mercoledì 14 aprile 2010

Arte

C’è sto tipo ad Amsterdam, che gira a fare graffiti. È chiaramente bianco, olandese, di buona famiglia. Lo so perché lo spray non lo spruzza sulle case come fanno quelli che la casa non ce l’hanno, ma li butta giù sui pannelli di compensato dei cantieri. Tanto i cantieri in città non mancano mai. Finiti i lavori, il pannello si smonta e se capita magari lo puoi vendere per un paio di euro.
E per la cronaca: meglio così che sui muri della case, che mi spiazzano, gli elementi testuali ai quali non posso assegnare un significato.

Si firma qualcosa tipo Laser e sopra la firma butta giù frasi sempre diverse, laconiche, romantiche, nostalgiche, vagamente poetiche, piuttosto banali. Roba tipo “E i nostri cuori si uniranno come [inserisci metafora]”. Del resto, dellamore è stato dettotutto, non te lo hanno insegnato alle medie?

Insomma, ogni volta che passo davanti a qualche cantiere, il buon Laser mi fa grugnire un po’, ma neanche troppo.

Poi un giorno mi fermo alla libreria americana allo Spui e mi accorgo che non solo vendono un libro di fotografie delle sue frasi da cantiere, ma gli hanno dedicato la vetrina per un mese.

Penso che qui ci sia troppa arte, in questa città. In un paese dove ti va sempre bene, dove comunque vada è un tuo diritto sbarcare il lunario, sono tanti quelli che provano a vivere d’arte e troppi quelli che ce la fanno. Così alla fine gli abusati quindici minuti di gloria non si negano a nessuno. Non a Laser. Neanche a chi ha pensato di mettere una scritta tipo quella di Hollywood sulla collinella di Westerpark (ovviamente c’è scritto Westerpark e non Hollywood, che se no magari avrebbe avuto anche un senso).

Che poi boh, forse è una cosa positiva.

No, la scritta di Westerpark no.

2 commenti:

Felix Lalù ha detto...

un cin inflazionata, sta roba di hollywood
poi la faccio anch'io, a casez
guarda qua
http://www.trentofestival.it/res/img/varie/manifesto_2010.jpg

bastian contreras ha detto...

Secondo me a Casez avrebbe senso, farebbe molto "'cazzo la smeni con sto sogno americano, che l'america l'ha costruita tuo bisnonno".