domenica 30 novembre 2014

'u akhbar pure a te



Seguendo i media francesi sembra che l’ultima moda per i giovani transalpini sia di lasciare mamma e papà e smartphone* e partire a combattere con l’ISIS. E non solo i Mohammed, ma anche diversi Clément. Io ci tengo ad assicurare la CIA, la polizia postale e gli amici in ascolto che non è il mio caso: lassù in paradiso con 70 giovani vergini soffrirei la sovraesposizione agli One Direction.

Però c’è una scena che entra nella mia mente cinematografica con insistenza: il giovane martire, che si fa un culo così per morire secondo criteri che gli diano diritto alle suddette vergini, si presenta alla reception dei Cieli e ci trova Giove che gli fa: A’pischè! Me sa che hai sbajato religgione. Mo levate e va a spalà lammerda ‘n delle pasture dei buoi de GGiunone!

Alla fine vai a vedé che c’avevano raggione i romani.




* No, quello in effetti non lo lasciano. Ci fanno i video dove dicono cose tipo che Allah è figo e poi le mettono su YouTube.

mercoledì 12 novembre 2014

Fotografie



Uno.    In piazza, fra una scatarrata e una scia di merda di cane, ho trovato la scheda di una macchina fotografica. Dentro c’è una ragazza dallo sguardo messicano, in posizione davanti a tutti i monumenti della città, poi sull’autobus, al supermercato, in ogni stanza dell’appartamento che probabilmente affitta qui e poi in una casa messicana piena di gingilli di gusto naif. A metà vacanza deve essersi trovata un ragazzo, anche lui dai tratti un po' amerindi, che condivide la scena di fronte a diversi elementi urbani a partire da metà scheda. Poi c’è lei in una classe, con altri stranieri assortiti, decisamente un corso di francese. Non una fotografia senza una persona. Deve essere una tipa socievole. Nessun elemento per identificarla, vorrà dire che non rivedrà mai la sua scheda. Mi dispiace molto, a me, che una volta tornata a Guadalajara o Monterrey non potrà più rivedersi di fronte a monumenti e oggetti notevoli della città europea dove ha fatto quel corso.

Due.    Sempre in tema, ogni nuovo viaggio che faccio c’è una novità fotografica, un nuovo oggetto di culto. Un anno tutti sembravano aver comprato il cavalletto, poi sono arrivati quelli che facevano le foto con il tablet, le GoPro, e ora, su Table Mountain, terrazzo con vista sul Capo e sulla sua Città, vige il bastone da selfie. Il bastone da selfie è una canna metallica alla quale applicare la macchina fotografica per prendere un po’ di distanza dalla faccia che si autoscatta. Basta premere un pulsante sul manico e clic. Pronto per Facebook, Instagram, Pinterest e Zing. Mi sa che sono l’unico, che le foto dei paesaggi le preferisce senza persone. E comunque viva le selfie, che da quando sono di moda nessuno ti chiede più di fargli la foto davanti ai monumenti.

Tre.    Stavo pensando che la fotografia è decisamente l’arte dei nostri tempi. Io, che sono uno che pensa male, dico che la fotografia è moderna perché democratica, anzi popolare. In teoria una fotografia bella, anche per sbaglio, può scappare a chiunque, basta scattarne una raffica, vedrai che almeno una ti riesce bene. Ora qui i fotografi bravi mi potrebbero sputare in faccia. Oppure potrebbero darmi ragione.