Alla fine si fa vivo
anche il Franz. E pensare che non è uno che si manifesta spesso, lui, con tutti
i suoi impegni.
Sarà che è figlio della D.,
arbitro e smistatrice di tutte le chiacchiere e le novità del paese. E per
mantenersi al corrente è importante avere un piede in tutte le iniziative
locali, dalla Pro Loco alla filodrammatica. O almeno che il piede ce lo metta
un famigliare.
Quando in paese c’è il
mercato, la D. è al centro della piazza, di fronte al tipo del pollo allo
spiedo. Anzi, un po’ più in basso, perché non è proprio un gigante: più un
piccolo vigile che dirige il movimento di gente con un sorriso di denti grandi
e quadrati. Ha anche la gestualità del vigile, mentre si sbraccia per attirare
l’attenzione del Bepi o del Toni di turno. Ma le vogliamo bene, alla D., perché
le sue chiacchiere sono prive di malizia, mai esagerate. E non è facile trovare
una pettegola con l’etica di una giornalista, anche perché in un posto piccolo,
le novità, spesso te le devi inventare. La D. no, lei riesce a trovarle anche
dove non ci sono, senza troppa fantasia, in un’operazione di rivalorizzazione
del patrimonio orale che richiede impegno, costanza e, non ultimo, il supporto
della famiglia.
Ecco, il Franz è un
ottimo supporto. Meno chiacchierone di sua madre, ma altrettanto attivo.
Riveste le due cariche più importanti alle quali possa ambire un ragazzo
valligiano, quelle che ti consentono di convogliare su di te l’attenzione del
gentil sesso: gioca nella squadra locale e suona in uno dei gruppi più famosi
della Valle. Non solo, ma il Franz è sia attaccante che chitarrista solista.
Considerando anche che non ha un aspetto sgradevole, rimangono misteriose le
ragioni del suo scarso successo con le donne. Ognuno si è fatto una teoria: la
mia dice che è perché l’è massa bon:
è troppo buono. Non per niente lo si chiama “il buon Franz”.
Talmente buono che gli si
perdonano un sacco di cose. Perché il Franz non è un uomo perfetto. Cioè sì,
suona gli assoli e segna per noi, ma ha anche un paio di vistosi difetti. Tipo
che non ti ascolta. Ti chiede come stai, ma alla prima sillaba che emetti, ti
dice come sta lui. Noi sorridiamo, e pensiamo “ah, il buon Franz”. Ma al Franz
queste cose gliele perdoni. Un po’ perché da uno con le sue credenziali ti
aspetteresti di peggio in quanto a modestia, un po’ perché la cosa non l’ha
certo aiutato a rimorchiare.
E dopo due spritz a
testa, finisce che so tutto della sua casa nuova e del suo lavoro. E mi fa
perfino piacere di risparmiarmi di ripetere la lista dei posti dove sono stato.
E forse anche questo è uno dei poteri del Franz, con quel sorriso con sotto la
moschetta: ti fa scoprire gli aspetti positivi della quotidianità. E secondo me
lo fa apposta, perché è proprio un buon Franz.