domenica 29 gennaio 2012

Le cover di Yesterday

In Australia, nei bagni dei campeggi c’è spesso la radio accesa. Mattina, sera, notte fonda; immagino sia per nascondere i rumori che fanno i corpi quando si sgonfiano.

In questo campeggio qui, a Perth, c’è da deprimersi ogni volta che ci si fa una doccia. Non è che mettano la Britney o Shakira, no, quella è la tristezza che ti provoca un gestore telefonico che ti invita ad entrare nella community. Questa tristezza qui è piuttosto quella che ti prende fra i mobili in legno scuro della casa di un anziano. Suonano roba tipo Perry Como, che io non conosco nessuna canzone di Perry Como, ma sono pronto a giurare che quello è proprio Perry Como.

È la tipica radio da cover di Yesterday. Infatti ne ho sentite due diverse in 24 ore. Non mi ero mai reso conto di quanto possa essere triste una cover di Yesterday. È che per quante orchestre e arrangiamenti tu ci metta, la puoi cantare in un modo solo, calcando sui sentimenti, stipandola di mugolii e cambi di tono, tipo le cover che fa Joe Cocker. Se un discotecaro ti prende Yesterday e ci mette sotto un rullo di tunz tunz, John Lennon si tira un colpo nella tomba. Ma alla fine è la stessa cosa, sempre di pimpare si tratta. Non so cosa ne pensino nell’aldilà.

lunedì 16 gennaio 2012

Gente di campagna

Nelle campagne attorno a Perth, i villaggi devono trovarsi le loro ragioni di esistere, o come minimo attirare qualche cittadino nel fine settimana. Altrimenti si rischia di scomparire, e non è un rischio remoto. Così a Kulin hanno una strada bordata da centinaia di sculture di cavalli fatte con bidoni di latta, per celebrare le “bush races”, le corse campagnole. Una ragazza del luogo mi spiega che “ci sono dei cavalli che corrono. E si beve come pazzi”.

A Hyden invece hanno una roccia a forma di onda, e un’altra che sembra la bocca di un ippopotamo.

E a quelli di Corrigin rimangono solo i cani. O meglio, c’è questa sfida campanilistica con un villaggio dello stato del Victoria, che non sembra essere degno di essere citato per nome. È una sfida da Guinness dei primati, che va in scena ogni paio d’anni quando l’uno o l’altro villaggio fa sfilare la più lunga colonna al mondo di “dogs in a ute” (cani su pickup). Corrigin detiene il record con più di 1500 pickup in fila uno dietro l’altro. Immagino che i cani restino sul cassone posteriore e non siano alla guida, perché qui alla sicurezza sulla strada ci tengono. Se uno fa un incidente, non rimuovono il veicolo, ma lo lasciano ai bordi della strada a mo’ di scultura, con tanto di cartello didascalico tipo “ho alzato il gomito sotto le feste”.

Ma torniamo ai cani, perché a Corrigin c’è un cimitero apposito. Girando fra le lapidi con nome, dedica e qualche croce, salta all’occhio come i cani siano gli unici in Australia ad avere ancora nomi umani. Magari nomi da film americano, tipo Mandy o Sherry, ma pur sempre nomi da cristiano, o quasi. No, perché per i neonati non è così, perché quelli hanno un cognome al posto del nome. Roba tipo Riley o Jackson. O Jaxon. Trasferito sul suolo a noi patrio, è come avere due figli chiamati Scognamiglio e Localabro e battezzare il cane Gianfranco.

Come so di questa moda? È perché ogni australiano maschio ha un tatuaggio. E a quanto pare, l’ultimo grido è il tatuaggio sull’avambraccio col nome del figlio e la data di nascita, così capisci subito che Lexi non è un aspirapolvere. A dire il vero ci sono due altri indizi che fanno escludere l’ipotesi aspirapolvere: uno è il fatto che nessuno si tatuerebbe addosso il nome di un elettrodomestico. L’altro è che le marche degli elettrodomestici non sono scritte in carattere da metallaro. Tranne Zoppas, of course.

Un ragazzo che dormiva nella nostra camerata a Darwin aveva un figlio che si chiamava Cooper. E pensare che gli avevo chiesto se era un fan di Alice Cooper, perché il tatuaggio era scritto come sulle copertine dei suoi dischi. Roba che se solo il pargolo quando cresce rinnega il metallo, minimo minimo il braccio glielo taglia.

lunedì 2 gennaio 2012

Uno di Padova

Sei a 400 chilometri dalla città più vicina, che è Perth, la metropoli più isolata al mondo.

Viaggi su di una strada secondaria, verso il deserto, d’estate. Visiti città fantasma dove cento anni fa i minatori italiani mangiavano polenta e cacatua in assenza di osei*.

Incontri anche paesi senza fantasmi, ma anche quelli sono vuoti perché è Capodanno e i locali sono fuggiti verso il mare.

Dopo due giorni svolti a destra e guidi per altri 50 chilometri su di una strada sterrata, lungo un lago salato in secca.

Arrivi in fondo al lago e cosa trovi?

Uno di Padova.

*Trattasi di storia vera.