Alla fine puoi dire quello che vuoi, ma in Europa siamo tutti
più simili di quanto ci piaccia credere. Ma se c'è una cosa che ci rende un po'
più diversi, quella cosa è come mangiamo.
Non tanto cosa mangiamo, ma come: che la pasta c’è ovunque, ma al riparo delle
Alpi nessuno la mangia col ketchup.
Lo pensavo già da un po’, ma dopo un intero ciclo di festività
qui fra i cugini perfettini, mi sento in dovere di confermare. Perché appunto,
anche loro come noi sono piuttosto gastrocentrici, ma lo sono in un modo molto diverso
dal nostro.
Per dire, noi siamo tutta gente alla buona, ci piace rimpinzarci
alla Trattoria Da Marionzo, a base di qualsiasi combinazione – purché
sostanziosa – di pasta e carne. Per noi alla fine il cibo sì, ha da essere
buono, ma quello che importa veramente della
magnata è la conversazione. Il nostro intero apparato politico è costruito
apposta per darci da discutere da Marionzo, commentando dichiarazioni e
lanciando coraggiose provocazioni. Perché noi siamo gente che parla come
mangia. Semplice e tanto.
Ecco, loro no. Per loro il cibo va bene quando è sofisticato.
Cremine di erbette, pastine di animelle, tutte robine speciali speciali, delicatezze
(questa è la parola testuale che usa Lilù) fatte con parti sottovalutate di animali che godono scarsa considerazione.
Diceva una mia amica che ha studiato come si magna, che da noi la tradizione
culinaria nasce in campagna, mentre da loro ha origine nelle corti. In effetti,
me lo conferma anche il fatto che qui pare che tutti prima o poi siano stati in
un ristorante macrobiotico. Si è mai visto un ristorante macrobiotico dalle
nostre parti?
E poi qui il massimo livello di sofisticatezza, il tocco che
ti fa veramente apparire come la persona
raffinata che sai di essere, è mescolare dolce e salato. Al cenone di
Capodanno, ho visto stuzzicadenti conficcati contemporaneamente in una fettina
di chorizo e in un acino d’uva. Ho provato l’esperienza, perché il mio Buon Proposito
per l’Anno Nuovo n° 2 è di non essere
prevenuto, ma l’abbinamento faceva onestamente schifo. In onor del vero va
però detto che allo stesso cenone, la combinazione dolce-salata numero due: “prugne
secche avvolte nel bacon” era squisita.
La cosa alla quale non riuscirò mai ad adattarmi però è
l’aperitivo. Non un aperitivo che diventa cena come nei più prestigiosi circoli
nostrani, ma un aperitivo che svolge la sua funzione letterale di aprire, che
introduce portate ben più ambiziose. Qui l’aperitivo è quel momento speciale che ti consente davvero di assaporare la qualità
della vita, un evento che ha luogo ogni giorno in cui gli orari lavorativi
lo consentano - e qui si lavora 35 ore in settimana. Quando hai ospiti in casa,
saltare l’aperitivo, beh, non si fa e basta. Il problema è che alla stessa cena
di Capodanno siamo arrivati al piatto principale talmente pieni di verrine (un
classico delle delicatezze, costituito da un bicchiere con dentro una
miniricetta salata), lumache, salmoni, salamini, foie gras e crostacei, che la
faraona l’abbiamo appena scalfita. Ecco, non amo l’aperitivo perché nella mia famelicità mi frega sempre.
C’è da dire anche che la faraona era fredda. L’ho visto io
Lolò, che la toglieva dal forno e la lasciava riposare. E mi chiedevo io: che cosa aspetta? Di finire l’antipasto,
impresa chiaramente impossibile? Intanto gli altri temporeggiavano,
complici. Perché a loro la carne fredda piace un sacco. Già non la cuociono,
che rimane sempre cruda all'interno, cosa quantomai apprezzabile per un bel
bisteccone, ma piuttosto indigesta in una salsiccia del supermercato. Non solo
la mangiano cruda, ma anche fredda. Gli piace così, e non gli chiedo perché,
perché mi risponderebbero che lo fanno
perché si fa così e basta, che domande. Un po' la stessa risposta che darei
io se mi chiedessero perché da noi mangiamo la carne così orribilmente calda.
Intanto, se qualcuno si chiedesse qual è il mio Buon Proposito
per l’Anno Nuovo n° 1, risponderei con un
caselliano non giudicare. Il che
implica peraltro che non dovrei valutare le loro usanze culinarie, o almeno
rispettarle.
Poi ripenso ancora a lei, la
Pizza Parmigiana di Tutti Pizza: pomodoro mozzarella miele pera prosciutto
noci gorgonzola parmigiano. Lilù una volta l’ha ordinata. E per vendetta io
giudico, eccome che giudico.
5 commenti:
Se ti può interessare hanno aperto un macrobiotico pure a Salerno e io seppur Italiana, e per giunta del Sud, al macrobiotico ci sono andata a vent'anni perché a Napoli c'era un macrobiotico dietro l'università che faceva lo sconto studenti. :)
Buon appetito!
A.
Sì, ma Salerno non conta! Proprio qualche giorno fa parlavo con un napoletano che quando gli ho spiegato che ho amici di Salerno mi ha raccontato delle rivalità fra le due città e di come Salerno è avanti (per far dispetto ai napoletani).
Per la cronaca, anche a Milano vicino all'università c'era un macrobiotico convenzionato con sconto studenti. Però ci sono andata una volta sola, che ho sempre avuto la fame atavica italiana e quelli servivano porzioni da monaco buddhista con la gastrite. Però buono :)
le prugne secche con il bacon intorno le faceva sempre mia nonna a natale e pasqua. alla radio orietta berti l'aveeva descritta come la sua ricetta afrodisiaca
Ma in the Valley of Don't dove lo trovi il bacon?
Allora forse è stata Orietta Berti a fare da testimonial a livello internazionale...
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