lunedì 30 giugno 2014

Augurare il cancro



Durante il fine settimana medito interiormente se sia giusto o meno augurare il cancro al possessore di SUV Land Rover che ha ammaccato di potenza la portiera sinistra della mia blumetallizzatissima nuova macchina di seconda mano.

Diciamo che ammettendo l’inesistenza di un’entità superiore in grado di eseguire il mio malaugurio, la cosa è certamente ammissibile, in quanto consentirebbe al sottoscritto uno sfogo, pur non causando nessun grave danno a nessuno. La classica win-win situation.

Ma se poi Iddio esiste?

In questo caso mi troverei ad augurare morte e dolori per una motivazione futile (o almeno così concludo dopo 24 ore di sbollimento). Lo voglio davvero? Mi prendo altre 24 ore e poi concludo che forse no.

Così alla fine ho deciso ufficialmente che non augurerò alcun canchero al tipo che ha ammaccato la splendida tinta marina del mio meraviglioso veicolo.

E questa è forse la prova di fede più importante che abbia mai fornito in vita mia.
Però ecco, credo che sia lecito e cristianamente avallabile di comminare al malaugurato gipponista quantomeno tre sacrosanti giorni di incessante prurito sotto i piedi.

mercoledì 18 giugno 2014

Li sordi


E i soldi? Volemo parlà de sordi? No, perché nella famiglia che mi ha accolto se ne parla spesso. E se è vero – come mi si accusa dalle mura domestiche – che anch’io sono ufficialmente entrato nel mondo tutto gallico dei borghesi boemi, come posso esimermi dal trattare di patrimonio? Quello che dovrebbe servirmi per andare in vacanza nelle località più alternative, o per fare la spesa al bioshop e comprarmi la camicia di canapa o la preziosa versione rilegata dei libri di Sartre, il giradischi e i vinili, l’home cinema con i DVD di Truffò-o-come-diable-si-scrive – anzi i Blue Ray, che vuoi metter la qualità, la Mini modello vecchio, la 500 modello nuovo, le Clarks e la chitarra semiacustica Gretsch, senza ampli, che tanto serve solo per abbellire il divano.

Niente di tutto questo. Per fortuna ho solo interessi a buon mercato. Libri e musica che prendo in biblioteca e qualche viaggio, ma anche là guarda caso trovo soddisfazione solo dove costa meno. E no, non mi sento figo né alternativo, solo fortunato. Uno i soldi li può spendere come vuole, basta che non si lamenti che non ne ha. Ed è proprio questo il problema.

Avrei voluto scriverne già prima del viaggio, quando Димитрий, un russo con una faccia da strage che ho conosciuto ad Amsterdam, mi ha chiesto dove trovo la pecunia per starmene a zonzo per un anno e mezzo. O ancora prima, quando un famigliare dava per scontato che fosse mio padre a finanziare il viaggio. Ecco, il dettaglio interessante qui è che Димитрий guida una Mercedes, mentre il famigliare è appassionato di automobili vintage

Sapete quanto si risparmia ogni anno a non avere una macchina? Fra veicolo, bollo, benzina e riparazioni, anche al netto dei costi per i mezzi pubblici è circa quanto basta per finanziare un anno di viaggio in un paese del Sud-Est asiatico. Senza rinunciare a nulla, a meno che non si preferiscano gli hotel di tipo occidentale, ma quello vuol dire andare a Iesolo con un biglietto d'aereo interncontinentale

Si parlava di soldi perché Sorellina sta studiando misure drastiche per rimediare all’irrimediabile perdita dei 2800 euro netti del suo salario mensile nei miasmi della Villa Lumiera. A casa mia ci si chiedeva: anche volendo, come ci riesci? 

In famiglia si crede che la filiale tolosana faccia la miseria, basandosi sulla constatazione che se guardiamo i Mondiali a 25 pollici è chiaramente perché non ci possiamo permettere di meglio, non perché del maxischermo al plasma ce ne si freghino le braghe.

Nel frattempo a mio cognato (informale) si rompe il plasmone. Gli dico che a mio padre era successo esattamente lo stesso, basta riparare il pulsante d’accensione, una cosa da niente. Lui fa di tutto per ignorare questa osservazione (che poi mi diverto a ripetere almeno tre volte nel corso della giornata) e dice che tanto ormai la tivvù aveva quasi 6 anni. Al massimo la ripareranno più avanti per metterla in camera delle ragazze (totale attuale: 5 televisori in una casa di due genitori con due figlie e mezzo, tutte residenti ad almeno 200 km di distanza). La televisione nuova sarà l’argomento di discussione dell’intero fine settimana. In pratica ogni fine settimana si discute di almeno una cosa nuova da comprare. Qui l’arredamento dura 5 anni, e la piscina nel Nord della Francia la si usa per 15 giorni l’anno. E poi ci si meraviglia se Sorellina ha le mani bucate. 

Sorellina peraltro ritiene che i sussidi di disoccupazione dovrebbero essere del 100% del salario, perché con 2000 euro al mese non ci si vive e ci sono professioni dove non è che puoi metterti lo stesso abito due volte. Sorellina si cambia due volte al giorno e non indossa mai la stessa cosa in più di un'occasione nell’arco di due settimane (Fanno 28 cambi). 

A suo credito c’è da dire che pur bazzicando certi ambienti parigini, Sorellina non è quello che il suo stile di vita lascia pensare. È simpatica, alla mano e non se la tira per nulla. Mi ha accolto in famiglia con entusiasmo e oltre al fatto di comprare una lavastoviglie nuova quando quella vecchia di due anni ha un guasto (e per portarla all’assistenza, come faccio a farla scendere dalle scale? Almeno se ne compro una nuova me la portano su direttamente quelli del negozio), il suo unico punto debole sono le scarpe da mezza piotta (sì, ma queste hanno la suola rossa). 

A sorellina le voglio bene, anche perché almeno ammette di avere un problema. E poi non è lei, è l’ambiente. Ma neanche tanto i genitori, che anche il cognato informale è un gran buon uomo, e anche sua moglie, anche se la sua vita sembra essere dedicata al riscatto per esser stata abbandonata dal padre quando era piccola. Credo che il problema vero sia Parigi. Ma non Parigi Narciso, simpatico autore dell’inno della Fiorentina, la cui unica pecca è stata la riedizione in versione disco dello stesso, bensì l’omonima capitale francese.