Dà retta a me, che la
politica italiana la si segue più facilmente dall’estero. Me ne accorgo
ogni volta che torno fra le mura caldissime di casa dei miei.
Per riassumere la situazione, c’è la Lega che smerda Napo per
via dell’euro, Renzi che se la prende con il resto del Piddì, il resto del
Piddì che se la prende con Renzi, la Boldrini che si inarca per i toni dei
grillini e i grillini che se la prendono con la Lega, Napo, l’euro, Renzi, il
Piddì e ovviamente la Boldrini. Più altri.
Nei giorni in cui sono in Italia, la Repubblica prende fermamente
posizione contro il tipo che pubblica sul blog di Beppegrillo le foto del libro
di Augias che brucia. Con tanto di rimandi ai roghi di libri più celebri della
storia della Civiltà.
Io non posso che pensare all’autore dell’atto, un sedicenne
brufoloso che il giorno dopo al liceo si gloria davanti agli amici per essere
stato preso sul serio dalla Repubblica. Una
notevole botta di autostima per i suoi ideali ancora incerti.*
Il fatto è che, continuando a parlare di parole e delle
bocche che le proferiscono con malizia, si fa solo il loro gioco. Perché alla
fine la maggior parte degli italiani si indigna, ma intanto i Salvini e la
gente come lui assumono rilievo. Perché come insegna Berluscuori, quando l’odio aumenta nei tuoi confronti, dall’altra
parte aumenta anche l’amore. E soprattutto la popolarità. Fanne pure una
questione di yin e yang, se vuoi, sta di fatto che alle urne quello che conta
in un candidato è che tu ne conosca il nome. Parla uno che un giorno ha votato Lilli Gruber.
La conclusione è che in Italia i politici buoni ci sono, magari
sono anche tanti, solo che non li vota
nessuno. Perché un politico buono è pudico, fa senza parlare. E rimane
ignoto. Ignoto e magari pure noioso, che se non ne puoi parlare, sulla
Repubblica o al bar, un politico non ha alcuna utilità.
E comunque eccomi qui, che dopo una settimana in Italia anche
a me risulta impossibile non cominciare a parlare di parole.
*In realtà pare di no, pare che si chiami Francesco Neri, un
militante M5S (Il Fatto Quotidiano) che non fa parte del M5S (Beppe G.), ma
comunque già il fatto che se ne conosca il nome conferma la mia teoria.
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