Dovendo scegliere
uno e un solo posto da visitare in Australia, vi manderei tutti a Coober Pedy. Anche
se a dire il vero non è che sia facilissimo arrivarci: Adelaide è la città più
vicina. Da là si guida per settecento chilometri verso nord, verso il Grande
Centro, in una piana di terra compatta, a tratti viola, a tratti arancio.
Per arrivarci si attraversa
l’enorme area proibita di Woomera. Proibita? Passarci attraverso? In effetti la
strada non è proibita, ma guai a lasciare i bordi del manto stradale. In realtà
non c’è nessuno a castigare i trasgressori, anche perché non è che puoi
fucilare uno che accosta per una pisciata. Diciamo piuttosto che la pisciata
stessa ci pensa bene prima di manifestarsi, visto che la zona proibita è quella
in cui gli inglesi pastrocchiavano con le bombe atomiche. Ancora oggi è meglio
evitare Emu Junction, giusto un trecento chilometri ad ovest di Coober Pedy,
perché la sabbia che le esplosioni hanno trasformato in vetro di Murano è
ancora radioattiva.
Per chi ha visto
“Priscilla: La regina del deserto”, Coober Pedy è il posto dove gli autoctoni
cercano di stuprare il/la protagonista. In effetti è vero, i cooberpediani
sembrano piuttosto burberi, ma quanto a stuprare qualcuno, beh, mi sembra una
cosa un po’ troppo impegnativa per la loro flemma. Diciamo che preferiscono
vivere nei loro cortili pieni di pezzi di macchine arrugginiti. E attenzione, non
sono le loro case ad avere dei cortili, ma i loro camini.
Sotto terra si
trovano chiese, la libreria, bar, hotel e ristoranti. Scavarsi la propria casa
può essere una cosa piuttosto remunerativa. Fra la roccia bianco-arancio-viola
ci sono ottime possibilità di trovare opali iridescenti. Che poi è il solo
motivo per cui tremila persone hanno deciso di abitarci, a Coober Pedy, la
seconda città per grandezza nei 2500 chilometri fra l’estremo Sud e l’estremo
Nord. Per farlo basta trasferirsi qui, trovarsi uno spazio di 50 mq che nessuno
abbia ancora rivendicato, pagare 45 dollari di diritti e scavarsi un buco di
casa, ricordandosi di segnalarne la presenza, perché capita che la gente nelle
miniere ci cada e non ce ne esca più, come ci ricordano diversi segnali.