La Musica di Merda esiste. Ma non è questo il problema. Il problema è che di musica buona ce
n’è troppa. Ce n’è talmente tanta che non ce la farai mai ad ascoltarla tutta.
Così alla fine sono i fattori personali che ti fanno scremare
fra i dischi che ti entrano sottopelle e quelli che non riuscirai mai a onorare
con la quantità di ascolti che meritano. Perché il sottopelle richiede tempo. E tanti ascolti nei momenti giusti.
Tipo quel CD che avevi in macchina in vacanza e che per
pigrizia o inerzia hai ascoltato solo quello per tutta la settimana. Quello è
probabile che lo riascolterai sempre volentieri. O quello che mettevate mentre
vi ammazzavate di canne e grappini con i tuoi amici, e quello che ti ha
regalato quella persona lì, quello che viene bene alla chitarra e quello di
quel concerto in quel festival là.
Con Spotify tutto questo viene meno. C’è troppa roba e non
capita mai di ascoltare un disco più di due volte. Finisce che ora conosco
centinaia di gruppi, ma sottopelle nisba, ultimo ingresso registrato: la
siringa per le analisi del sangue. Era il 2013.
È che c’è troppa
musica buona per non essere poligami. Però alla fine se ti fai una diversa
ogni sera, dopo un po’ mi cadi in alienazione.
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