lunedì 6 gennaio 2014

Franza o Spagna, purché se magna.



Alla fine puoi dire quello che vuoi, ma in Europa siamo tutti più simili di quanto ci piaccia credere. Ma se c'è una cosa che ci rende un po' più diversi, quella cosa è come mangiamo. Non tanto cosa mangiamo, ma come: che la pasta c’è ovunque, ma al riparo delle Alpi nessuno la mangia col ketchup.
Lo pensavo già da un po’, ma dopo un intero ciclo di festività qui fra i cugini perfettini, mi sento in dovere di confermare. Perché appunto, anche loro come noi sono piuttosto gastrocentrici, ma lo sono in un modo molto diverso dal nostro.

Per dire, noi siamo tutta gente alla buona, ci piace rimpinzarci alla Trattoria Da Marionzo, a base di qualsiasi combinazione – purché sostanziosa – di pasta e carne. Per noi alla fine il cibo sì, ha da essere buono, ma quello che importa veramente della magnata è la conversazione. Il nostro intero apparato politico è costruito apposta per darci da discutere da Marionzo, commentando dichiarazioni e lanciando coraggiose provocazioni. Perché noi siamo gente che parla come mangia. Semplice e tanto.

Ecco, loro no. Per loro il cibo va bene quando è sofisticato. Cremine di erbette, pastine di animelle, tutte robine speciali speciali, delicatezze (questa è la parola testuale che usa Lilù) fatte con parti sottovalutate di animali che godono scarsa considerazione. Diceva una mia amica che ha studiato come si magna, che da noi la tradizione culinaria nasce in campagna, mentre da loro ha origine nelle corti. In effetti, me lo conferma anche il fatto che qui pare che tutti prima o poi siano stati in un ristorante macrobiotico. Si è mai visto un ristorante macrobiotico dalle nostre parti?

E poi qui il massimo livello di sofisticatezza, il tocco che ti fa veramente apparire come la persona raffinata che sai di essere, è mescolare dolce e salato. Al cenone di Capodanno, ho visto stuzzicadenti conficcati contemporaneamente in una fettina di chorizo e in un acino d’uva. Ho provato l’esperienza, perché il mio Buon Proposito per l’Anno Nuovo n° 2 è di non essere prevenuto, ma l’abbinamento faceva onestamente schifo. In onor del vero va però detto che allo stesso cenone, la combinazione dolce-salata numero due: “prugne secche avvolte nel bacon” era squisita.

La cosa alla quale non riuscirò mai ad adattarmi però è l’aperitivo. Non un aperitivo che diventa cena come nei più prestigiosi circoli nostrani, ma un aperitivo che svolge la sua funzione letterale di aprire, che introduce portate ben più ambiziose. Qui l’aperitivo è quel momento speciale che ti consente davvero di assaporare la qualità della vita, un evento che ha luogo ogni giorno in cui gli orari lavorativi lo consentano - e qui si lavora 35 ore in settimana. Quando hai ospiti in casa, saltare l’aperitivo, beh, non si fa e basta. Il problema è che alla stessa cena di Capodanno siamo arrivati al piatto principale talmente pieni di verrine (un classico delle delicatezze, costituito da un bicchiere con dentro una miniricetta salata), lumache, salmoni, salamini, foie gras e crostacei, che la faraona l’abbiamo appena scalfita. Ecco, non amo l’aperitivo perché nella mia famelicità mi frega sempre.

C’è da dire anche che la faraona era fredda. L’ho visto io Lolò, che la toglieva dal forno e la lasciava riposare. E mi chiedevo io: che cosa aspetta? Di finire l’antipasto, impresa chiaramente impossibile? Intanto gli altri temporeggiavano, complici. Perché a loro la carne fredda piace un sacco. Già non la cuociono, che rimane sempre cruda all'interno, cosa quantomai apprezzabile per un bel bisteccone, ma piuttosto indigesta in una salsiccia del supermercato. Non solo la mangiano cruda, ma anche fredda. Gli piace così, e non gli chiedo perché, perché mi risponderebbero che lo fanno perché si fa così e basta, che domande. Un po' la stessa risposta che darei io se mi chiedessero perché da noi mangiamo la carne così orribilmente calda.

Intanto, se qualcuno si chiedesse qual è il mio Buon Proposito per l’Anno Nuovo n° 1, risponderei con un caselliano non giudicare. Il che implica peraltro che non dovrei valutare le loro usanze culinarie, o almeno rispettarle. 
Poi ripenso ancora a lei, la Pizza Parmigiana di Tutti Pizza: pomodoro mozzarella miele pera prosciutto noci gorgonzola parmigiano. Lilù una volta l’ha ordinata. E per vendetta io giudico, eccome che giudico.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Se ti può interessare hanno aperto un macrobiotico pure a Salerno e io seppur Italiana, e per giunta del Sud, al macrobiotico ci sono andata a vent'anni perché a Napoli c'era un macrobiotico dietro l'università che faceva lo sconto studenti. :)

Buon appetito!
A.

bastian contreras ha detto...

Sì, ma Salerno non conta! Proprio qualche giorno fa parlavo con un napoletano che quando gli ho spiegato che ho amici di Salerno mi ha raccontato delle rivalità fra le due città e di come Salerno è avanti (per far dispetto ai napoletani).

Aria ha detto...

Per la cronaca, anche a Milano vicino all'università c'era un macrobiotico convenzionato con sconto studenti. Però ci sono andata una volta sola, che ho sempre avuto la fame atavica italiana e quelli servivano porzioni da monaco buddhista con la gastrite. Però buono :)

Felix Lalù ha detto...

le prugne secche con il bacon intorno le faceva sempre mia nonna a natale e pasqua. alla radio orietta berti l'aveeva descritta come la sua ricetta afrodisiaca

bastian contreras ha detto...

Ma in the Valley of Don't dove lo trovi il bacon?
Allora forse è stata Orietta Berti a fare da testimonial a livello internazionale...