bologna. Altre ore di vuoto. Pioppi che potrebbero essere cactus, casali con parcheggiati Ciao che per un attimo sono dromedari. Poi il bello è che le altre canzoni non le ricordo. Non solo quel giorno, ma ogni volta che ascolto quel disco. Senza accorgermene mi perdo. Non nel libro che sto leggendo – è Speaking with the Angel, raccolta di racconti a cura di Nick Hornby – mi perdo perché è musica da farti perdere, e sono nel deserto e nessuno parla. E bisogna conservare i liquidi – tè freddo San Benedetto, gusto tè verde con menta, perché nel deserto manca l’acqua, almeno fino alle macchinette sul binario a Bologna. 

Ancora mi chiedo il perché di quel viaggio in treno, ovviamente non la finalità – l’anno accademico, ma perché ce l’ho così fissa in mente. Forse è l’immagine della serenità assoluta, una felicità data non da circostanze felici, ma dall’assenza totale di responsabilità, a parte forse cercarmi un appartamento. Forse è che sono nato a ottobre, e settembre per me chiude sempre un ciclo, è stagione di riepilogo e ripartenza, e le ripartenze mi sono sempre piaciute, perché puoi ricominciare diverso e cambiare è una cosa che mi è sempre piaciuto fare.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Vorrei leggere più spesso tuoi scritti così, hai un gran talento.

bastian contreras ha detto...

Grazie, o Anonimo. Pur nell'anonimato tu mi apri il cuore.

Anonimo ha detto...

O Bastiano, tu apri il tuo cuore con i tuoi scritti e i tuoi scritti aprono il mio cuore. Allora ti commento e ti si apre il cuore. E si ricomincia.
Con affetto,
Anonimo

bastian contreras ha detto...

Una strage cardiologica, insomma!

Anonimo ha detto...

Una bella strage cardiologica. Solo questo.

Anonimo ha detto...

Gatto, mi unisco all'anonimo di cui al primo commento.

"cambiare è una cosa che mi è sempre piaciuto fare". Anche a me, caro amico, e forse per questo siamo amici, insieme al fatto che anche io ho un'anima ottobrina.

Saluti dublinesi.

A.

bastian contreras ha detto...

bisogna essere pazzi per non cambiare, difendere sempre le stesse posizioni, perpetrare gli errori. Ma tu ottobrina non lo sei per poche ore, vero?

Anonimo ha detto...

Io sì che sono ottobrina, sono nata nell'ultimo pomeriggio di un ottobre di tanti anni fa... :)